Cosa sono i Sentimenti e perché l’Uomo li utilizza?

Le cose ed i concetti più scontati sembrano essere i più difficoltosi da spiegare, stranamente. E’ come se lo scontato lo sia solo di parvenza: all’interno della sua semplicità potrebbe nascondersi molto più di quel che si potrebbe immaginare. I Sentimenti sono, per esempio, un qualcosa del quale l’Uomo esperisce quotidianamente. Ma cosa sono questi “Sentimenti”? E perché l’Uomo ha tanta necessità di utlizzarli? 

Guardandomi posso anche capire, forse, i miei Sentimenti.

Per cercare di dare una definizione in qualche modo decorosa e coerente, prenderemo in considerazione il Sentimento in due “dimensioni” diametralmente opposte, ma non così differenti come appaiono.

Prenderemo in questione l’Uomo in quanto Sentimento: come l’Uomo esperisce ed utilizza questa sua empirica qualità. Successivamente tenteremo di analizzare il Sentimento in quanto Uomo, ossia, come il Sentimento stesso permette all’Uomo il suo utilizzo, ipostatizzandosi.

Uomo in quanto Sentimento

L’Uomo gode della possibilità del Sentimento in maniera tale da rapportarsi alla Materia che lo circonda: agisce poiché “sentimenta“. Qualsiasi azione operata dall’Uomo sembra in vece del proprio Sentimento, del proprio, etimologico, Sentire. Sentire porta eco a molti significati, tra i quali, percepire. Percepire ossia: toccare, e quindi, rapportarsi a qualcosa di, tautologicamente, tangibile.

L’uomo agisce poiché ha Sentimenti: ossia ha, grazie a questi, un collegamento nel Reale, una spinta che gli permette di voler fare. Essi donano all’Uomo quella Nietzscheiana Volontà di Potenza: se l’Uomo non ne sentisse il bisogno, non agirebbe. Se non sentisse non agirebbe, se non “sentimentasse” non agirebbe.

Uomo in quanto Impulsività: un essere vuoto ed empio.

L’Uomo quindi utilizza i Sentimenti come spinta all’Agire: compiere azioni significa avere, a priori, sentitone la necessità. Catalizzatori della Volontà: permettono all’Uomo di rapportarsi alla Materia, facendogliela percepire, non solo in quanto tangibile, ma in quanto modificabile.

I Sentimenti sembrano quindi essere la parte dell’Uomo catalizzante della sua Volontà: se non sentisse, l’Uomo non agirebbe, e di conseguenza, sarebbe un’essere vuoto, empio, poiché privo di Volontà. Essi differenziano l’Uomo dal semplice animale agente per istinto: l’Uomo non agisce solo per quello, agisce anche per Sentimento, perché desidera agire. L’Uomo è tale anche per Volontà, quindi: l’Uomo è tale perché “sentimenta”.

Sentimento in quanto Uomo

Per analizzare il Sentimento in quanto tale forse sarebbe utile ragionare a rovescio. Ossia: procedere attraverso negazioni logico-dialettiche e concrete: potrebbe essere il modo migliore per analizzarne l’essenza, senza però dar niente per tautologico e scontato.

Partiamo subito dalla constatazione più logica: non essendo qualcosa di effettivamente tangibile, di toccabile e concreto e visibile, se non in quanto causa di un’azione, il Sentimento si astiene in quanto fenomeno. Non è quindi qualcosa di presente in natura, e neanche è possibile riprodurlo artificialmente. Questo significa che, non essendo fenomeno, fa parte della sfera dell’intelligibilità umana. Quindi, della sfera inerente il Pensiero.

L’uomo pensante, nella sua Realtà Intelligibile.

In quanto facente parte della sfera intelligibile, ora dobbiamo verificarne la sua forma astratta: è un concetto? Proseguiamo sempre all’inverso, per negazioni, utilizzando la dialettica, stavolta. Il Sentimento, se fosse un concetto, dovrebbe essere quel qualcosa che permette all’Uomo di agire in base ad esso. Insomma, grazie ad esso, l’Uomo produrrebbe qualcosa nella realtà Fenomenica, qualcosa di ben preciso, concreto e materiale. Il prodotto dovrebbe quindi rifarsi direttamente al concetto. Ciò significa che analizzando il prodotto si può risalire al concetto che ne ha predisposto la creazione. Nel nostro caso, appunto, il Sentimento. L’Uomo però non attua il Sentimento per produrre qualcosa di determinato: attua per il Sentimento, e quindi, grazie alla Volontà.

Per questo, il Sentimento non può essere definito come concetto ben preciso: non permette la produzione, partendo concettualmente da esso, di un qualcosa di perfettamente definito, del quale l’analisi ne ricondurrebbe al concetto producente.

Spiegare il Sentimento: quando l’intelligibilità non basta.

In quanto non-concetto, allora, cos’è il Sentimento? E’ molto difficile darne una connotazione che sia determinante. Questo poiché sono davvero poche le informazioni che abbiamo a riguardo. E quelle poche che abbiamo sono anche non affidabili completamente, essendo largamente empiriche e quindi soggette, il più delle volte, alla visione soggettiva della persona.

Possiamo provare a dare una definizione che sia almeno decorosa partendo da quello detto poco fa, ne “L’Uomo in quanto Sentimento“. Essendo arrivati alla conclusione che il Sentimento è catalizzatore della Volontà, possiamo partire da questo assioma per affibbiargli una definizione.

L’Inconscio: sconosciuto anche alla sua stessa crisalide.

Il Sentimento è quindi qualcosa di sconosciuto anche all’Uomo stesso, seppur egli ne faccia sempre uso, inconsciamente. Dovremmo quindi supporre che esso faccia parte di una realtà differente da quella fenomenica e da quella intelligibile: quella dell’inconscio. In questa vi sono tutti quei pensieri, quelle azioni, che l’Uomo compie senza esserne consapevole.

E’ qui, evidentemente, che risiede anche il Sentimento: risulterebbe quindi essere un meccanismo inconscio dell’Uomo. In questa maniera, il Sentimento va pari passo con l’Azione, la quale è preceduta dalla Volontà, che viene generata dal Sentimento stesso.