Bene e male. Due concetti che tutti noi abbiamo molto ben chiari in mente. I fatti di cronaca e la nostra quotidianità ci portano spesso a riflettere su cosa sia bene e cosa sia male, ma cosa determina il nostro comportamento? Possiamo dire che la valutazione morale sia intrinseca all’uomo? Possiamo dire che il comportamento sia prodotto sociale, o dovremmo pensare sia biologicamente determinato? Vediamo cosa ne pensano Trivers, Jung, Stevenson e Zimbardo a riguardo

I fatti di cronaca ci mettono ogni giorno davanti a centinaia di atti orrendi. La nostra considerazione di cosa sia giusto e cosa sbagliato converge su molti punti, ma la dicotomia bene e male non è così semplice da applicare. Da dove viene fuori questa concezione?
Gli studi di Trivers
Trivers, biologo ed evoluzionista, ha condotto degli studi volti a dimostrare che l’altruismo sia un comportamento utile alla sopravvivenza collettiva e alla diffusione dei propri geni, considerabile quindi come un comportamento incoraggiato dall’evoluzione. Questo spiegherebbe il nostro istinto di collaborazione. Altra forma di altruismo è quella che segue la formula “Tu aiuti me e io aiuto te”, che condurrebbe a una forma di altruismo detta prosociale. Non solo: un atto altruistico sarebbe incoraggiato anche a livello sociale. Il salvare una persona in difficoltà non sarebbe risultato di una semplice spinta filantropica, ma un comportamento messo in atto per portare gratificazione e approvazione sociale. Trivers sostiene anche che questo tipo di comportamento porti appagamento negli uomini perché rispetta quelle leggi e norme sociali che abbiamo interiorizzato.
Il celebre esperimento di Zimbardo

Con il suo celebre esperimento carcerario di Stanford, per la cui conoscenza rimandiamo a un articolo pubblicato in precedenza dal Superuovo, Zimbardo sembra dimostrare che la violenza e il male nell’uomo si palesano là dove ce n’è occasione. Nel caso del celebre esperimento, il fatto di essere legittimati da un’autorità superiore aveva portato ad un rapido incremento di violenza e atteggiamenti aggressivi, anche gratuiti, da parte dei partecipanti. Risultato non così dissimile da quelli ottenuti da Milgram: non a caso, i due esperimenti vengono spesso accomunati per mostrare quanto oscuro l’uomo possa dimostrarsi. Bene e Male convivono nell’uomo, a seconda delle occasioni si mostra un lato piuttosto che l’altro.
Le ombre di Jung
Questo discorso introduce il concetto delle “ombre” citate da Jung, e che si riferiscono a quella parte che noi tutti abbiamo a livello sia conscio che inconscio e che tendiamo a rifiutare perché in contrasto con la nostra “morale” (vi rimandiamo qui per quanto riguarda un approfondimento sulla morale e il suo sviluppo). Secondo il padre della psicanalisi, il nostro inconscio sarebbe rifugio di tutti quegli aspetti del Sé che rifuggiamo e che non vorremmo siano nostri. In questo modo, proietteremmo delle specie di ombre sul nostro Sé consapevole, che influenzano anche la scelta e il nostro rapporto con il mondo sociale.
Stevenson, il concetto di bene e male in Dr. Jekyll e Sig. Hyde

Altro prodotto culturale famosissimo che gioca sulla dicotomia bene e male, e che non può non essere citata in un articolo come questo, è lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde. Romanzo redatto da Stevenson, si gioca tutto sulla convivenza nella stessa persona di due entità, una maligna e una benevola. Il Dr. Jekyll, stimato chimico, è un uomo alto, prestante, dai sani principi. Persino “troppo rispettoso“. Un giorno riesce a distillare una pozione che gli permette di sdoppiare la sua personalità, trasformandosi in un essere maligno, incarnante tutti gli aspetti negativi del Dr. Jekyll, brutto, basso e quasi storpio. Col progredire del romanzo, il dottore perde sempre più il controllo sul suo alter-ego, Mr. Hyde. Il male si insinua fino a destabilizzare la morale del dottore. Alla fine la situazione precipita, Hyde, ormai scoperto e con le spalle al muro, si uccide, trascinando con sé Jekyll
In conclusione
In conclusione, bisogna dire che bisogna imparare a convivere con la propria ombra, per usare un termine Jungiano. Non rifuggirla e permettere di avere vita autonoma e scissa, come il Dr. Jekyll: il male è parte di noi, vive anche perché laddove ci sia bene non può che esserci anche del Male. L’importante è saperci convivere.