Ghali critica “Tale e Quale Show” per il Blackface, ma in epoca colonialista non avrebbe potuto farlo

Venerdì sera è andata in onda la puntata di Tale e Quale show dove è stato usato il Blackface per imitare il trapper italiano Ghali

 

Venerdì sera scorso, Sergio Muniz ha imitato Ghali nella puntata del talent in onda su RaiUno “Tale e Quale Show“. Il trapper italiano, di origine tunisina, ha scatenato subito la polemica sui social facendo diverse storie Instagram contro il programma televisivo. Forse non sa che in epoca coloniale e anche prima, dal 1450 in poi, questo non sarebbe stato possibile con le politiche di moda a quel tempo. Come sempre è giusto gridare i propri diritti, ma è giusto anche sapere che cosa c’era prima.

Il caso Blackface a Tale e Quale

L’imitazione fatta da Sergio Muniz Venerdì sera ha creato scandalo e sollevato l’indignazione del “popolo nero” e soprattutto del trapper Ghali a causa dell’uso del Blackface. Il noto trapper italiano ha infatti espresso tutto il suo disgusto per questa pratica sui suoi social scrivendo questo nelle stories di instagram:

“Ma che bisogno c’era di farlo con il blackface? Non c’è bisogno di fare il blackface per imitare me o altri artisti. Potrete dire che esagero, che mi devo fare due risate e che non si vuole offendere nessuno. Lo capisco. Ma per offendere qualcuno basta semplicemente essere ignoranti, non solo essere cattivi o guidati dall’odio. Si può anche essere delle brave persone e non sapere che la storia del blackface va ben oltre il make-up, il trucco o un semplice travestimento”

Parole pesanti che accusano il programma di razzismo e di commettere un reato come quello del Blackface; il programma però non è la prima volta che viene accusato di questo reato.  Carlo Conti, il conduttore, ha difeso a spada tratta il talent, perché nel format i concorrenti devono imitare sia nella voce che nel fisico che nel canto il personaggio famoso a loro assegnato. Chi la spunterà?

Il colonialismo europeo del 1800 e il teatro

Iniziato dopo la caduta di Costantinopoli del 1453, il colonialismo europeo per secoli ha deciso gli equilibri economico-sociali e politici di tutto il mondo. Soprattutto dopo le nuove scoperte geografiche e le innovazioni nautiche si sviluppano dei veri e propri imperi coloniali che vedono nel 1800 il loro trionfo. Nel XIX secolo il Regno Unito, sotto il comando autoritario e forte della Regina Vittoria, crea il più grande impero coloniale della storia. Gli inglesi presero sotto il loro dominio granate dei territori africani (spartiti con i francesi) l’India la Cina e l’Australia, dopo aver perso il potere sugli States. I coloni inglesi imponevano ai popoli conquistati i modi europei e cancellare del tutto le loro tradizioni, i loro usi e i loro costumi e soprattutto vendendo le popolazioni autoctone come schiavi; gli schiavi erano persone, quasi sempre di colore, vendute e impiegate dagli europei come servi nei lavori domestici e dei campi. Non avevano nessun diritto e dovevano sottostare ad ogni volontà del loro padrone. Ovviamente p inutile dire che queste persone erano considerate oggetti e non esseri viventi, ma il concetto di diverso non era uguale a quello che intendiamo noi oggi. Il diverso era qualcuno che non aveva diritto o era “rimasto indietro” ma non mi sto a dileguare oltre perché basta scrivere colonialismo o buon selvaggio e vi renderete conto di come erano razzisti i nostri antenati e come la pratica discriminatoria è radicata nell’uomo. la strada per l’uguaglianza è stata lunga, ma i progressi ci sono stati anche se ancora abbiamo del lavoro da fare.

Il Blackface, il whitewashing e il teatro vittoriano

Ok la polemica, ok. i diritti dell’uomo la protesta dei Black Lives Matter, ma la pratica del Blackface non era sconosciuta in passato, anzi ha radici profonde legate alla storia del teatro. Con la nascita dei primi teatri e la messa in scena delle opere teatri, si doveva far fronte al problema di rispettare i ruoli, quindi visto che i neri non erano considerati esseri umani e il mito dell’esotico doveva essere messo in scena non restava atro che far colorare la faccia di nero aglio attori scelti per quella raffigurazione. Basta pensare agli attori di teatro che erano solo bianchi e questa pratica, la Blackface, era usata anche per interpretare personaggi di colore, come Otello. In contrapposizione al Blackface, esiste anche il il whitewashing: è una pratica che consiste nel rendere bianco un personaggio (spesso di un film) che interpreta una persona di un’altra etnia. Il Blackface è reato in gran parte del mondo, ma in Italia no e finché non viene reso reato può essere usato in TV. Di sicuro sarà una battaglia che se Ghali vuole potrà portare avanti, ma per ora, finché una legge non sarà approvata direi di creare su un dialogo costruttivo e non polemiche da social.

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