“L’essenziale del linguaggio non è mai stato la funzione di comunicazione.” ( Jacques Lacan) Voglio partire da questa citazione, che in questo particolare periodo storico, dovrebbe farci riflettere.
Lacan ci parla di ferocia psicotica,spiegando il Tractatus (1921) di Wittgenstein, in questo testo, lo stesso offre un’immagine chiusa e senza speranza del linguaggio umano, presentandoci la comunicazione, con la forma generale della funzione della verità e cioè: [p, ξ, N( ξ )] ci spiega che in questa formula è condensata l’essenza del linguaggio. Parte da tutte preposizioni elementari, dopo si prende un insieme qualsiasi e si applica a questo sottoinsieme l’operatore della negazione congiunta (N), dicendo che questa è la formula più comune che ci permette il passaggio da una preposizione ad un’altra, mediante la quale si possono costruire tutte le altre funzioni di verità.
La trappola del linguaggio
La “Ferocia psicotica” di Wittgenstein, ci va a spiegare che, tutto quello che di sensato o no, si può dire già contenuto e da sempre contenuto in questa formula. Lacan riesce a trovare in lui, la descrizione, che possiamo definire spietata, della condizione di subordinazione che ha l’uomo nei confronti del linguaggio:
4.002 L’uomo possiede la capacità di costruirsi linguaggi, con i quali ogni senso può esprimersi, senza sospettare come e che cosa ogni parola significhi. – Così come si parla senza sapere come i singoli suoni siano prodotti. Il linguaggio comune è una parte dell’organismo umano, e non meno complicato di questo. È umanamente impossibile desumerne immediatamente la logica del linguaggio. Il linguaggio traveste il pensiero. Lo traveste in modo tale che dalla forma esteriore dell’abito non si può inferire la forma del pensiero rivestito; perché la forma dell’abito è formata a ben altri fini che al fine di far riconoscere la forma del corpo.
Parte esattamente da qui Lacan, dicendo che il linguaggio c’è “è una parte dell’organismo umano” e quelli che lo usano non sanno letteralmente cosa stanno facendo, non è quanto il linguaggio travisa il pensiero di ogni parlante, ma viene usato quasi come un fenomeno accessorio o secondario. Il problema del linguaggio è quello di come sia possibile uscirne, una volta caduti nel suo interno, è difficile trovare una via d’uscita quando si è intrappolati tra pensieri e parole. Cadere nel linguaggio infatti essere legati alla negazione, e quindi è impossibile avere un contatto immediato con l’oggetto dell’esperienza. Tra soggetto e oggetto c’è sempre il filtro del linguaggio/negazione, possiamo fare un esempio attraverso il suo celebre aforisma “Il n’y a pas de rapport sexuel” esprime proprio questa radicale impossibilità, il sesso non è altro che un corpo a corpo, eppure quando si introduce la parola l’altro diventa un corpo che c’è, ma potrebbe non esserci. Perchè l’affermazione diventa solo l’altra parte della negazione e così il corpo che c’è diventa l’ombra di quello che non c’è. Il mondo umano è fatto come di normali fatti positici, anche di fatti negativi, ma lo stesso Wittgenstein ci dice che «su ciò di cui non si può parlare si deve tacere».
Un sistema che per esistere non ha bisogno del soggetto
Abbiamo visto che nella proposizione 6 del Tractatus , è contenuta la formula che rappresenta e chiude l’intero campo del linguaggio, un sistema che non ha bisogno del soggetto per esistere. Allora, cosa c’entrano le fake news con Lacan e Wittgenstein, quando riceviamo un messaggio su what’s app, facebook o qualsiasi altro tipo di social network, sopratutto quando si sta affrontando un momento storico come questo, non facciamo caso a chi l’ha inviato, non chiediamo da chi è stato scritto, o anche se ci troviamo davanti ad una notizia ufficiale, questo può essere proprio un esempio di “sistema che non ha bisogno di un soggetto per esistere”. Sono notizie che, sì, partono da un soggetto, ma poi viaggiano alla velocità della luce, fanno il giro della nazione e a volte del mondo, e ad un certo punto quel soggetto smette di esistere. Lo stesso Wittgenstein ci dice che “i limiti del mio linguaggio, significano i limiti del mio mondo”, infatti dovremmo fare tutti come ci suggerisce Wittgenstein, una frase, dovrebbe avere senso se è l’immagine di un fatto e cioè uno stato di cose.
Il senso del mondo, è fuori dal mondo
Vorrei chiudere questo articolo partendo da questo pensiero, preso dal Tractatus :
6.41 Il senso del mondo dev’essere fuori di esso. Nel mondo tutto è come è, e tutto avviene come avviene: non v’è in esso alcun valore – né, se vi fosse, avrebbe un valore. Se un valore che abbia valore v’è, esso dev’essere fuori di ogni avvenire ed esser-così. Infatti, ogni avvenire ed esser-così è accidentale. Ciò che li rende non-accidentali non può essere nel mondo, ché altrimenti sarebbe, a sua volta, accidentale. Dev’essere fuori del mondo.
Cosa vuol dire che il “senso del mondo è fuori dal mondo” ? Lo stesso Lacan è d’accordo con il pensiero di Wittgenstein. Se noi applichiamo, questo pensiero alla vita di tutti i giorni, sopratutto la parte in cui lo studioso ci dice “Nel mondo tutto è come è, e tutto avviene come avviene: non v’è in esso alcun valore[..] .