Venerdì 28 settembre 2018, ore 12:02 in Italia. Mentre molti erano in procinto di prepararsi il pranzo, dall’altra parte del mondo si stava scatenando l’inferno. Prima un terremoto di 7,7 gradi Richter, poi un enorme maremoto, che insieme hanno messo in ginocchio l’isola di Sulawesi, in Indonesia.
La nazione è particolarmente soggetta a cataclismi simili a causa della sua posizione sul ‘ring of fire‘ del Pacifico (‘cintura di fuoco’ in italiano, cioè quell’area nell’oceano dove sono molto frequenti sismi ed eruzioni vulcaniche). Non è dunque purtroppo la prima volta che il paese si vede costretto ad affrontare una disgrazia simile. Si pensi anche solo al devastante tsunami del 2004. Questa volta, l’orrore si è scagliato all’altezza della città di Palu, una delle maggiori dell’intera isola e che si trova in fondo ad una lingua di mare.
L’eroe che riuscì a diminuire il numero delle vittime
Forse anche per colpa di questa particolare conformazione geografica, le onde causate dal terremoto hanno avuto la possibilità di guadagnare la loro immensa grandezza e forza distruttrice. Onde che non erano state previste dalle boe di segnalazione nelle acque limitrofe, arrivando a scagliarsi con tutta la loro potenza sulle spiagge gremite di persone ignare. Proprio in quegli attimi, infatti, sul lungomare si stava celebrando un festival con migliaia di partecipanti.
La loro sorte è ancora sconosciuta, così come l’esatto numero delle vittime. In due giorni, il totale si è addirittura duplicato (dalle circa 400 annunciate di sabato, questa mattina si è raggiunta la cifra di 832). Tuttavia, il calcolo si presenta ancora provvisorio a causa delle difficoltà dei soccorsi di raggiungere tutte le aree colpite. Anche per questo il presidente Joko Widodo, ora nella città colpita, annuncia la mobilitazione delle forze armate.
Sicuramente, però, la quantità dei coinvolti è minore di quella che sarebbe stata senza il coraggioso comportamento di Anthonius Gunawan Agung. Il ragazzo ventunenne era uno dei controllori di volo all’aeroporto di Palu. Prima dell’inizio del disastro era in contatto con un jet della Batik Air in fase di decollo. Anche nel mentre del terremoto, incurante del pavimento che gli si sgretolava sotto i piedi, ha continuato a dare istruzioni al pilota del jet per permettergli di fuggire. Solo dopo ha cercato una via di fuga, cioè un salto dal quarto piano del palazzo pericolante. Purtroppo, questo gli si è rivelato fatale. Ma il suo gesto eroico ha permesso di abbassare il contatore di vittime, già drammaticamente alto.
Lisbona 1755
La situazione indonesiana ricorda il catastrofico terremoto del 1755 a Lisbona. Seppur in quel caso le conseguenze furono più disastrose, la coppia sisma-tsunami accomuna i due fenomeni. Il paragone fa inoltre riflettere sul come relazionarsi a questo tipo di tragedie.
La capitale portoghese, all’epoca una delle maggiori d’Europa e a capo di uno stato nel fiore dei suoi anni, fu quasi totalmente distrutta. Nel disastro morì tra il 25 ed il 30% della popolazione della città. Questo causò non solo un naufragio per il Portogallo e le sue mire internazionali, ma anche tremende ripercussioni in tutta Europa.
Una catastrofe simile non si era mai verificata, e le reazioni furono varie e radicali. Questo portò ad uno stravolgimento del pensiero occidentale, con strascichi che hanno raggiunto addirittura il presente. Capostipite di questo cambiamento fu l’autore e filosofo francese Voltaire. Inizialmente appartenete alla corrente positivistica di Leibnitz, a seguito del disastro di Lisbona rivoluzionò il suo pensiero. Dal considerare il nostro mondo ‘il migliore di quelli possibili’, passò a vedere il male come presenza costante e a dubitare dei piani della Provvidenza divina.
Voltaire ed il peggiore dei mondi possibili
La sua rivoluzione prese totalmente piede con Candide, o L’ottimista, dove a colpi di sarcasmo e satira cercò di distruggere completamente la filosofia del ‘Tutto è bene’ opponendola a quella dell’Apocalisse. La sua risposta tragica e polemica a quello che tutti avevano inteso come una punizione divina (tesi avvallata dal fatto che la tragedia avvenne il giorno di Ognissanti) lasciò il mondo culturale del secolo a bocca aperta. Nessuno aveva mai osato reagire in modo così irriverente ai progetti divini, o addirittura li aveva mai messi in discussione.
La reazione di Voltaire aprì un dibattito sul modo di relazionarsi alle catastrofi naturali. Punizione divina o semplice scherzo della natura? Se il come rispondere in modo filosofico non è ancora chiaro, ciò che si presenta limpido è invece la reazione pratica che si dovrebbe avere. Così come fece Sebastião José de Carvalho e Mello, Marchese di Pombal, nel 1755 in Portogallo, così è necessario muoversi in Indonesia: ricostruendo e ammodernando il paese, in modo da elevarlo ancora e farlo rinascere dalle sue ceneri.