Jojo Rabbit visto con gli occhi di Pasolini: qual è il valore della scuola?

Jojo Rabbit è un film scritto, diretto e interpretato da Taika Waititi, tratto dal romanzo “Come semi d’autunno” di Christine Leunens, candidato agli Oscar 2020 nella categoria miglior film.

Taika Waititi e Roman Griffin Davis

Ambientato nella Germania nazista, protagonisti dei film sono i bambini, la loro istruzione e il loro approccio alla vita in un periodo tanto particolare della storia.

Eliminare la criminalità

Quali sono le mie due modeste proposte per eliminare la criminalità?

Così Pier Paolo Pasolini comincia il suo celebre articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 18 ottobre 1975. “Due risposte swiftiane” le definisce, due risposte non pompose, anzi, proprie di chi ascolta la piazza pubblica. Risposte che sì, cambieranno col vento, ma saranno vero teatro del mondo. Proprio per questo Pasolini è apprezzato: per il suo costante e mai tradito realismo.

Vuole combattere la criminalità, dunque, e come fare?

1) Abolire immediatamente la scuola media dell’obbligo.

2) Abolire immediatamente la televisione.

Pier Paolo Pasolini

Jojo Rabbit

Jojo è un ragazzo di dieci anni nella Germania nazista che, tra “giochi di guerra, tecniche di imboscata, utilizzo di esplosivi” e affissioni di cartelloni propagandistici, vive felicemente integrato nella gioventù hitleriana, in compagnia del suo amico immaginario: Adolf stesso.

A disturbare la linearità della trama arriva Elsa, una giovane ebrea da mesi nascosta dietro la parete di una stanza al secondo piano della casa di Jojo. Si scopre così che la madre stava facendo “quello che poteva” in favore di una Germania giusta, nonostante stesse crescendo un figlio “nazista”.

Però, “nazista”, Jojo non è, ed è proprio Elsa a dirglielo: “Tu non sei un nazista, Jojo. Sei solo un bambino di dieci anni a cui piace indossare una buffa uniforme e che vuole far parte di un gruppo.”

Il mostro ebreo

Elsa e Jojo iniziano lentamente a conoscersi, dopo aver stipulato i termini della loro convivenza. Con l’intenzione di voler scrivere un libro per aiutare il mondo a riconoscere gli ebrei, il ragazzino chiede insistentemente informazioni sulla “razza ebraica” ed Elsa, prendendosi affettuosamente gioco di lui, risponde con affermazioni ironiche: “Come gli uccelli, la nostra lingua è un canto. E siamo anche attratti dalle cose luccicanti, cristalli, vetro ed oro.”, ma anche perspicaci, infatti alla richiesta di Jojo di disegnare “dove vivono gli ebrei”, Elsa ritrae la testa del ragazzino e afferma: “è lì che viviamo”.

Ciò che davvero spiazza lo spettatore è il commento di Jojo, mentre prende appunti per il suo libro: “Sono attratti da cose luccicanti… Ma anche dalle cose brutte! Gli ebrei amano la bruttezza, ce l’hanno insegnato a scuola!

 

Emanuela Ionica e Roman Griffin Davis

“Ce l’hanno insegnato a scuola”

La scuola d’obbligo è una scuola di iniziazione alla qualità di vita piccolo borghese: vi si insegnano delle cose inutili, stupide, false, moralistiche, anche nei casi migliori.” Ed ecco il commento tagliente, più che mai attuale.

É ben chiaro che chi ha fatto la scuola d’obbligo è prigioniero del proprio infimo cerchio di sapere, e si scandalizza di fronte ad ogni novità.”

I “modelli”, infatti, come Pasolini stesso li chiama, tramite la scuola (e ancor di più tramite la televisione) sono diventati mezzi “autoritari perché statali, e lo Stato è la nuova produzione: produzione di umanità”. Produzione, appunto, di una massa omogenea e dai principi spesso dati per scontato.

Speranza

Sembriamo dunque vivere in un mondo distopico. Se anche la scuola che tutti arduamente difendiamo è diventato un mezzo di produzione, qual è la via d’uscita?

Una soluzione viene data da Jojo stesso: la sensibilità.

Solo facendo amicizia con Elsa, Jojo capisce che l’”ebrea” non è affatto diversa da sua sorella.

Il ragazzino diventa infine adulto, cacciando fuori dalla finestra il tanto caro amico immaginario di nome Adolf, iniettando nello spettatore una dolcissima e necessaria dose di speranza: “La speranza siano noi, ovviamente, è il valore che NOI diamo alle nozioni. Sta a noi approfondire, leggere, dare un senso al tempo sui libri. Anche se ci sembra inutile, perché tanto nessuno ce lo chiede, nessuno se ne accorgerà (o forse sì?)”.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.