“The Queen’s Gambit”, Sbarbaro e Alda Merini svelano i rischi della solitudine

Non poter contare davvero su nessuno, non avere un porto sicuro, sentirsi vuoti, non amati e lontani da tutto e tutti: questa è la solitudine.

(thesoundcheck.it)

Beth Harmon è la ‘regina degli scacchi’ nella nuova serie Netflix The Queen’s Gambit. Una donna che, uno dopo l’altro, riesce a sconfiggere tutti i suoi avversari scacchistici. Ma sarà una la partita che le costerà il maggiore sforzo: quella contro la solitudine. Anche Camillo Sbarbaro e Alda Merini provano a dare un volto a questo mostro nei propri componimenti.

La solitudine: un’ospite inaspettata

Chiunque abbia iniziato e concluso i sette episodi della miniserie The Queen’s Gambit (molto probabilmente nell’arco di una mezza giornata senza distogliere lo sguardo dallo schermo nemmeno un istante) rimpiange di non essere nato in Texas sotto il nome di ‘Elizabeth Harmon’. Impossibile non ammirare una donna del genere, un’ orfana che si è fatta strada da sola, che è riuscita a muoversi a testa alta in un ambiente di soli uomini, quello degli scacchi, non cedendo mai ma emergendo e addirittura eccellendo fino a divenire campionessa del mondo. La Harmon è una vera ‘determinata‘, un aggettivo che ormai tutti si attribuiscono con eccessiva facilità ma che solo una come lei può davvero vantare di possedere. Mette ogni giorno alla prova le proprie capacità, forza i propri limiti, non conosce comfort zone e si pone costantemente obiettivi che puntualmente realizza in modo eccelso.

Però ognuno ha i propri scheletri nell’armadio e quelli di Beth emergono al termine di ogni partita, quando il clamore del pubblico si acquieta e si ritrova sola, fuori da quel mondo costituito unicamente da 64 case bianche e nere, l’unico mondo che sa controllare benissimo. D’improvviso la gioia per i grandi traguardi conseguiti svanisce e lascia il posto alla solitudine. Anche Alda Merini, poetessa e scrittrice che ha avuto modo di conoscere la solitudine in manicomio, nel quale venne internata a causa del suo bipolarismo, parla di come incombe, in modo fulmineo e talmente penetrante da far cessare ogni naturale vibrazione dell’anima:

Ci sono momenti di solitudine

che cadono all’improvviso

come una maledizione,

nel bel mezzo di una giornata.

Sono i momenti in cui l’anima

non vibra più.

Alda Merini

Quando la ‘sirena del mondo’ smette di cantare

Il senso di solitudine provato da Beth cresce progressivamente di episodio in episodio e proporzionalmente alla perdita dei propri affetti: dal distacco con il custode dell’orfanotrofio Shaibel che le aveva impartito i primi insegnamenti sugli scacchi, all’addio all’amica Jolene, a quello obbligato nei confronti della madre deceduta di epatite, fino all’amore non consumato con Townes. L’apice della sua solitudine sopraggiunge negli episodi centrali della serie, quando più Beth si afferma nel mondo degli scacchi e si realizza personalmente, più le persone a lei care con cui condividere le vittorie sfumano via. Ciò la fa inevitabilmente precipitare in un vortice di sconforto, portandola ad alimentare la propria tossicodipendenza emersa precocemente, quando si trovava ancora in orfanotrofio. Elizabeth prova a colmare i propri vuoti interiori destreggiandosi tra una boccetta di pasticche e una bottiglia di vino per distaccarsi dalla realtà che la circonda.

Camillo Sbarbaro, poeta affine alla corrente del Crepuscolarismo novecentesco, è riuscito a descrivere le sensazioni della Harmon, con cento anni di anticipo, nel componimento in versi liberi Taci anima stanca di godere, appartenente alla raccolta Pianissimo. Sbarbaro spiega proprio cosa comporta il ‘distacco dal mondo’, come la gioia perda il suo gusto e come ogni evento non risulti più rilevante per chi come Beth si sente solo e perduto. La regina degli scacchi continua incessante a ‘mangiare’ cavalli, alfieri, re e regine, scalando le classifiche mondiali, ma questo non conta quando “perduta ha la sua voce la sirena del mondo“:

(…) La vicenda di gioia e di dolore 

non ci tocca. Perduta ha la sua voce
la sirena del mondo, e il mondo è un grande
deserto. (…)

Camillo Sbarbaro

Beth Harmon: scacco matto alla solitudine

The Queen’s Gambit, però, non è solamente di stampo drammatico-introspettivo, tutta questa solitudine e ‘sentire’ fungono solo da sfondo ai successi della Harmon. Infatti le maglie della trama, e dell’animo di Beth, si sciolgono sul finire della serie lasciando spazio ad una duplice vittoria per la protagonista: quella contro il campione del mondo russo Borgov e quella contro la solitudine.

Come ha fatto chiedete? Contro Borgov è stato sufficiente un semplice ‘Gambetto di donna‘, apertura scacchistica che dà il titolo alla serie, contro la solitudine invece una semplice scena che dimostra che non è mai stata sola davvero: quella in cui, prima della sfida finale contro Borgov, riceve una telefonata da Benny, Harry e i gemelli che le suggeriscono le ultime mosse prima del match e le fanno capire di esserci ed esserci sempre stati veramente per lei.

 

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