“π Il teorema del delirio” spiegato nell’album “Xenoverso” di Rancore: tra Matrix e distopia

L’ordine delle cose esiste davvero? Ce ne parla il rapper Rancore attraverso i film “Pi greco” e “Matrix”, vediamo come.

Distopia, ermetismo e teorema del delirio: il rapper romano Rancore ci spiega come queste teorie ed elementi siano legati sia al suo ultimo album “Xenoverso”, che ai film che gli sono stati di ispirazione, “Pi greco” e “Matrix”.

“Xenoverso” l’album tra i due mondi

Perso, io mi sento persoVivo nel continuo dubbio di uno xenoversoMa non posso dirti dove èNé come è, né cosa c’è, né cosa pensoNé che cosa sia lo xenoverso

E’ con queste parole che il rapper romano Rancore, attraverso il ritornello della canzone omonima al titolo dell’album, ci spiega che cos’è lo xenoverso: un mondo al di fuori del conosciuto, che si contrappone all’universo essendone l’esatto opposto, cioè tutto ciò che per noi non è reale.

Per prima cosa va sottolineato come il rapper romano cerchi di realizzare qualche cosa di speciale e magico, cioè creare un “meta album”. Un disco che ha il dichiarato obiettivo di andare oltre il solo ascolto, sfondando con il suo immaginario nella realtà, diventando un progetto tangibile. Rancore ha creato un vero portale web (www.xenoverso.com) in cui esplorare il mondo parallelo evocato dal disco, ha messo in piedi iniziative e cacce al tesoro legate alla copia fisica dell’album, ha disseminato le canzoni di indizi o legami, proprio per connetterle tutte con la vita di ogni giorno, suscitando dibattito e portando il pubblico a confrontarsi.

Il rap di Rancore è sempre stato definito, anche dallo stesso artista, “ermetico”. In “Xenoverso” le scatole cinesi della mente che si aprono all’ascolto rimangono intatte e anzi si moltiplicano. Il rapper tratteggia personaggi (i due feat, Nayt e Margherita Vicario, sono dei veri “incontri” nella narrazione), piante, animali, regole, leggi fisiche di un “mondo altro” che vive nel disco. Un trip lucido e allo stesso tempo allucinato i cui segmenti portano a un vero concept filosofico che per essere apprezzato richiede concentrazione, il tutto in totale controtendenza rispetto alla musica di oggi.

«È come vedere per la prima volta Matrix, non puoi capire tutto immediatamente»

In un’intervista a Rockol, il rapper ci spiega: “Dietro la parola xenoverso c’era una nuova filosofia, quindi nell’ordine dovevo applicarla, viverla, scoprirne tutti i dettagli, descriverla, fotografarla, disegnarla, raccontarla nei testi, trovarle un ambiente musicale. Spiegare l’inspiegabile è molto difficile, e mi sono preso tempo per questa sfida. Non me ne sono preoccupato, perché non sto mai troppo dietro alle logiche di mercato, e questa volta ancora meno del solito: volevo badare solo alla minuziosità dei dettagli. L’idea era di far sì che gli ascoltatori entrassero in un processo attivo, anziché passivo, per poter entrare completamente in questo mondo. Xenoverso è un disco, ma rompe il concetto di disco. Ho cercato di approfondire il concetto con un vero e proprio studio, non tanto sui libri quanto nella realtà. Mi sono reso conto che anche le cose che ci sembrano più tangibili e reali nascondono dentro di sé delle meraviglie. E ho cominciato a costruire.”

All’interno dello stesso disco ci sono varie cose da esplorare: una di queste è proprio il suo processo nel contatto con il passato. Infatti, la track 5 e la 9 mancano, e sono sostituite da due skit, il cui primo si apre con la frase “vedo che qui mancano due lettere.” Infatti l’intero disco è basato su un viaggio tra i due universi, in cui poi si scoprirà che esiste una guerra tra di essi, per portare a destinazione delle lettere, dei messaggi. Dato che la track 5 ci fa capire che ne mancano 2 (che sono quelle canzoni che dovevano esserci al posto delle track), se andiamo a prendere la copia fisica dell’album precedente di Rancore che gli ha permesso il successo e la possibilità di comporre quest’ultimo album, “Musica per bambini”, vediamo che accanto al vinile vi è un poster in cui vi sono segnate tutte le parole dell’album intero, che dura circa 45 minuti/1 ora. Per ogni canzone vi è un disegno rappresentativo, tranne che per “Sangue di drago” e “Quando piove”: infatti, oltre al disegnino tipico della canzone, vi sono una pergamena per ciascuno, andando a simboleggiare che il disco “Xenoverso” era stato progettato ancora prima del 2018, e che prima dell’uscita dell’ultimo album non si poteva capire il senso di quelle due pergamene.

