Nel corso dei secoli si sono susseguite innumerevoli nascite di forme di governo. Tra queste ve n’è una molto particolare: l’anarchia. L’anarchia è quella forma di organizzazione della società che NON prevede una società. Sostanzialmente gli anarchici non accettano un qualsiasi potere che li governi, che sia monarchico, repubblicano o anche solo statale. La loro concezione si basa sui principi fondamentali dell’autonomismo e dell’autodeterminazione, con i quali gli individui decidono di per sé come autogovernarsi, senza alcun tipo di sovranità stabilita. L’anarchismo porta con sé una serie di contraddizioni e soprattutto delle visioni che si rivelano diametralmente opposte. Visioni che certamente possono essere personificate nelle figure dei due fondatori del movimento: Pierre-Joseph Proudhon e Michail Bakunin. Entrambi hanno delle visioni precise e distinte di quello che è per loro l’applicazione dell’anarchia nella realtà: se per Proudhon l’applicazione dell’anarchia può portare a risvolti pacifici senza l’uso della violenza, per Bakunin invece essa non può avvenire senza l’uso della violenza, dotando quindi l’anarchia di un carattere prettamente insurrezionalista. L’anarchia, quindi, può essere davvero ‘pacifica’ senza la caratteristica della violenza che l’ha sempre contraddistinta e ha contribuito a stereotiparla nel corso del tempo oppure è irrimediabilmente intrecciata con l’applicazione sistematica della violenza?

Al di là delle teorie formali dei due fondatori, nella ‘settima arte’ vi è una figura emblematica che ha influenzato le future interpretazioni del personaggio: il Joker della trilogia de Il Cavaliere Oscuro, interpretato dal compianto Heath Ledger e diretto dal cineasta Christopher Nolan. L’unione di queste due figure del mondo del cinema ha portato alla creazione di un personaggio indimenticabile che con la propria ideologia ha dato modo di far riflettere intensamente sui concetti di anarchia e, specialmente, di caos. Il film de ‘Il cavaliere oscuro’, il secondo della trilogia ‘nolaniana’ dedicata all’Uomo Pipistrello, è stato un successo di critica e pubblico, facendo ricredere la maggior parte del pubblico sullo stereotipo della bassa qualità dei sequel cinematografici e risultando difatti migliore del primo capitolo della trilogia. Batman, nel tentativo di stritolare la mafia gothamita una volta per tutte, si ritrova a dover combattere con le ambizioni di un criminale senza passato, il quale pretende di sgominare la mafia stessa dall’interno per ergersi come un ‘criminale di livello superiore’ e portare il caos nell’intera città. Nolan, reduce dall’ottimo sviluppo psicologico fornito all’eroe nativo di Gotham City nel primo film, si supera in questo seguito ponendo in ombra lo stesso protagonista con la presentazione di un ‘villain’ davvero unico.

In questa versione cinematografica, Joker rispecchia la figura di un sociopatico lucido che vuole mostrare e dimostrare la propria ideologia a tutti i costi. E’ un ‘anarchico-cultore del caos’, non gli interessa stabilire una forma di governo ma soltanto produrre caos in modo tale da dimostrare che tutti possono diventare come lui, che tutti sono uguali. Proprio per questo, verso la fine del film, ordisce un piano col quale intende dimostrare il proprio precetto: blocca due gruppi di persone in partenza su due traghetti; su di uno vi sono persone normali che tentano di lasciare Gotham a causa del caos procurato da Joker stesso mentre sull’altro vi sono criminali della prigione cittadina che devono essere trasferiti nel carcere di massima sicurezza di Blackgate. Su entrambi i traghetti sono piazzati degli esplosivi pronti ad esplodere e ad ognuno dei due gruppi viene consegnato il detonatore che farebbe esplodere gli ordigni dell’altra nave. In un’ora di tempo questi due gruppi sono costretti a scegliere di salvarsi e procurare la morte degli altri altrimenti entrambi i traghetti esploderanno. Con tale stratagemma, Joker vuole dimostrare che i criminali sono pur sempre criminali e anche le persone, nelle situazioni difficili, possono diventare tali pur di salvare la propria vita dalla morte.

La visione di Nolan sul finale è parzialmente positiva poiché se la situazione dei due traghetti si risolve con un nulla di fatto, nel senso che entrambi i gruppi di persone decidono di affrontare la morte non uccidendosi a vicenda, su un altro fronte la situazione è degenerata. Joker svela il suo asso nella manica: Harvey Dent. Il procuratore distrettuale della città, integro e incorruttibile, viene irretito dal ‘clown del crimine’, diventando un omicida nel tentativo di vendicarsi per la morte della sua amata. L’anarchia ha quindi vinto? Non per il cavaliere oscuro, che si addosserà la colpa degli omicidi di Dent per non infangare la sua figura e snaturare la giustizia fatta in suo nome. Ciò che è davvero interessante è vedere come Joker riesca a plagiare un uomo come Dent facendo leva sul risentimento verso le istituzioni per la morte dell’amata, morte causata da Joker stesso ma ‘coadiuvata’ dalla corruzione nel Dipartimento di polizia della città. Per Joker la polizia e i governi sono solo degli “opportunisti che cercano di controllare i loro piccoli mondi“, persone che nei momenti di disperazione e paura “si sbranano tra di loro” perché le istituzioni sono fragili e lo sono maggiormente di fronte al caos e alla violenza dell’anarchia.

La visione di Nolan dell’anarchia, rappresentata magistralmente dalla figura del Joker di Heath Ledger, è una visione che rimanda alla concezione stereotipata di una forma di governo caratterizzata da violenza e insurrezioni ma che accoppia anarchia e caos come elementi che alimentano la follia, in un’escalation pericolosa. L’anarchia è quindi una forma di governo attuabile nella realtà? Può essere applicata con mezzi pacifici e senza l’uso della violenza che potrebbe alimentare la criminalità? Non chiedetelo a Joker.
Luca Vetrugno