I soldatini: giocare alla guerra o un gioco di propaganda?

Guerre moderne

La storia dell’uomo può essere scandita con il susseguirsi delle guerre. Nel corso del tempo si è assistito ad un’evoluzione di queste fino alle devastanti guerre mondiali e quelle che martorizzano il mondo anche oggi. Con queste guerre moderne abbiamo assistito ad un mutamento degli eserciti e ad un generale mutamento degli eserciti: non più un gruppo di mercenari al soldo di un signore o professionisti addestrati per anni, ma un reclutamento su base volontaria e spesso suscitato da un sentimento nazionalista dovuto alla necessita di aumentare il numero delle truppe. Questo cambiamento è cruciale nelle strategie degli stati coinvolti nelle grandi guerre perché da questo momento una fetta di possibilità di vittoria ha iniziato a dipendere dalla propaganda per il reclutamento. Nel caso della prima guerra mondiale questo fu relativamente facile perché si doveva far breccia in giovani che non avevano nessun tipo di esperienza bellica sulla loro pelle e che erano cresciuti nel nazionalismo dei giovani stati nazionali così come li intendiamo oggi. Il reclutamento si è fatto più ostico alla vigilia della seconda guerra mondiale.

Normalizzazione della violenza

Alla vigilia della seconda guerra mondiale gli eserciti che l’avrebbero combattuta erano formati da giovani che avevano patito la precedente guerra da bambini o da soldati che avevano già combattuto la devastante guerra di trincea. Occorreva dunque ricompattare la popolazione sotto un’idea di nazionalismo e soprattutto convincerla ad imbracciare nuovamente le armi. Fra gli anni 20 e 30 del novecento assistiamo dunque ad un processo di normalizzazione e democratizzazione della violenza. La violenza diventa innanzi tutto democratica cioè accessibile a tutti (nell’Italia del fascismo squadrista tutti i giovani sanno utilizzare armi da fuoco o armi da mischia), e viene inoltre normalizzata (soprattutto agli occhi dei bambini questa diventa quotidiana come l’andare a scuola). È in questo contesto che nascono i soldatini che sono l’emblema di questo processo propagandistico: quale miglior modo per far assimilare la violenza ai giovanissimi se non facendone un gioco? La propaganda non si ferma ai bambini e tenta di ricreare un sentimento nazionalista perso con la voglia di pace data dalla estenuante Grande Guerra. Nascono così le giornate nazionali di commemorazione dei caduti, quelle per festeggiare l’esercito e in molte piazze o cimiteri sorgono statue dedicate ai “militi ignoti”. Questi sono tutti esempi che il sociologo francese Emile Durkheim chiama riti collettivi, ovvero delle manifestazioni comuni con lo scopo di rafforzare il legame del gruppo sociale (in questo caso si rafforza l’appartenenza nazionale). Un esempio famoso di propaganda è quello del discorso del primo ministro britannico Winston Churchill nel quale è espresso il bisogno di resistere in un momento cruciale della guerra dove la vittoria sembra in mano alla Germania nazista. Nel discorso emerge un’ideologia di lotta del male contro il bene e la necessità di combattere per il futuro del mondo (discorso fra l’altro che ebbe un forte impatto sulla popolazione e sull’esercito non solo britannico ma di tutti i nemici delle forze dell’Asse).

riti sociali per aumentare la coesione sociale

Risvolti odierni

L’evoluzione dei processi di normalizzazione e democratizzazione della violenza sono presenti in larga misura nella nostra società odierna dove non è detto che non siano necessari perché viviamo in un climadi pace. L’evoluzione dei giochi dei soldatini sono sicuramenti i videogiochi in cui la violenza la fa da padrona, ma anche assistendo ai vari telegiornali o ai programmi televisivi si è costantemente bombardati da notizie o scene cruente che alla lunga ci hanno reso completamente assuefatti a tutto ciò. Tutto questo può essere oggigiorno inserito in una necessità delle reti televisive di mantenere alti gli ascolti (e quindi anche gli incassi): la violenza fa notizia e spettacolo. Il pericolo è quello di non riuscire più a riconoscere la violenza quando ci si para davanti e di creare una società dove è quest’ultima, e non altri parametri, che struttura la società

 

Lorenzo Giannetti

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