Spirito o materia? Uno dei temi cruciali che ha attraversato tutta la storia della filosofia; a quale dei due dare rilevanza? C’è uno spirito che ci guida lungo un cammino e che ci rende affini a tutto il resto dell’universo o questa è solo una favola e l’unica cosa davvero importante è ciò che esiste fattualmente come ad esempio: la materia? Ovviamente la prima dicotomia di pensatori che viene in mente se si pensa al dibattito tra idealismo e materialismo non può che essere quella composta da Hegel e Marx. Il primo che ci parla di spirito, di astuzia della ragione (teoria secondo la quale la ragione intesa in senso universale ha un suo corso, anch’esso universale e l’uomo si riduce a suo strumento), il secondo invece di lavoro, di proletariato e lotta di classe. Sembrano trovarsi su due piani del tutto differenti ma forse qui c’è un’esasperazione del confronto spirito/materia. Però, nel corso della storia del pensiero c’è stato anche chi, invece di scegliere per l’uno o per l’altro aspetto, ha cercato di sintetizzarli. Si pensi ad Aristotele dove troviamo una sostanza che non è né materia, né forma ma sinolo ovvero unione di materia e forma. In Platone se vogliamo, materia e spirito sono entrambi presenti ma divisi, lo spirito rappresentato dalle idee e la materia dal mondo sensibile costruito a immagine delle idee. Il fatto che abbiamo citato i quattro filosofi forse più conosciuti di sempre basti a dare un’idea della centralità di questa coppia di concetti (spirito e materia) nello sviluppo della storia della filosofia.
Spirito e materia nella vita di tutti i giorni
Anche nella quotidianità questi due concetti hanno avuto una notevole influenza nel modo in cui ci approcciamo alla nostra esistenza e nella visione che abbiamo del mondo che ci circonda. C’è chi è più attento e preoccupato all’aspetto materiale della vita (soprattutto ai giorni nostri) e quindi preferisce acquistare un paio di scarpe alla moda piuttosto che un libro o chi invece predilige la “cura dell’anima” e rifiuta qualsiasi oggetto che sia segno di un determinato status symbol. Anche in ambito lavorativo troviamo lavori che possono essere definiti materiali rispetto ad altri intellettuali per quanto qui la divisione risulti assai discutibile. Fino a qualche tempo fa la musica, ad esempio era considerata qualcosa di intellettuale, che esprimeva dei concetti e forniva “materiale di riflessione all’intelletto”. Ma oggi è ancora così? Si può ancora parlare di musica come fenomeno prettamente intellettuale?
Musica indie e musica trap, spirito e materia nelle canzoni
Per rispondere alla domanda sopra formulata è interessante analizzare due dei generi che oggi vanno di più, specialmente tra i giovani in Italia, ovvero l’indie e la trap. La prima cosa che salta agli occhi è la differenza netta tra questi due generi, per quanto anche qui (come ha fatto Aristotele con forma e materia) qualcuno abbia tentato di sintetizzarli. Ascoltando infatti due canzoni qualsiasi appartenenti a queste due correnti musicali, si notano subito le differenze nelle tematiche trattate ma anche le diversità tra i cantanti stessi, sia per quanto riguarda l’abbigliamento che per quanto riguarda lo stile di vita in generale. E spostando l’analisi sul piano filosofico potremmo dire, per rendere meglio l’idea del confronto tra spirito e materia, che mentre la musica indie tratta lo spirito, l’anima e le sue sensazioni, la trap consiste in un elogio esplicito della materia. Calcutta, pioniere dell’indie italiano, nelle sue canzoni esalta la forza dei sentimenti che trascendono l’essere umano nella sua forma materiale; tanto da unire due corpi e rendere impossibile la loro distinzione come accade nella canzone “Cosa mi manchi a fare”. Sfera Ebbasta, altro pioniere, ma questa volta della musica trap, incentra i suoi testi sull’importanza del denaro, in una visione dell’esistenza che ha come solo fine il guadagno e la ricchezza. Senza citare il testo di una sua canzone in particolare è comunque evidente la volontà dell’artista di esaltare l’aspetto materiale del mondo, ciò che conta è fare soldi e di fronte a questo obbiettivo crolla ogni tipo di moralità e di idealismo. Proprio per questo motivo la trap si è guadagnata una miriade di critiche. Perché sarebbe, a detta di molti, un genere musicale che spinge i giovani ragazzi a voler guadagnare soldi in maniera facile e di conseguenza ad essere attratti da “lavori poco legali”. Ma la storia della filosofia questa volta si schiera a favore di Sfera Ebbasta; egli non è infatti il primo artista, e non sarà neanche l’ultimo, a privilegiare una visione del mondo avente come riferimento il suo carattere concreto e che partendo da questo liberi le nostri azioni dai connotati morali che siamo soliti conferirgli.
Pier Carlo Giovannini