Che cosa hanno in comune i Lego e Minecraft? Possiamo trovare la risposta nell’individualismo di Mill e nella piramide dei bisogni di Maslow.
Da un lato i Lego, mattoncini assemblabili prodotti a partire dagli anni ’50 dall’omonima azienda danese produttrice di giocattoli fondata da Ole Kirk Kristiansen nel 1916; dall’altro Minecraft, videogioco sandbox creato dal programmatore svedese Markus Persson (conosciuto come Notch) nel 2009 e presente su quasi ogni piattaforma disponibile. Entrambi hanno riscontrato un enorme successo in tutto il mondo: la LEGO da 70 anni continua a sfornare linee tematiche di giocattoli, possiede numerosi parchi divertimenti a tema lego e addirittura i lego vengono impiegati nella realizzazione di opere artistiche; Minecraft (con le sue 190 milioni di copie vendute) risulta essere il videogioco più venduto di sempre, oltre ad aver avuto un enorme impatto nello sviluppo dell’industria videoludica. Dove si cela il segreto di un tale successo? Forse la risposta si trova nel concetto di autorealizzazione, sviluppato in filosofia e in psicologia (tra gli altri) da John Stuart Mill e Abraham Harold Maslow. Però, prima di arrivarci, dobbiamo fare un confronto tra i Lego e Minecraft per vedere che cosa hanno in comune.
I Lego e Minecraft: un confronto
La prima cosa che viene da pensare è che Minecraft sia una specie di versione digitale dei Lego. Questo, pur non essendo perfettamente esatto, rimane fondamentalmente vero perché entrambi più che un semplice gioco sono un terreno di gioco nel quale dare libero sfogo alla propria creatività e dove l’unico limite è costituito dalla propria immaginazione. Da un lato abbiamo dei mattoncini che possono sì essere assemblati secondo delle istruzioni date per costruire qualcosa di specifico ma possono potenzialmente costituire i blocchi di qualsiasi cosa si voglia realizzare. Dall’altro abbiamo un gioco (qui prendiamo in considerazione solo la Modalità Creativa) senza alcuno scopo preciso e ambientato in un mondo costituito anch’esso da blocchi che possono essere distrutti, spostati e riassemblati in possibilità infinite. Detto in altre parole, sia i Lego che Minecraft offrono un’esperienza di gioco libera e non guidata in cui partendo da una serie finita di unità semplici si aprono per il giocatore una serie di possibilità infinite in cui egli stesso decide i propri scopi e le proprie regole. Questo principio è proprio di moltissimi giocattoli e di tutti i videogiochi denominati sandbox (di cui i Lego e Minecraft sono l’espressione più pura). Perché questo modello di gioco è così popolare? Ha tutto a che fare con il concetto di autorealizzazione.
L’individualismo di Mill
John Stuart Mill (1806 – 1873) è stato un filosofo britannico che si è occupato di logica, economia, etica e politica ed è uno dei maggiori esponenti del liberalismo e dell’utilitarismo. Pur non avendo parlato specificatamente di autorealizzazione, la sua concezione dell’individualismo, contenuta nel saggio “Della Libertà”, costituisce una imprescindibile base filosofica per l’opera di Maslow (e altri) che parlerà specificatamente di autorealizzazione. Partiamo da una citazione:
“La natura umana non è una macchina da costruire secondo un modello e da regolare perché compia esattamente il lavoro assegnato, ma un albero, che ha bisogno di crescere e di svilupparsi in ogni direzione, secondo le tendenze delle forze interiori che lo rendono una persona vivente.”
Partendo da questo presupposto si capisce come per Mill il libero sviluppo dell’individualità sia non solo uno dei principali fattori del benessere sociale ma anche una specie di imperativo morale per ogni individuo. Infatti, secondo il filosofo britannico, un uomo che permetta al mondo di scegliere per lui il suo personale modo di vivere non avrebbe nulla di diverso da una bestia. Invece, l’uomo che sceglie egli stesso il suo modo di vivere fa uso di tutte le sue facoltà e dona qualcosa ai suoi simili. Solo lasciando ad ogni uomo la libertà di coltivare ciò che in esso è individuale si può promuovere lo sviluppo dell’umanità nel suo complesso cosicché la vita umana diventi ricca, piena e vivace. Per questo Mill esalta la differenziazione in contrasto con la tendenza al conformismo tipico della società, che costituisce la maggiore minaccia per la libertà dell’individuo. Questo fornisce un terreno culturale per la nascita del concetto di autorealizzazione come è presente in Maslow, un concetto che ci aiuterà a capire il successo dei Lego e di Minecraft.
La piramide dei bisogni di Maslow
Abraham Harold Maslow (1908 – 1970) è stato uno psicologo statunitense ed uno dei maggiori esponenti della psicologia umanistica. È principalmente noto per la sua piramide dei bisogni contenuta nel saggio “Motivazione e personalità”. Maslow suddivide i bisogni umani in una scala gerarchica composta da cinque livelli progressivi, questo significa che devono prima essere soddisfatti i bisogni inferiori per soddisfare quelli superiori. I cinque livelli sono: (1) bisogni fisiologici come fame, sete, sonno; (2) bisogni di sicurezza come protezione, tranquillità, prevedibilità; (3) bisogni sociali come partecipazione, essere amati, far parte di un gruppo; (4) bisogni di autostima come rispetto da parte degli altri e se stessi, autocontrollo e (5) bisogni di autorealizzazione. L’ultima categoria corrisponde alla realizzazione della propria identità in base ad aspettative e possibilità attraverso le proprie facoltà fisiche e mentali. Uno dei modi indicati da Maslow attraverso cui un individuo può raggiungere quest’ultimo step della sua piramide è appunto la creatività. Proprio quella creatività che può venir espressa in modo libero e non guidato nei Lego e in Minecraft: fornendo un terreno di gioco composto da un set di unità semplici entrambi forniscono ai giocatori la possibilità di autorealizzarsi in modi che nel mondo “reale” richiederebbero enormi quantitativi di tempo, conoscenze e denaro. Ecco che il segreto del loro successo viene svelato: entrambi sono una risposta al nostro bisogno di autorealizzazione, la cui importanza sia per l’individuo sia per la società ci è stato illustrato brillantemente da Mill e Maslow.