
A scandire il ritmo di qualsivoglia governo ci sia ad amministrare questo Paese c’è un problema che ogni volta si ripresenta sempre peggiore e per cui, pare, non si riesca mai a trovare una soluzione. È una questione che riguarda prettamente il sud, anzi per essere più chiari, da Roma a scendere. Perché a salire, in realtà, non ci sono alcune problematiche da risolvere, anzi questo argomento è quasi motivo di vanto. Stiamo parlando dei rifiuti. Come questo possa essere un altro motivo di divario fra nord e sud e che crei delle quasi insanabili divisioni, è, allo stato attuale, un quesito che non si chiarirà quasi sicuramente mai.
LA TERRA DEI FUOCHI
La zona che attira di più le attenzioni mediatiche è quella della Terra dei fuochi. È un termine utilizzato per descrivere un vasto territorio situato in Campania tra due province, Napoli e Caserta. Deve il suo nome all’enorme quantità di rifiuti, molti dei quali industriali e tossici, che vengono smaltiti illegalmente. Spesso vengono interrati o, al contrario, abbandonati all’aria aperta. Luoghi che hanno visto piccole opere di riqualificazione, come ad esempio ponti, vengono spesso abbandonati al loro destino e diventano così discariche a cielo aperto a cui viene, periodicamente, dato fuoco. Anche le fabbriche presenti producono fumi tossici, gas da cui si libera una sostanza molto dannosa per la salute degli animali e conseguentemente per quella dell’uomo, la diossina. Purtroppo non non è stata dimostrata alcuna correlazione diretta fra l’inquinamento di questa terra e i tumori, quel che è certo è che vi è stato un incremento delle neoplasie.
DI MAIO IN CAMPANIA
In questi giorni il vicepremier Luigi Di Maio è in Campania per alcuni incontri formali. Fra la firma del protocollo d’intesa per l’alternanza scuola-lavoro e un meeting con gli operai licenziati dalla Fiat a Pomigliano d’Arco, il tema scottante che ha dovuto affrontare il pentastellato è stato quello dell’emergenza rifiuti. Emergenza che divide i due vicepremier, perché mentre Di Maio è impegnato sul fronte basta inceneritori e, addirittura, vorrebbe far chiudere entro il 2020 quelli già esistenti, Salvini invece ha una visione opposta. Il vicepremier leghista infatti ha dichiarato che portano più salute ed economia, se gestiti bene. Quindi, inceneritori sì o inceneritori no?

Ci sono due punti principali da chiarire. In un mondo virtuoso, in cui noi italiani perdiamo in fretta le nostre cattive abitudini e iniziamo a fare la raccolta differenziata con una precisione ossessivo-compulsiva, di inceneritori o termovalorizzatori e discariche non avremmo bisogno, eccetto forse un numero veramente esiguo. Ma questa purtroppo è una realtà quasi utopistica con i dati attuali, quindi c’è ancora bisogno di queste tecniche di smaltimento rifiuti. Appurato il bisogno che ancora abbiamo di termovalorizzatori, il secondo punto da esplicitare è che sì, inquinano. Questi impianti non saranno mai abbastanza tecnologici da far sì che le polveri, i gas, le ceneri e le conseguenti sostanze tossiche non avvelenino l’aria o gli animali di cui noi stessi poi ci nutriamo. Ma la vera domanda da farsi è invece un’altra. Qual è il senso di costruire nuovi inceneritori per sopperire all’emergenza rifiuti se per costruirli, dovesse tutto filar liscio, occorrono all’incirca cinque-sei anni?
UN ALBERO CHE CADE IN UNA FORESTA SE NESSUNO LO SENTE, FA RUMORE?
L’urgenza della Terra dei fuochi e tante altre zone del sud Italia sembra un paradosso. È una situazione disastrosa che va avanti da troppo tempo e che non fa che creare disagi e interrogativi seri, salutari ed economici. E la soluzione che si ritiene più vicina è la realizzazione di nuovi inceneritori per cui comunque occorrono diversi anni e che sono già definiti obsoleti e antichi. In tutto questa diatriba ci si dimentica, forse, di una verità che caratterizza tutta l’Italia meridionale. I soldi, parecchi, e gli affari che si fanno con i rifiuti hanno da sempre attirato l’attenzione delle varie associazioni a delinquere, come camorra e mafia e da cui è palesemente difficile sottrarsi. Come si può, dunque, risolvere una condizione che per la prima volta è stata evidenziata negli anni 80 e proporre solo opzioni inattuali o di difficile attuazione in tempi brevi?
Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell’Occidente è che perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente, né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto. Dalai Lama
Sonia Felice