Dimmi come rappi e ti diró chi sei: i testi hip-hop alla luce della sociologia

Quando la scena underground incontra la metrica e la bellezza delle parole.

Le parole sono la nostra carta d’identità e possono raccontare molto di noi, la nostra provenienza come la nostra personalità. Scopriamolo insieme.

LEGGERE FRA LE RIGHE: LE PAROLE COME LEGAMI

La sociologia della comunicazione sottolinea la prospettiva sociale e istituzionale nell’analisi dell’azione sociale e del soggetto, dove i suoi atti allocutori assumono una determinata valenza. La sociologia in questo ambito può essere divisa in microsociologia e macrosociologia, finendo con l’analizzare come, in una società grande quanto la nostra, essa possa essere anche varia, non solo da un punto di vista sociale, ma anche comunicativo. Il sociologo Goffman presta attenzione allo studio delle condizioni necessarie a far sì che ci possa essere la circolazione di informazioni. Egli elabora la sociologia delle occasioni come studio delle circostanze in cui hanno luogo le esperienze quotidiane. É proprio grazie ai contesti sociali se sono nate varie forme del linguaggio. Importante in questo concetto è la conversazione, nella quale si fondono mosse non verbali e comunicazioni verbali. Secondo Goffman esistono delle regole nel quale organizzare le sequenze comunicative ed organizzano, ad esempio, il modo di iniziare o finire uno scambio comunicativo. La scelta di queste regole è determinata dal frame. Si può quindi dire che la comunicazione è regolata da rituali, che forniscono informazioni al partecipante a proposito della situazione in corso. Secondo Goffman ogni gruppo ha dei sistemi di comunicazione, ad esempio impliciti o espliciti, ed è regolato da strategie di comunicazione selezionate in funzione delle costrizioni comunicative. Ma non solo, in quanto un registro linguistico determina lo status sociale di un individuo. La comunicazione verbale esattamente come quella non verbale e, quindi, dalla parola al gesto, possono decretare il ruolo sociale di una persona oltre che il suo grado d’istruzione e la sua storia personale. Ma non solo, poiché oltre a decretare il vissuto di una persona stabilisce anche l registro linguistico della sua comunità di appartenenza, trasformando gli atti comunicativi in vere e proprie carte d’identità. Questo succede con le parole di uso quotidiano, ma vale lo stesso con la musica?

Scatto degli anni settanta.

“FLY”, “FRESH”, “DOPE” E “BLING”: IL PRAGMATISMO DELLO SLANG HIP HOP DAGLI USA ALL’ITALIA

Lo slang hip hop è diventato un elemento distintivo e influente della cultura giovanile contemporanea sia negli Stati Uniti che in Italia. Questo linguaggio unico, nato dalle comunità afroamericane e poi aggiunto in tutto il mondo, ha permeato i settori della musica, della moda, dell’arte e del linguaggio quotidiano. Questo articolo esplorerà l’utilizzo dello slang hip hop sia in Italia che negli Stati Uniti e analizzerà come queste due culture abbiano adattato e sviluppato questo fenomeno linguistico.
Affonda le sue radici nella cultura afroamericana degli anni ’70, in particolare nelle comunità del Bronx a New York. Nato come forma di espressione e identità per i giovani di queste comunità svantaggiate, lo slang hip hop ha fornito una voce e un mezzo per affrontare le difficoltà socioeconomiche e le tensioni razziali dell’epoca. Parole e frasi come “fly”, “fresh”, “dope” e “bling” sono emerse come termini di lode per indicare stile, successo e lusso. In Italia non è accaduto nulla di più di una trasposizione dagli USA ai nostri territori come fossero inglesismi, termini unici per poter indicare un qualcosa o un’intera situazione, come ad esempio il “flow”, unica per indicare la metrica, ritmo e stile vocale di un rapper, il “freestyle”, l’improvvisazione rap senza testo prescritto; poi ci sono le espressioni utilizzate maggiormente con l’avvento della trap dal 2016 e della drill dal 2020 ca. come “no cap” quando si sta dicendo il vero, “swag” che sostituisce il termine “stile” per il genere, “snitch” per gli infami, “gang” si è evoluto nel tempo passando dall’indicare un gruppo di lavoratori in uno stabilimento nautico del ‘600 all’indicare un gruppo di criminali, “opps” utilizzato, invece, per parlare di un membro di una gang o come abbreviativo di “cops”, vale a dire gli sbirri.
L’utilizzo dello slang hip hop italiano e americano rappresenta una modalità di comunicazione unica all’interno della cultura hip hop. Attraverso questo linguaggio, gli individui esprimono la propria identità, creano connessioni, trasmettono significati culturali e influenzano la società in generale. La diffusione dello slang hip hop nella cultura mainstream dimostra come la cultura hip hop abbia raggiunto un impatto significativo nella società contemporanea, portando all’ibridazione linguistica e culturale. Lo slang hip hop è diventato uno strumento potente per l’empowerment, la costruzione di comunità e l’espressione di identità all’interno della cultura hip hop italiana e americana.

RACCONTARE UNA COMUNITÀ ATTRAVERSO UNA CULTURA COME L’HIP HOP

Analizzare una parola come uno slang soltanto da un punto di vista locatario sarebbe riduttivo oltre che errato. Le parole raccontano una storia e, allo stesso tempo, la tramandano. Come le parole, anche il corpo ha il suo ruolo nel comunicare una storia attraverso la comunicazione non verbale, come attraverso le gesta o, per restare in tema, attraverso balli. Tutt’oggi, nonostante la musica italiana ci abbia provato in più occasioni, risulta difficile utilizzare slang nati altrove e che raccontano la storia di una comunità che nulla ha a che vedere con la nostra. Per tale ragione, non vi sarà mai un’appropriazione da un punto di vista linguistico completa, in quanto le parole non si possono acquistare, ma solo crearne di nuove. Ciò dimostra, ancora una volta, come la musica possa comunicare qualcosa oltre le parole, valorizzando le possibilità di espressione e di riconoscimento del singolo come della sua intera comunità di appartenenza.

 

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