Tutto ciò simboleggia la cura del rapper per la pubblicazione delle sue opere, e la ricerca soprattutto di una possibile unione tra le persone: l’album stesso è fatto per potersi scambiare figurine durante i live, un po’ come quando si era bambini.

π Il teorema del delirio

E’ un film fatto, secondo la leggenda, con 60.000 dollari che l’autore ha rimediato da amici e parenti e con un tempo di riprese pari a 20-21 giorni circa senza alcun tipo di permesso (un po’ come Rancore, con i suoi concerti abusivi). Pellicola indipendente quindi a basso costo che approda a temi metafisici partendo da un presupposto razionale, il film è caratterizzato dall’impiego di camere a spalla, di pellicole bianco e nero dal contrasto e dalla grana molto spinti e dal montaggio ipercinetico. L’atmosfera alienante è enfatizzata dalla colonna sonora in cui figurano Orbital, GusGus, Clint Mansell, Aphex Twin, Massive Attack e Spacetime Continuum. Il film inoltre ha vinto il premio alla regia al Sundance Film Festival del 1998 ed ha ottenuto numerosi riconoscimenti a livello internazionale.

Il senso ultimo della matematica di Pitagora era spirituale, il numero era (ed è) il ‘simbolo’ per eccellenza. Max è convinto infatti che il mondo possa essere spiegato con i numeri, anzi con un solo numero: pi greco. Per questo conduce esperimenti sulla borsa, il regno dei numeri “quantitativi”. Le sue previsioni cominciano a essere precise al millesimo. Possiamo dire inoltre che il film si apre con il protagonista Maximillian Cohen, matematico geniale quanto eccentrico, soffre di continue emicranie causate dall’aver guardato direttamente il sole a 6 anni e, per ridurre il dolore, è costretto a fare un uso massiccio di analgesici. Uomo solitario, vive quasi in reclusione nel suo appartamento-laboratorio e il suo unico amico è il professor Sol Robeson. Max cerca di ottenere uno schema che gli permetta di predire le quotazioni della borsa. La sua ricerca lo porta ad essere oggetto di pericolose attenzioni da parte di alcuni emissari di un’azienda quotata a Wall Street, la quale spera di speculare sulle eventuali scoperte di Max e che pertanto si spinge fino a sponsorizzarlo e minacciarlo per incentivare le sue ricerche. Il protagonista, inoltre, entra in contatto con un ebreo ortodosso studioso della Torah, che gli spiega come ad ogni lettera dell’alfabeto ebraico corrisponda un numero: a questo punto il misticismo cabalistico e le credenze ebraiche si fondono con ciò che Max, ebreo egli stesso, ritiene puro e razionale.

Spoiler. Quando finalmente Max sembra essere riuscito nella sua impresa, il suo computer si guasta irreparabilmente, non prima, però, di aver stampato una sequenza di 216 cifre. A questo punto ne parla con il suo amico Sol, che gli spiega di essersi già imbattuto in un caso del genere quando da giovane faceva ricerche sul pi greco; il suo consiglio tuttavia è di desistere da ulteriori ricerche, perché la sua sanità mentale è a rischio. Poco dopo Max viene rapito e condotto a forza al cospetto del rabbino Cohen, suo omonimo: questi, dapprima apparentemente benevolo, gli spiega che il vero nome di Dio altro non è che la traslitterazione della serie numerica da lui scoperta. Quando Max dimostra di non volerne sapere, il rabbino si mostra per ciò che è veramente, ossia un uomo senza scrupoli disposto a tutto pur di avere quella serie, poiché il vero nome di Jahvé è un segreto sacerdotale andato perduto in seguito alla distruzione romana del Tempio di Gerusalemme. Max si ribella e intraprende una fuga delirante che lo conduce lontano dagli interessi economici e dalle speculazioni ortodosse. Fugge anche dalla sua stessa razionalità, giunta al punto da rendere irrazionale, paradossalmente, la sua stessa esistenza.

