Il modello Riace sotto accusa: ai domiciliari il sindaco Domenico Lucano

Riace è un piccolo comune di Reggio Calabria con poco più di 2000 abitanti. È il paese in cui sono stati rinvenuti i celebri “Bronzi” nel 1972. Il sindaco, Domenico (detto Mimmo) Lucano, è stato arrestato e posto ai domiciliari all’alba del 2 ottobre dalla guardia di finanza in seguito ad un inchiesta della procura di Locri. Il piccolo paese calabro ha rappresentato, finora, un modello alternativo, definito Modello Riace, per la gestione dei richiedenti asilo, grazie all’approccio integrativo ed inclusivo testato dal sindaco Lucano. L’arresto di quest’ultimo ha destato particolare interesse e ha avuto notevole risonanza tanto tra i cittadini quanto nella politica: Salvini esulta e Saviano mette in guardia. Sono lo specchio dell’opinione pubblica italiana, divisa, insicura e preoccupata.

Il “modello Riace”

Riace
Il sindaco Domenico Lucano sulla copertina della rivista Fortune

Nel 2016 la rivista americana Fortune ha inserito il sindaco di Riace nella top 50 dei leader più influenti al mondo. Il suo modello Riace, metodo alternativo di accoglienza dei migranti ha suscitato un interesse internazionale e ha permesso a Riace di riprendere vita.

Non a caso il modello adottato da Mimmo Lucano è volto ad incentivare il commercio e la crescita demografica in un paese a rischio spopolamento. Negli ultimi anni, si è incrementato il numero di cittadini che ha abbandonato il piccolo paese calabro, lasciando vuote numerose abitazioni. L’iniziativa del sindaco preme lungo queste direttive: ripristinare le abitazioni in decadenza per destinarle all’accoglienza dei migranti, investire potenziando le infrastrutture comunali (a cominciare dalle scuole), ricostituire la popolazione di Riace e la sua economia.

Cosa succedeva a Riace?

20 anni fa, mentre Riace Marina affidava al turismo la popolosità del litorale, la parte alta di Riace era a rischio spopolamento e Mimmo Lucano, non ancora sindaco, aveva considerato la possibilità di destinare le case abbandonate ai richiedenti asilo che raggiungevano la cittadina.

Secondo quanto riportato dal settimanale “Internazionale”, la prima accoglienza di un gruppo di profughi a Riace risale a luglio 1998. Erano meno di 200, curdi in fuga per chiedere asilo politico in Italia, approdati vicino Riace. Il settimanale riporta come, grazie alla fondazione dell’associazione “Città Futura”, dedicata all’accoglienza dei migranti, la volontà di rinvigorire il paese, in particolare la parte alta del comune, abbia permesso la creazione di un rivoluzionario sistema di accoglienza fondato sulla cooperazione.

Tenendo in considerazione il fatto che il “modello Riace” rimane applicabile ad una realtà circoscritta e di piccole dimensioni demografiche, Lucano, sindaco dal 2004, è riuscito a far attecchire “un modello di convivenza universale, dove i benefici sono per tutti, non solo per i riacesi, non solo per i migranti, ma per tutti. Riace è amministrato come un bene comune”, spiega Tiziana Barillà, giornalista e autrice del libro “Mimì Capatosta. Mimmo Lucano e il modello Riace” pubblicato nel 2017.
Al quarantesimo posto della lista di Fortune c’è quest’uomo, Mimmo, classe ’58, nato in Calabria e conosciuto, a quanto pare, più nel resto del mondo che in Italia. Tiziana Barillà lo definisce “un uomo politico, con un’impostazione libertaria e impegnato nel ‘progetto di una vita’”.

Modello Riace
il Modello Riace, alternativa ai traffici della ‘ndrangheta. Fonte: ilManifesto.it

Tale progetto ha visto avvicinarsi i primi problemi dal 2016. Da questa data, come riportato dal quotidiano Il Corriere della Sera, i fondi erogati dallo Stato ai comuni e destinati al sistema Sprar (Sistema di protezione per i richiedenti asilo e i rifugiati), hanno iniziato a diminuire. Nell’intervista che il Corriere ha rivolto al sindaco di Riace quest’ultimo sostiene che i primi segni d’odio nei confronti degli immigrati sono stati avvertiti già con il ministro Minniti, mentre successivamente sono stati amplificati e strumentalizzati in chiave elettorale. Così, a causa dell’insufficienza dei fondi per la gestione dell’accoglienza, Mimmo ha coniato nello stesso anno una moneta parallela che consiste in dei “buoni” da 2 euro da destinare ai migranti. È il primo passo verso quella che sarà l’inchiesta che porterà all’arresto di Mimmo Lucano.

