Credi di essere uno Spirito libero? Chiedilo a Nietzsche

Capita di sentirsi soli, di quella solitudine che non dipende dalla presenza o dall’assenza delle persone, di quella solitudine che scaturisce dalla presa di coscienza dell’essere tremendamente inattuali e anacronistici, che ci rende schivi di fronte alle masse, quasi inconsapevolmente. E’ un’emancipazione spontanea e volontaria da un collettività ‘maleodorante’ direbbe Nietzsche, maleodorante e monocromatica, omologante e piatta. Beh chi dice che la solitudine, in tal senso, è una mancanza? Chi ha deciso che l’adeguatezza alla propria epoca sia da considerarsi prestigiosa? Ecco, sicuramente se diamo ascolto ad uno come Hegel sì, l’essere attuali è per lui segno di stima, ancor di più lo è la lungimiranza sotto questo profilo, ma a sentire Nietzsche, non c’è niente di meglio dell’esser fuori tempo, dell’esser soli e liberi, a dispetto di un mondo cieco e saturo di pregiudizi.Spirito libero

Lo Spirito Libero

Nietzsche, in “Al di là del bene e del male”, critica, della filosofia, la pretesa di  definire una verità che si presenti come assoluta, necessaria e determinante, facendosi portavoce di un relativismo esasperato che apre le porte alla possibilità, abbandonando i pregiudizi sulla verità in tal senso. Egli arriva a definire ciò che appare come verità irrefutabile, in realtà una non-verità, che tuttavia, essendo fondamentale e funzionale per la nostra vita, e quindi facendosi valore anti-nichilistico, è centrale e insopprimibile. Nonostante questo, il sapere che ne deriva non è autentico, non è sapere eccezionale, ma mediocre e medio, è il sapere della chiacchiera direbbe Kierkegaard, che si dà nelle comunità come sapere di massa. Secondo Nietzsche, per cogliere il vero sapere, autentico, nel suo grande ed eccezionale significato”, bisogna essere Spiriti liberiaristocratici, fuori dalla “regola uomo”. Per libero Nietzsche non intende uno Spirito che può fare quello che vuole, che si comporta da anarchico ribelle,  ma è una Coscienza che manca di condizionamento socio-culturale, che si emancipa ed eleva al di sopra della comunità e che è destinato ad una solitudine che deriva da questo suo essere tremendamente inattuale e anacronistico. Non per scelta altrui ma per suo istintivo volere, per un movimento pre-categoriale, decisamente pulsionale e fuori da processi concettuali.Spirito libero

Il Phatos della distanza

Questa condizione di libertà, intesa come assenza di condizionamento culturale e sociale, come emancipazione voluta da una medietà cieca, porta lo Spirito libero, quindi, secondo Nietzsche, Aristocratico per contrasto, ad un atteggiamento lontano e distaccato dal mondo. Atteggiamento che viene definito Phatos della distanza e che si configura come comportamento tipico del Fregeist. E’ un’attitudine che genera “Il senso del distacco, l’essere sempre al di fuori di fronte a ciò che si presenta, l’opporsi ad ogni trascinamento e ad ogni livellamento” (G.Colli). Lo Spirito libero guarda il mondo senza coinvolgimento, deve agire nel mondo ma non si sente del mondo, agisce da libero ma non sente il peso della propria liberazione, è presente in quanto attore ma assente da qualsiasi tipo di attaccamento e relazione. Citando lo stesso Nietzsche: “Senza questo pathos non potrebbe neppure nascere quel desiderio di un sempre nuovo accrescersi della distanza all’interno dell’anima stessa, la elaborazione di condizioni sempre più elevate, più rare, più lontane, più cariche di tensione, più vaste, insomma l’innalzamento appunto del tipo ‘uomo’, l’assiduo ‘autosuperamento dell’uomo’, per prendere una formola morale in un senso sovramorale”.

Spirito libero
Melancholia I, Albrecht Durer, 1514

Il Phatos della distanza nella Melancholia I di Dürer

Questo atteggiamento di distacco, questa presa di distanza da un mondo, da un’epoca rispetto alla quale lo Spirito si sente libero e inattuale viene reso alla perfezione da Albrecht Dürer, pittore e incisore tedesco, nella sua opera “Melancholia I”. L’incisione ritrae una figura alata seduta con aria pensosa davanti ad una costruzione di pietra circondata da strani oggetti, simboli appartenenti al mondo dell’alchimia: una bilancia, attrezzi da falegname, una clessidra, un cane… . Cito Vittorio Sgarbi nella descrizione del soggetto principale. E’ collocata in un luogo freddo e solitario, non lontano dal mare, debolmente illuminato dalla luce della luna e dal bagliore spettrale di una cometa circondata da un arcobaleno lunare. Incurante del suo abbigliamento, con i capelli scomposti, appoggia la testa sulla mano e con l’altra tiene meccanicamente un compasso, mentre l’avambraccio riposa su un libro chiuso.”  Ancora Sgarbi spiega “Il titolo Melencolia I s’intende con riferimento alla teoria dei quattro umori, sviluppata in età classica, secondo la quale il corpo umano è condizionato da quattro fluidi, corrispondenti ai quattro elementi, ai quattro venti, alle quattro stagioni, alle quattro parti del giorno e alle quattro fasi dell’esistenza Fra questi quattro fluidi l’umore malinconico – dal greco “bile nera” – corrisponde alla terra, a Borea, all’autunno, alla sera e all’età matura. In ogni uomo prevale uno dei quattro umori.” Sebbene la spiegazione che viene data della Melancholia rimanda ad un personaggio sofferente e infelice, il suo stato rispecchia perfettamente quell’atteggiamento – positivo- di distanza, proprio dello Spirito libero.

Samuele Beconcini

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