In seguito, dopo aver evidenziato con un pennarello una protuberanza che possiede poco sopra l’orecchio destro, prende un trapano e perfora proprio il punto evidenziato. Alla fine del film Max parla con la bambina che di solito gli proponeva calcoli complicati quando lo incontrava sulla soglia di casa sua: egli non riesce a calcolare una moltiplicazione e, forse proprio per questo, lo si vede finalmente sorridere. Il film si chiude con un altro quesito posto da parte della bambina, cioè la divisione tra 748 e 238, il cui risultato, non svelato, è proprio 3,14 (la frazione è uguale a pi greco solo per due decimali, anche perché essendo irrazionale non esistono due interi che divisi tra loro diano π).

L’influenza della musica sul cinema, e del cinema sulla musica

Lo stesso rapper dice che il miglior approccio per l’album “Xenoverso” è viverlo come se fosse la colonna sonora di un film che non hai mai visto, magari proiettato nei cinema di un altro mondo: come se ci fosse un sottotesto che nessuno può cogliere, ma è così intrinseco di significati e di piccoli dettagli da far rendere allo spettatore l’idea che ci sia un vero e proprio trailer di quell’ipotetico film. L’album quindi rappresenterebbe un piccolo pezzetto di un mondo che si può esprimere in tutti i modi: attraverso la botanica, il cinema, la scienza, la fantasia… Quest’opera quindi nasce da una nuova idea di vedere il mondo e di raccontarlo basato su un pensiero filosofico, un po’ come il film Pi greco, in quanto, appena uscito dalla sala o dall’ascolto, ti chiedi: “Ma potrebbe essere vero quello che ho visto? Oppure è semplicemente inventato per costruire questo tipo di narrazione?”.

Rancore quindi spiega in un’intervista al Cinema Troisi, nella città di Roma, in cui è nato e cresciuto, come si ispiri nelle sue opere, e soprattutto nell’ultima, sia al regista Darren Aronofsky, autore del film che andremo a trattare, sia a Lana e Lilly Wachowski, autrici di Matrix, un film del 1999, che può essere tranquillamente paragonato proprio a “Pi greco”, uscito però nel 1998, dato che hanno tantissime cose in comune: dalla scelta delle musiche (che danno questo immaginario che si basa sulla musica elettronica e su una serie di artisti che aiutano la costruzione della narrazione), al fatto che i computer sono in questo caso i protagonisti di entrambe le storie, al fatto che entrambi i film sono stati pubblicati alla fine del millennio, e proprio per questo motivo si racconta anche della tensione che c’era (come quella del millenium bug, la teoria per cui tutti i computer sarebbero impazziti non riuscendo a calcolare l’inizio del nuovo millennio) smorzata poi (o riconfermata) dagli eventi del 2001. C’è quindi la presenza di una serie di leggende che si mischiano tra la realtà e la fantasia che hanno aperto in entrambi i film alla possibilità di domande filosofiche, e non solo narrative o di trama.

non è soltanto una storia ma è anche un modo di vedere il mondo, che secondo me non è da mettere in secondo piano.

Il rapper ci spiega poi di come ha iniziato la scrittura dell’ultimo album e di come si ritrovi molto nel protagonista del film: dice infatti di essere andato in paranoia, cercando intorno a sé dei modi per raccontare il mondo in cui viveva secondo le teorie xenoversiane. Ogni cosa, racconta quindi, stava assumendo un senso diverso, proprio come succede al protagonista, e il suo obiettivo nella musica di conseguenza è avvicinarsi il più possibile a quelle chiavi di lettura per scoprire le cose più nascoste del mondo, e dichiara di come questo valga per ogni suo disco passato o futuro. Il protagonista di Pi greco fa pressappoco la stessa cosa: si infila in un labirinto talmente oscuro e complesso che alla fine diventa una cosa più grande di lui. Attira a sé grandi forze, quelle capitalistiche e quelle della religione ebraica (nonostante l’autore abbia rivelato che l’approccio con gli ebrei è di tipo esclusivamente culturale), ed è molto interessante il fatto che nel film si respiri un’analisi di quel mondo. Ci sono tantissimi temi quindi, anche al limite possiamo dire, e per questo motivo è stato definito con il termine di cinema dirompente in quanto da un’alternativa sperimentale al cinema indipendente.

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