L’inchiesta

Il controllo della prefettura in merito alla gestione dei fondi (tramutati in “buoni” dal sindaco) ha portato tale analisi agli occhi della magistratura. Eppure i reati contestati a Lucano non riguardano la gestione dei fondi. Scrive ancora il Corriere: “Pur ravvisando una mancanza di trasparenza, il magistrato sottolinea che Lucano non ha beneficiato di alcuna forma di arricchimento grazie ai fondi per l’accoglienza“. Mentre gli vengono contestati i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti, in quanto non sarebbe stata indetta nessuna gara d’appalto per l’affidamento del servizio.

L’intercettazione

L’inchiesta, denominata ‘Xenia’ ha fatto luce sulle modalità di gestione del modello Riace. In particolare sono state raccolte prove che accusano il primo cittadino di aver architettato degli espedienti per aggirare la disciplina prevista dalle norme nazionali per ottenere l’ingresso in Italia dei profughi. Un articolo dell’Huffington Post Italia, giornale diretto da Lucia Annunziata, riporta l’intercettazione della GdF al sindaco Lucano: “Io la carta d’identità gliela faccio immediatamente, perché sono responsabile dell’Ufficio anagrafe e stato civile, come sindaco. Ho assunto io questa delega dopo che l’impiegato che c’era è andato in pensione. Proprio per disattendere a queste leggi balorde vado contro legge però non è che le serve molto che la carta d’identità… Io non sto là a guardare se i suoi documenti sono a posto, mi fa un atto notorio dove dice che è libera di poter contrarre matrimonio e siccome è una richiedente asilo non vado ad esaminare i suoi documenti…“.

Imprecisioni nell’inchiesta

In merito a tali dichiarazioni Lucano ha sempre sostenuto di essere consapevole di andare contro le norme internazionali e si auto definisce un ‘fuorilegge’. Probabilmente il sindaco di Riace non si aspettava che le indagini contenessero intercettazioni ambientali e telefoniche; così come non si aspettava tutte le accuse rivolte dall’accusa. Il giudice per le indagini preliminari Domenico di Croce ha definito Mimmo un cittadino “oltre le regole” a cui però non ha riconosciuto il reato di associazione a delinquere, né l’indebito arricchimento o la gestione di un grande flusso di denaro, ma nemmeno il falso in bilancio, l’accusa di concussione, di malversazione o ingiusto profitto, accuse invece sostenute dagli inquirenti.

Il Fatto Quotidiano riporta ciò che il gip ha contestato alla procura. In generale i capi d’accusa riguardo l’affidamento dei servizi pubblici a privati sembrerebbero essere “vaghi e generici”; inoltre mancano le “collusioni” cioè i rapporti tra gli indagati e per l’accusa di concussione il gip ritiene “il presunto concusso inattendibile”. La procura di Locri aveva inoltre chiesto gli arresti domiciliari per altre 14 persone, richieste respinte dal giudice di Croce.

Il gip quindi non nasconde la genericità dell’inchiesta durata 18 mesi, sottolineando come quello disegnato dalla procura sia un inesatto quadro giudiziario, pur riconoscendo a Lucano il reato più grave: favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

La reazione del vicepremier Salvini

In un tweet successivo alla notizia dell’arresto del sindaco di Riace, Salvini sostiene l’operato della magistratura di Locri: “Non so dove sia Saviano e che informazioni abbia, ma mi fido più della Procura di Locri che di Saviano. Non controlliamo le azioni della magistratura, che per fortuna è indipendente. Non so neanche come si chiami il procuratore di Locri, ho appreso la notizia come tutti dai quotidiani stamattina. Tutti mi invitano a rispettare il lavoro della magistratura, e io lo rispetto“. Quando nemmeno un mese fa, in seguito all’arrivo dell’avviso di garanzia in merito alla questione Diciotti, lo stesso ministro aveva criticato in una diretta facebook l’operato della magistratura con queste parole: Io sono un organo dello Stato votato da voi ed eletto dal popolo, non come i magistrati.
Come se il ruolo della magistratura dovesse essere subordinato al potere politico

Così il modello Riace di Mimmo Lucano è stato trasfigurato da un esempio di gestione “alternativa” e para-statale che, oltre a non recare danno a nessuno, offre lavoro, opportunità e cultura a chi cadrebbe nei tentacoli della mafia, ad un caso di criminalità organizzata che avrebbe approfittato dei fondi statali per creare un impero sulle spalle dei migranti. Lungi dall’essere questo l’obiettivo del sindaco, il ruolo sacrosanto della magistratura deve fare in modo che le leggi vengano rispettate, quelle stesse leggi approvate dai nostri parlamentari che non sempre sono perfette, anzi. Ed è proprio per questo che Mimmo Lucano si è spinto al di là della legge, colpevole di superbia e di un ‘egoismo’ politico che in molti non hanno il coraggio di avere.
Se veramente il Principe di Niccolò Machiavelli, in onore della ‘ragion di Stato’, avrebbe anteposto la propria morale al servizio della cosa pubblica, Domenico Lucano non è niente di diverso da lui, senza i fioroni d’oro sulla corona.

Gian Marco Renzetti

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