Quante volte abbiamo sentito pronunciare frasi latine di cui non conoscevamo il significato? Il latino è ancora presente nell’italiano e spesso ci fa riflettere mettendo in luce verità sempre attuali, dandoci qualche consiglio per la vita di tutti i giorni. Ecco tre esempi!
Excusatio non petita, accusatio manifesta
Quante volte abbiamo sentito questa famosa espressione? letteralmente potremmo tradurre “scusa non richiesta, accusa manifesta“, ossia chi si scusa dando troppe e contorte spiegazioni, a volte persino poco plausibili, pur non essendo direttamente tirato in causa, allora ha qualcosa da nascondere e dunque biasima egli stesso: il troppo zelo, sempre sconsigliabile, diventa in questo caso un boomerang. Affannarsi a giustificare le proprie azioni senza che sia richiesto può infatti essere considerato un unico indizio del fatto che si abbia qualcosa da nascondere, anche se si è realmente innocenti: chi si scusa, dunque, si accusa. Per quanto riguarda l’origine dell’espressione, pur non avendo delle fonti che attestino con certezza in quale opera e con quale autore comparve per la prima volta questa famosa locuzione latina, gli storici della lingua la collocano nell’epoca medievale: infatti nel V/VI secolo San Girolamo, teologo e monaco cristiano romano, nelle sue lettere (Epistola 4) scriveva: dum excusare credis, accusas, ossia “mentre credi di scusarti, ti accusi”. La saggezza popolare dei contadini ci dice: “La prima gallina che canta ha fatto l’uovo”. Dunque mai prostrarsi eccessivamente ai piedi del nostro accusatore: che questo proverbio non sia un pretesto per mentire e tacere anche davanti all’evidenza, ma che ci induca a mantenere salda la nostra dignità, soprattutto se si è innocenti. Mai addossarsi colpe non proprie!
Mutatis mutandis
Espressione latina che fa a prima vista sorridere – dal punto di vista grammaticale, un ablativo assoluto – che letteralmente potremmo tradurre “cambiate (mutatis) le cose che devono essere cambiate (mutandis)”. Un’espressione che ad una prima interpretazione ci invita a non restare fermi, che ci ricorda che tutto è in continuo mutamento e che non è mai un bene rimanere ancorati al passato, per quanto l’idea che tutto resti immobile ci possa confortare. Questa locuzione avverbiale è usata ancora oggi in italiano quando s’istituisce un confronto tra due fatti, due situazioni a prima vista molto diverse, per dire che, cambiati alcuni elementi di contesto, le cose restano praticamente immutate, al di là delle differenze contingenti: per esempio se diciamo “Il discorso appena fatto per i Greci si applica, mutatis mutandis, anche agli antichi Romani” intendiamo dire che un determinato concetto, traslato in un altro contesto storico, dunque mutatis mutandis, cambiando le coordinate temporali e spaziali, evidenzia una situazione inaspettatamente simile, concetto che ci induce a riflettere su quanto una stessa situazione si possa ripetere in modo simile, secondo lo stesso modello, nel corso della storia.
Per aspera ad astra
Forse una delle più famose – e delle pi belle- espressioni ciceroniane, si traduce letteralmente “alle stelle attraverso alle asperità”: dunque attraverso le difficoltà, la fatica e le sofferenze che ci si presentano sul cammino, possiamo raggiungere alle stelle, la gloria, o anche un semplice e anelato obiettivo che ci siamo posti…un invito dunque a non demordere anche di fronte alle situazioni più avverse. Gli storici della lingua intravedono le origini del motto nell’antica Grecia, sebbene non ci siano fonti certe: nella mitologia greca gli eroi, una volta morti, avrebbero avuto l’onore di salire all’Olimpo e questo cammino verso “le stelle” era dunque riservato a chi aveva avuto una vita impavida, ricca di asperità e pericoli, tenacemente superati. A volte non esiste cosa più soddisfacente che sudare e sacrificarsi in virtù del sogno che si custodisce nel cassetto, perché quando ci si mette alla prova in sfide difficili e si raggiunge il fine sperato, la felicità e la gioia superano nettamente il dolore e le sofferenze subite. Il motto è inoltre molto diffuso in campo militare, dalla Royal Air Force, l’aeronautica militare britannica e da quella sudafricana, che lo utilizza nella sua variante “per ardua ad astra”, a vari corpi italiani. Non solo in ambito occidentale, ma anche nelle terre della ex Urss il motto è molto conosciuto, soprattutto in ambito spaziale. Sempre durante l’Unione Sovietica venne prodotto nel 1981 un celebre film fantascientifico dal titolo Cherez Ternii – K Zvyozdam (letteralmente per aspera ad astra).