La filosofia di Kierkegaard è unica, originale, innovativa. Il suo pensiero ha gettato le basi per quella che sarebbe stata la più importante corrente del secolo successivo: l’esistenzialismo. Ma, dietro la fama da grande filosofo, si cela una persona particolare, piena di chiaroscuri, dalla vita tormentata.
Nato e vissuto nella Danimarca del XVIII secolo, Søren Kierkegaard è stato un filosofo e una figura singolare, dalla vita inquieta. Da molti viene considerato il padre dell’esistenzialismo, ma non tutti sanno che il suo pensiero fosco e riflessivo ha le sue radici proprio nell’esperienza di vita personale del filosofo danese. Grazie al suo carattere non convenzionale e alla sua storia, legati alla figura di Kierkegaard vengono ricordati alcuni particolari aneddoti.
1. La maledizione divina
Søren Kierkegaard aveva una psiche turbata: ipotesi recenti suppongono anche che potesse soffrire di depressione e stati d’ansia. Certamente il filosofo danese era un soggetto irrequieto, abbastanza paranoico: nel Diario del Seduttore, la sua opera più conosciuta, più volte sostiene con assoluta sicurezza di essere vittima di una sorta di “maledizione” che Dio avrebbe riservato alla sua famiglia. Anche il padre del filosofo, Micheal, durante i suoi ultimi anni di vita, aveva sofferto di stati paranoici, e anche lui si sentiva punito da Dio in quanto peccatore. L’influenza del padre, così come alcuni eventi effettivamente sfortunati (diverse morti improvvise dei famigliari e problemi economici), così come il suo carattere ansioso, hanno accresciuto la convinzione del filosofo in questa maledizione. Le paure legate a questa ossessione l’hanno portato infine a sentirsi in dovere di espiare il peccato, trovando una via appropriata per l’ascesa spirituale.
2. Regine Olsen
Un aneddoto abbastanza celebre riguardante il padre dell’esistenzialismo è certamente quello che riguarda la sua prima (e unica) fidanzata, l’affascinante Regine Olsen. Tra lei e Søren sembra ci sia stato un vero e colpo di fulmine, nonostante i 10 anni di differenza tra i ragazzi: Regine, all’epoca del primo incontro, aveva solo 14 anni. Dopo pochissimo tempo i due ottennero dalle famiglie il permesso per il fidanzamento, e iniziarono un intensissimo scambio di lettere. Sembra che il filosofo, da quanto emerge dai suoi scritti, fosse genuinamente innamorato di lei. Ma, all’improvviso, Kierkegaard decise di rompere il fidanzamento, lasciando Regine con il cuore spezzato. Apparentemente sembrava un gesto immotivato, ma sembra che la causa fossero ancora una volta le paure del filosofo, che non si sentiva in grado di conciliare la vita sentimentale con quella da intellettuale. Un fatto curioso è che, dopo la rottura, l’ex fidanzata intraprese una relazione e successivamente sposò Schlegel, il suo precettore, che già era stato legato all’ex fiamma di un celebre collega di Kierkegaard, ovvero Schelling.
3. Le frecciatine ad Hegel
Kierkegaard non nutriva particolare simpatia per il suo contemporaneo Hegel, anzi, riteneva la sua sua filosofia pretenziosa e con molte incoerenze. Quando infatti gli venne chiesto un parere sul padre dell’idealismo tedesco, fece una celebre affermazione, anzi, una vera e propria frecciatina riguardo al suo modo di filosofare: disse che Hegel aveva descritto il suo “Spirito assoluto” in modo che muovesse “da Oriente verso Occidente, per poi giungere in area tedesca, fermandosi a Berlino, entrando nel dipartimento di Filosofia dell’Università, per poi trovare la sua massima realizzazione sulla cattedra di Hegel”.
4. Gli incidenti di percorso
Sebbene oggi Kierkegaard sia uno dei più celebri tra i filosofi moderni, le sue opere non ebbero un successo immediato, anzi. Alcune di queste furono dei veri e propri “flop” editoriali, con pochissime copie vendute e una scarsa attenzione della critica. Il caso più lampante fu quello del saggio kierkegaardiano Briciole filosofiche, ovvero un poco di filosofia. Il titolo, tra l’altro, è un’implicita frecciatina ad Hegel, le cui opere, al contrario di quelle del danese, molto ampie. L’opera, dopo un anno dalla pubblicazione, aveva venduto solamente 17 copie, rivelandosi un grave insuccesso. Quando Kierkegaard venne a sapere di questo disastro editoriale ebbe una pesante crisi, che lo spinse a chiudersi in casa per più di una settimana.