Ognuno di noi vive e percepisce il mondo in modo diverso rispetto a tutti gli altri e le persone sorde non fanno eccezione. Ciascuno inoltre vive tale condizione a modo suo.
Nell’immaginario comune la sordità viene vista come un handicap, come una patologia, perché colpisce il 5% della popolazione mondiale. In alcune piccole realtà però viene vissuta in modo differente, per esempio nel Martha’s Vineyard Fremont e Rochester (USA), dove la popolazione di non udenti supera quella udente. In questa comunità tutto è organizzato intorno alle necessità ed alle esigenze delle persone sorde, le quali sono perfettamente integrate nel contesto cittadino. Purtroppo situazioni come queste sono solo eccezioni perché nella maggior parte dei casi la sordità diventa un handicap (come succede per esempio in Italia). Questa condizione infatti limita fortemente il soggetto, soprattutto dal punto di vista sociale e relazionale, perché per esempio la maggior parte delle persone non conosce la Lingua dei Segni.
La sordità come un handicap
Si tratta di una condizione che non emerge alla nascita e che spesso viene individuata piuttosto in ritardo. Viene nascosta dai genitori perché fanno fatica ad accettare il deficit uditivo del bambino o a volte viene nascosta addirittura dalle stesse persone sorde perché in conflitto tra la costruzione di una loro identità e l’adesione ai modelli socio-culturali degli udenti. Sono proprio le implicazioni socio-culturali e psicologiche della sordità a renderla un handicap perché ciascuno percepisce se stesso come distante dal modello ‘canonico’ tipico di chi non presenta deficit uditivi. Inoltre, a causa di ciò, le persone sorde vivono la loro quotidianità con molte più difficoltà rispetto al normale, perché sono spesso relegate in una condizione di isolamento culturale. Purtroppo è comune il non tener conto delle diverse esigenze e necessità comunicative e conoscitive di tali persone.
Due visioni opposte della sordità
La sordità viene vissuta in modo diverso dalle persone innanzitutto perché esistono diversi gradi e diverse tipologie di deficit legati per esempio all’età di insorgenza, alla personalità ed al temperamento del soggetto. Probabilmente l’unica cosa che hanno in comune è l’assenza dell’udito, che porta ad uno sviluppo linguistico anomalo. Secondo Enrico Dolza è proprio a questo punto che lo sviluppo di ciascuno può procedere per due strade diverse, conseguenti alle due visioni opposte esistenti riguardo la sordità.
Nel primo caso, la sordità è vissuta come una vera e propria disabilità, quindi ci si concentra sul deficit uditivo ed intorno ad esso si decide il tipo di trattamento, in modo tale da normalizzare (per quanto possibile) il linguaggio e per consentire (ove possibile) anche una normalizzazione dell’udito attraverso protesi o apparecchi acustici. Questa prima strada è quella più battuta perché è quella che solitamente si percorre nella nostra società in quanto la sordità è considerata come una disabilità. Questo gruppo viene spesso definito ‘audioleso’, ‘non udente’ o ‘sordo’ con la s minuscola.
Nel secondo caso l’obiettivo è aiutare la persona ad apprendere una lingua alterativa, la Lingua dei Segni. Il concetto di sordità come deficit cade completamente, così come si perde l’accezione negativa del termine. La sordità viene allora considerata come un tratto distintivo di una comunità che deve essere riconosciuta ed accettata esattamente come tutte le altre. Non a caso infatti le persone che appartengono a questo gruppo preferiscono definirsi come ‘Sorde’ con la S maiuscola perché si identificano a tutti gli effetti in una comunità e come tale va riconosciuta. Non mancano le manifestazioni pubbliche volte a rafforzare il senso di appartenenza alla comunità dei Sordi, perché loro sono orgogliosi di appartenere a questa categoria, si considerano più come un gruppo etnico che come un gruppo di disabili. Come tali, hanno un’eticità e dei valori differenti rispetto a quelli delle persone udenti, hanno i loro costumi, la loro struttura sociale e perfino la loro lingua. Purtroppo però non sempre questo viene riconosciuto dal mondo degli udenti, i quali li considerano semplicemente come una ‘comunità organizzata‘, ma il loro mondo continua ancora oggi a rimanere sconosciuto alla maggior parte degli udenti perché si crea una scissione tra i due mondi.
Si possono avvicinare questi due mondi?
