Che cos’è il genio? Chiediamolo a Kant e Schopenhauer

Vi siete mai chiesti da dove sorgono opere come la Cupola del Brunelleschi, la Gioconda, la Divina Commedia…? Ponetevi nella condizione di elaborare idee come quelle che hanno portato alla nascita di teorie come la Relatività, di leggi che hanno sconvolto e rivoluzionato la fisica, la matematica e il mondo. Come può essere tutto frutto di un’intuizione? Perché non tutti sono in grado di cogliere, di elaborare, di produrre in questo modo? Cosa avevano Leonardo, Dante, Einstein più di noi? Che cos’è il genio? 

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La copertina della prima stagione della serie Genius, dedicata ad Albert Einstein

Genius, una serie tv che racconta la genialità

Si chiama Genius la serie televisiva, in onda dal 25 aprile del 2017 su National Geographic, che racconta la vita di Einstein, nella prima stagione, e di Picasso, nella seconda. Si passa da un giovane Einstein alle prese con gli studi universitari, che lavora come impiegato di brevetti ma che sogna di diventare docente, all’Albert che ha rivoluzionato l’intero universo della fisica, teorizzando una delle più importanti teorie della storia. Per quanto riguarda Picasso la storia va dal giovane artista alle prime armi, all’inventore del cubismo, alle prese con l’avvento del fascismo e con il prezzo della fama. Quello che viene messo in risalto nella serie è proprio l’atteggiamento del genio, che vive in profondità il mondo, che non osserva ma si immerge nei fenomeni, che non si accontenta della riproduzione dell’evidenza ma intinge di sé quello che tocca. Dove tutti vedono un semplice raggio di sole, Einstein vede la luce che corre, che si dispiega nel vuoto, si immagina accanto a lei nel suo moto infinito, la studia, la osserva come se potesse afferrarne l’essenza. Una mente geniale sprofonda nei fenomeni, coglie la loro matrice e riemerge con quella nuova consapevolezza che lo rende produttore di idee rivoluzionarie. L’uomo di genio possiede uno spirito aperto, è colpito dalle sensazioni che gli vengono da tutti gli esseri, si interessa a tutto quanto esiste nella natura, non riceve mai una sensazione senza che essa risvegli in lui un sentimento, tutto agisce e si conserva nel suo animo. Egli non vive il mondo in maniera passiva, lo accoglie in sé e ne coglie il senso, nell’atto immaginativo si riallaccia a ricordi, emozioni passate, e genera strade per emozioni future, materializza le sensazioni, le collega, percepisce oltre la percezione e la anticipa, cogliendola in tutta la sua straordinaria pienezza.

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Antonio Banderas interpreta Pablo Picasso nella seconda stagione di Genius

L’origine del genio

Genius deriva dal verbo latino geno (generare), sta a indicare quindi una forza produttrice, un’attitudine alla creazione, innata e costitutiva, non tramandabile, alla cui vetta si può imparare ad avvicinarsi, sforzandoci di modificare il proprio approccio, il proprio sguardo, ma a cui non si potrà mai arrivare con la stessa vivida potenza. Non a caso, in latino, genium ha la medesima radice di ingenium, ingegno, acutezza d’intelletto, a cui si contrappone invece lo studium, capacità acquisite con un impegno lungo e laborioso. Il concetto di “genio” emerge in età romantica e viene utilizzato ancor oggi per individuare, in ambito artistico, delle personalità in grado di trasferire la propria dirompente soggettività nell’opera, che diventa un’ estensione materiale della loro interiorità e pertanto, dal punto di vista dello spettatore, un ricordo di un’azione fortemente individuale. genio

Kant e Schopenhauer sul genio

Nella Critica del Giudizio (1990) Kant definisce il genio “la disposizione innata dell’animo mediante la quale la natura dà la regola all’arte”. Secondo il filosofo di Königsberg il metodo con cui una mente geniale elabora un idea è trasmissibile, può essere insegnato ed imitato ma tale imitazione non ha niente a che vedere con la produzione artistica geniale, essa deriva da regole naturali, instrinsecamente costitutive di quella mente e non delle altre. Secondo Schopenhauer, nel momento in cui ci si immerge nell’intuizione e nella contemplazione dell’oggetto, si dimentica il proprio Io inteso come volontà e lo si fa sussistere solo come puro soggetto conoscente, si giunge a uno stato superiore in cui l’oggetto non è più separato dal soggetto e si fa idea. In questa esperienza di trasfigurazione risiede il genio, nella misura in cui la genialità intesa da Schopenhauer è la perfetta obiettività, il genio è colui che è capace di mantenersi nell’intuizione pura, di perdersi in essa e sottrarre la conoscenza alla schiavitù della volontà. Dimentica di essere soggetto volente e si fa occhio del mondo per compiere l’esperienza artistica, cioè la realizzazione artistica dell’oggetto così puramente intuito.

Samuele Beconcini

 

 

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