Il black humor della serie Netflix Santa Clarita Diet ci presenta uno zombie molto diverso da quello dell’attuale immaginario collettivo, ma non è la prima a farlo…
La figura dello Zombie ne ha fatta di strada dalle sue origini centroamericane, e grazie alla letteratura e alla cinematografia se oggi pronunci in occidente questo termine tutti capiscono che stai parlando di un morto vivente.
Lo Zombie contemporaneo
da figura prettamente horror questo particolare tipo di non-morto ha oggi assunto i caratteri dissacratori, ironici e grotteschi propri della società contemporanea. Non vediamo più il suo camminare barcollante come un qualcosa che ci inquieta, non ce lo immaginiamo inseguirci per mangiarci il cervello, ed anche quando appare negli horror non ci spaventa la sua presenza in se quanto il suo essere conseguenza di una catastrofe batteriologica voluta o meno da qualche bioterrorista.
Quando giochiamo a Minecraft è il nemico meno pericoloso, insomma, è così sfigato da starci simpatico.
Se volessimo azzardarci semiologi possiamo pensare che lo zombie è l’unico non-morto che conserva la carne, sì quella cosa che “è debole” (a differenza dello spirito) e che ci rende umani (troppo umani). Gli scheletri hanno delle forti ossa, i fantasmi non hanno proprio bisogno del corpo, lo zombie un corpo ce l’ha, e uno potrebbe ipotizzare di stenderlo con un comunissimo calcio nel basso ventre.
Tra realismo magico e realismo isterico
Carne o no, la antropomorfizzazione del soprannaturale è un filone importane della letteratura contemporanea. Più nello specifico possiamo disegnare una paronomia tra i tipi di realismo nella letteratura contemporanea, parliamo di realismo magico o realismo isterico.
il termine realismo isterico è stato coniato da un critico americano (tale James Wood) in un saggio su un romanzo dal titolo Denti Bianchi. Egli riferì questo termine all’ambizione “isterica” di determinati romanzi contemporanei che vogliono “essere grandi” a tutti i costi, inseguendo con ansia la vitalità. Un termine dispregiativo in pratica, Zadie Smith, l’autrice “imputata”, di tutta risposta definì il suo isterismo come: <<dolorosamente accurato per il tipo di prosa esagerata e maniacale che si può trovare in romanzi come il mio>>.
Più in generale l’isterismo va visto come una ricerca spasmodica del dettaglio al fine di “depersonalizzare il personaggio”: la Dublino dell’Ulisse di Joyce, riesce ad essere tale proprio in quanto esiste un soggetto che la racchiude in se, rendendola realtà. ma cosa accadrebbe se il soggetto venisse a mancare? Accade il realismo isterico, proprio come nel romanzo più famoso di un magistrale esponente di questa corrente (Don De Lillo), in cui il personaggio che genera la realtà è una pallina di baseball.
se l’occidente reagisce alla sua morte con l’isterismo, le altre zone del mondo reagiscono con la magia!
la coscienza occidentale moderna, formatasi con le tre grandi rivoluzioni (la scientifica, l’industriale e la francese), ha un suo pilastro portante proprio nell’abolizione della magia, ovvero dell’oscuro, dell’inconoscibile.
la cultura del resto del mondo, quella che fino alla fine della modernità non sarebbe mai potuta essere tedoforo dell’umanità, non ha avuto Copernico, Robespierre, o Henry Ford, è chiaro però che ci sono stati degli scambi culturali con Europa ed USA. Da qui l’intercultura, e la letteratura dell’intercultura, in cui i mondi in via di sviluppo “restituiscono” proprio ciò che manca al primo mondo, la magia di cui sopra.
Al di la della paronomia isterico-magico
Questa schematizzazione ha la sua età, lungo gli anni l’occidente ha imparato ad essere magico e i paesi in via di sviluppo ad essere isterici, sono nate quindi delle sintesi gradevoli. Un esempio l’abbiamo avuto proprio in Italia con Ammaniti e il suo racconto Lo Zoologo presente nella raccolta Fango del 1996: il giorno prima dell’esame di zoologia, ultimo prima della laurea, uno studente viene ammazzato da tre estremisti di destra dopo essersi intromesso nel pestaggio di questi ultimi nei confronti di un barbone. Grazie ai riti del barbone, conoscitore di antiche magie, lo studente rinasce come zombie e sempre da zombie si laurea e da inizio ad una brillante carriera accademica.
Una storia molto simile la vediamo in una serie Netflix del 1997 intitolata Santa Clarita Diet, in cui la madre di una tipica famiglia borghese statunitense si trasforma in uno zombie (unico sintomo è la voglia di mangiare carne viva e l’assenza di battito cardiaco, di fatti nessuno si renderà conto immediatamente di quanto sia accaduto), tuttavia Sheila continuerà a svolgere il suo lavoro di rappresentante immobiliare.
Isterismo e magia assieme, proprio come il racconto di Ammainiti di 21 anni prima.
Fabio Cirillo