Fino a quando gli udenti vedranno i non udenti come persone da aiutare perché portatrici di un handicap, la scissione tra i due mondi non potrà essere sanata. Un tentativo di avvicinare i due mondi però è stato fatto da Sara Giada Gerini, la quale rappresenta il movimento ‘Facciamoci sentire’. Il loro obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti della sordità e tra le cose che chiedono c’è per esempio l’inserimento di sottotitoli dovunque, televisione o cinema che sia. Sara e tutti i membri di questo movimento cercano di far comprendere agli udenti che le persone sorde non sono disabili, ma che si tratta semplicemente di persone tutte accomunate dallo stesso deficit sensoriale. Per il resto sono persone normalissime con personalità, interessi ed hobby tutti diversi tra loro. Per questo motivo sarebbe opportuno parlare di ‘mondi dei sordi‘ (al plurale e non al singolare) perché per esempio ci sono persone che difendono a spada tratta la Lingua dei Segni, mentre altre invece la rifiutano in favore dell’impianto cocleare. Si tratta di due posizioni piuttosto estreme che dividono non solo la popolazione dei non udenti, ma la dividono anche dagli udenti. Per esempio, capire i vantaggi ed i benefici dell’impianto cocleare senza imporla come unica soluzione plausibile potrebbe permettere alle due posizioni di trovare un compromesso, un punto d’incontro.
Differenti tipologie di sordità
Il sistema uditivo è costituito da organi e componenti molto diversi tra loro ed in base alla localizzazione ed alla gravità della lesione possono insorgere problemi di natura differente. Una prima classificazione che si può fare si basa sul grado di compromissione dell’udito, quindi avremo sordità lieve, sordità media, sordità medio-grave, sordità grave e sordità gravissima. Un’ulteriore classificazione invece si basa sulla causa della lesione (ad esempio traumatica, malformativa, tossica ecc.) o sulla sede della lesione o dell’alterazione responsabile della perdita o della riduzione dell’udito. A tal proposito si possono distinguere la sordità dell’orecchio esterno, la sordità dell’orecchio medio, la sordità dell’orecchio interno, la sordità del nervo acustico ecc.
Infine, c’è un’altra classificazione che si basa sui criteri fisiopatologici ed in questo caso avremo la sordità di trasmissione o trasmissiva, la sordità neurosensoriale e la sordità mista. La prima coinvolge l’orecchio esterno e/o le strutture trasmissive dell’orecchio medio ed è caratterizzata dalla conduzione non corretta del suono. La seconda invece coinvolge l’orecchio interno e/o i nervi acustici, mentre nella terza la perdita o la riduzione dell’udito è determinata sia da cause che agiscono a livello trasmissivo sia da cause che agiscono a livello neurosensoriale.
Ascolta il tuo cuore
Questo film del 2010 racconta una tenera storia d’amore nata tra un ragazzo, Danny, che incontra Ariana nel bar in cui lui lavora come cameriere. Non si tratta però di una comune storia d’amore perché Ariana è sorda, ma questo non frena l’amore che l’uno prova nei confronti dell’altra. La distanza tra il mondo degli udenti ed il mondo dei non udenti viene annullata perché non impedisce loro di vivere questo sentimento, anzi forse è proprio questa particolarità a renderli così speciali. L’idillio però non è destinato a durare a lungo perché la madre di Ariana, Victoria, si intromette nella storia d’amore della figlia a causa della sua iperprotettività. Victoria infatti ha bisogno di esercitare un controllo costante sulla figlia e sulle sue relazioni. Il tutto si complica perché la madre impedisce ogni contatto di Ariana con Danny, fino a quando Ariana non si rassegna al volere della madre.
Le cose cambiano però quando Ariana scopre che la madre le aveva negato l’operazione necessaria per permetterle di recuperare l’udito. La giovane non ci sta e decide di fuggire per raggiungere il suo amato, ma al suo arrivo riceve una brutta notizia riguardo la salute di Danny. Nonostante la bellezza e la spontaneità della loro storia d’amore, non ci sarà un lieto fine o almeno in parte. Danny è ricoverato in ospedale a causa di un tumore che non sembra dargli pace, mentre Ariana fa di tutto per stargli accanto. Durante un momento di estrema dolcezza, il ragazzo convincerà Ariana a sottoporsi all’operazione che le consentirà di poter riacquistare l’udito, operazione che andrà a buon fine. La ragazza è al settimo cielo e non vede l’ora di poter finalmente ascoltare la voce del suo amato, ma al suo arrivo in ospedale un caro amico di Danny le comunica che lui non c’è più. Tutto ciò che rimane ad Ariana sono una lettera ed un CD che contiene alcune canzoni scritte dal suo amato per lei.
Martina Morello