Il termine Ebolavirus designa una classe di organismi divisi in cinque specie differenti di cui quattro sono responsabili dell’EVD (ebola virus disease). Il ceppo più pericolo è Zaire ebolavirus, associabile alla maggior parte dei casi di infezione virale durante l’epidemia di febbre emorragica verificatasi in Africa Occidentale nel 2014.
Il termine ebola deriva dall’omonimo fiume dove è scoppiato il primo focolaio del 1976 nella Repubblica Democratica del Congo. Il virus presenta una morfologia filamentosa tipica dei filovirus ed una grandezza variabile tra i 1000 e i 1400 nm.

Sfruttare il sistema immunitario dei sopravvissuti per produrre un vaccino
Un team del Vaccine Research Institute ha recentemente esaminato dei campioni di sangue provenienti dagli individui sopravvissuti all’epidemia di Ebola del 2014 per analizzare le caratteristiche del loro sistema immunitario.
I linfociti B e T mediano dei processi fondamentali nella risposta immunitaria all’infezione virale anche se ancora poco è noto sui meccanismi di difesa coinvolti nella neutralizzazione del virus dell’ebola.

Stimolando le cellule dei sopravvissuti all’Ebola con degli antigeni dello stesso virus gli scienziati hanno dimostrato che erano presenti numerose cellule della memoria capaci di generare una risposta immunitaria tale da debellare l’organismo patogeno. Nei pazienti sopravvissuti il quantitativo di linfociti T citotossici CD8+ raggiungevano quote del 10.5% mentre negli individui normali esposti per la prima volta all’antigene la percentuale arrivava a stento allo 0.07%.
rVSV-ZEBOV: l’azienda Merck propone una prima soluzione
La società farmaceutica statunitense Merck & Co. sta lavorando da qualche anno sui trial clinici dell’rVSV-ZEBOV, primo candidato per diventare un vaccino contro l’ebolavirus. Il vaccino consiste in una versione ingegnerizzata geneticamente del virus della stomatite vescicolare alterata per trasportare con sè il gene dell’Ebola.
Nonostante gli studi siano fermi alla fase 2 della sperimentazione clinica, il vaccino è già stato testato in vivo nell’aprile del 2017 in Africa. Nonostante i risultati si fossero rivelati promettenti, la durata dell’efficacia del vaccino è ancora al vaglio della comunità scientifica a causa del tipo di trial clinico condotto e delle incongruenze in alcuni set di dati.
Roberto Parisi