E’ in corso il XIX secolo quando l’innovatore psichiatra francese, Philippe Pinel, decise di dare una prima svolta alla disciplina che lo ha, poi, impegnato per tutto l’arco della vita. Lo studioso formulò, infatti, un trattato per individuare le differenze tra la follia, dilagante in Francia all’epoca, e l’alienazione mentale.
Tra il 1795 ed il 1826, alla Salpetrière, famosissimo istituto ospedaliero parigino, si effettuarono numerosi esperimenti, volti alla distinzione tra quel che caratterizza il vissuto medico e ciò che ne è estraneo. Nello stesso luogo, qualche decennio dopo, il medico Charcot fondò una delle prime scuole di neuropsichiatria.
Charcot ed una lezione clinica alla Salpetrière
Nel 1913, con la figura di Jaspers, nacque la psicopatologia e da metà ‘900, Minkowski e Henri Ey, due psichiatri francesi, cominciarono a riflettere e a riportare in trattati scientifici i risultati delle proprie indagini. Il primo introdusse la ricerca del “disturbo generatore”, il secondo redasse un vero e proprio scritto sulle allucinazioni che definì “percezioni senza oggetti da percepire”.
Il fenomeno allucinogeno come riflesso di un disagio psichico
L’allucinazione, come anticipato dallo psichiatra francese Ey, è una forma di percezione caratterizzata dall’assenza di un vero e proprio oggetto dell’osservazione.
Anche la psicopatologia si conforma e conviene sulla definizione generale di questo particolare disturbo e, in definitiva, il fenomeno è caratterizzato dal percepire qualcosa che è solo immaginato dalla mente umana.
Il termine allucinazione, in secondo luogo, deriva dal termine greco “alùskein” che letteralmente significa “fuggire”. E’ proprio per tal motivo che quest’ultimo si annovera tra i disagi psichici ancora oggi poco chiari.
Questa fuga, effettivamente, è il desiderio del malato di distogliersi dalla realtà, alienandosi.
Il cervello, sede delle percezioni umane, nella parte della corteccia sensoriale, produce una risposta concreta ad uno stimolo sensoriale che in realtà non c’è. Questa è, dunque, un’intensificazione dell’immagine in aggiunta ad un’eccitazione degli organi sensoriali.
Le cause che scatenano queste manifestazioni
Le allucinazioni coinvolgono tutti i cinque sensi e sono accompagnate, talvolta, da delirio, che può essere principalmente di due tipi: paranoide e mistico. Il primo coinvolge la vista, il secondo l’udito.
Le causa scatenanti questa patologia sono disparate e varie: i malati di schizofrenia, ad esempio, hanno riportato, nel 70/75% dei casi, delle visioni allucinogene.
Anche uno stato alterato di coscienza può causare queste manifestazioni. Alla lista, inoltre, si aggiungono: l’assunzione di alcol e droghe, un periodo particolarmente prolungato di insonnia, le emicranie, alcuni farmaci e, addirittura, l’isolamento sociale. I malati di schizofrenia, però, non sono gli unici che soffrono queste alterazioni; anche altre patologie neurodegenerative, infatti, portano ad allucinazioni, visive e uditive, nel loro stato più avanzato.
La differenza tra allucinazioni e illusioni
Spesso, nel parlato comune, si tende ad ignorare la sostanziale differenza che vi è tra un’allucinazione ed un’illusione. Questi due eventi, però, sono tra loro strutturalmente agli antipodi: se il primo, infatti, è causato da un’alterazione strutturale del cervello umano, il secondo arriva dall’esterno ed è causato soltanto da un’interpretazione errata dello stimolo da parte della mente.
Il miraggio è una particolare illusione ottica naturale: i raggi del sole, infatti, attraversano uno strato d’aria più caldo della norma e, la riflessione totale di questi ultimi, fa sì che le immagini possano essere viste come realmente trasposte al suolo.
Questo è un evento che possiamo riscontrare in luoghi dove la calura estiva permette alla luce di poter attraversare vari strati di aria calda e fredda.
Un caso allucinante nel mondo della cinematografia
Il fenomeno psichico delle allucinazioni, da sempre, affascina i più importanti registi hollywoodiani perché il grande pubblico è catturato e coinvolto dai traumi della mente dell’essere umano.
La pellicola del 2001, “A beautiful mind”, narra le vicende di un uomo, John Nash (Russel Crowe), che soffre di una schizofrenia di tipo paranoide, dapprima inconsapevolmente.
Ambientato nel 1947, il film segue gli sviluppi biografici del genio matematico fin dagli studi accademici.
A beautiful mind: John Nash e la schizofrenia
All’Università John condivide la stanza con un ragazzo: Charles Herman. Conclusi gli anni a Princeton attraverso una tesi illuminante, ottiene il posto di ricercatore alla Massachusetts Institute of Technology di Boston. Qui è chiamato a decifrare dei codici russi riguardanti delle coordinate geografiche, relative a due città statunitensi minacciate a causa della Guerra Fredda.
Una sera, però, la vita di John ha una svolta: l’incontro con un emissario del Dipartimento della Difesa, William Parcher (Ed Harris), gli apre la strada allo spionaggio antisovietico.
Il compito del professore sta nel capire, attraverso degli inserti giornalistici, quali siano i piani dei russi in territorio americano.
L’incontro chiarificatore, però, è quello con Alicia, della quale John si innamora follemente. Sarà proprio lei, grazie all’aiuto dello psichiatra Rosen, che capirà la grave malattia che affligge Nash. Il dottore, con uno stratagemma, riuscirà a porre sotto le sue cure il ricercatore e gli diagnosticherà la grave patologia psichica.
John Nash, infatti, aveva costruito tutto il suo mondo attraverso dei giochi della mente: i rapporti che redava sui russi venivano inviati in cassette prive di proprietario, il suo contatto con la Difesa, Parcher, non era mai esistito ed anche il compagno di stanza all’università era stata una sua macchinazione.
La vicenda descritta, e diretta, da Ron Howard ha dei tratti comuni con le patologie e le manifestazioni allucinogene che abbiamo potuto analizzare in precedenza. Ad oggi, gli psichiatri, stanno facendo dei grandi passi avanti per la diagnosi e lo studio di nuove tecniche curanti. La nascita della neuropsichiatria ha favorito questo movimento che, però, ha ancora numerose difficoltà da superare: prima fra tutte, la voglia del soggetto di rifuggire da una realtà che non lo aggrada e non lo fa più sentire a suo agio.