La Cittadinanza Dimenticata: come l’insegnamento dell’educazione civica non cambia con la nuova legge

Cittadinanza e costituzione ha sempre rappresentato un aspetto critico dell’educazione che la scuola italiana si propone di offrire ai propri studenti. Incastrata in ore che è sempre stato impossibile ricavare dalle lezioni di storia, forse proprio per la sua natura educativa e non prettamente istruttiva, ha sempre rappresentato quello spauracchio mitologico che le insegnanti richiamavano tra le cose del programma che ancora non erano state fatte. Introdotta come argomento da valutare nelle prove orali degli esami del 2019 (sia alla maturità che all’esame di terza media), avrebbe dovuto ottenere maggiore importanza a partire dall’anno scolastico 2019/2020 con il disegno di legge al quale ha lavorato il Senato a partire da questa primavera. Il risultato ha lasciato un po’ a desiderare: la legge, che avrebbe dovuto riconoscere maggiore spazio ad una materia tanto importante e trascurata, non solo ha apportato modifiche insufficienti, ma probabilmente non riuscirà ad entrare in vigore quest’anno.

La legge (l. n. 92/2019), pubblicata in Gazzetta Ufficiale con cinque giorni di ritardo, si compone dei tredici articoli presenti nel disegno iniziale, che vanno a definire il ruolo del Miur nell’organizzazione degli insegnamenti, quello degli enti territoriali, delle famiglie e gli ambiti in cui l’educazione civica. Risulta significativo, in particolare, il richiamo all’educazione alla sicurezza stradale, previsto nel Codice della Strada già dal 1992 e mai messo in atto. Importante è anche l’intenzione di realizzare un insegnamento che vada ad includere l’educazione alla cittadinanza digitale, a cui viene dato ampio spazio, necessaria in un momento in cui la realtà virtuale è tanto penetrante nella vita di tutti i giorni quanto quella materiale.

La previsione dello studio della Costituzione come fondamento dell’insegnamento dell’educazione civica evidenzia la volontà di dare nuova centralità a questa disciplina, ma risulta fortemente indebolita da questa norma. Seppur i principi siano chiari e definiscano un piano ipoteticamente solido e completo, la legge non prevede coperture per l’istituzione di questa materia in modo autonomo, imponendo che le ore vengano ricavate ancora dal monte ore annuale, nel quale già si fatica a concludere il programma delle altre materie. La materia viene infatti affidata agli insegnanti, prevedendo anche la figura di un docente coordinatore della materia, e le eventuali ore necessarie per non danneggiare eccessivamente altri insegnamenti sono da ricavare dalle quote di autonomia, le stesse che sono a disposizione delle altre materie, per non introdurre alcun onere a carico della finanza pubblica.

Ad una posizione forte assunta, quella che vede l’educazione civica come un aspetto fondamentale dell’istruzione, si contrappone, nella stessa norma, la debolezza dei mezzi assegnati alla realizzazione, sia dal punto di vista economico, che nella rigidità delle modalità e degli obbiettivi fissati. Quello che emerge è un cambiamento minimo – l’introduzione della valutazione a fine anno della materia – che non offre, però, un maggiore peso alla materia (le 33 ore da riservarle già erano previste).

Per di più, la legge non è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale fino al 21 agosto, non potrà quindi entrare in vigore nell’anno scolastico 2019/2020 (avrebbe dovuto essere pubblicata 15 giorni prima del 1° settembre, per rispettare i tempi di vacatio legis), anche se il Ministro Bussetti ha dichiarato che l’attuazione verrà anticipata con un decreto ministeriale.

La debolezza del cambiamento imposto dalla legge e la disattenzione nei confronti della pubblicazione della stessa fanno sorgere spontaneo il dubbio circa l’importanza data effettivamente a questa materia. Un insegnamento che si occupa di educare i cittadini del futuro non dovrebbe essere considerato marginale rispetto alle materie che vogliono fornire un’istruzione nozionistica, perché rappresenta il punto di partenza per una cittadinanza consapevole. Conoscere la Costituzione, sapere, anche solo a grandi linee, come funzionano l’ordinamento statale e l’Unione Europea, essere consapevoli del valore del pianeta in cui viviamo, delle norme di base che regolano la circolazione stradale e delle tematiche sociali e culturali fondamentali per il nostro Paese non possono essere aspetti secondari nella crescita scolastica ed intellettuale. Educare alla cittadinanza è probabilmente il compito più difficile che gli insegnanti hanno, non a caso il peso, come specifica anche la legge, va condiviso con le famiglie e gli enti territoriali, e potrebbe essere considerato il più importante, se valutiamo l’influenza nella vita di tutti i giorni, la consapevolezza e la possibilità di comprendere il proprio ruolo di cittadini all’interno del Paese che fornisce ai giovani. Prestare cura ed attenzione alle leggi e alle norme che regolano la materia è il primo passo per darle la giusta importanza.

Sofia Burini

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