Nel 2018 abbiamo assistito ad un anacronistico revival delle teorie della Terra piatta. Sembra incredibile, ma a quanto pare ancora oggi ci sono persone che sostengono che il nostro pianeta non abbia una forma sferica, ma piatta. Queste teorie, in contrapposizione con convinzioni scientifiche assodate da secoli, vanno a braccetto con diverse altre teorie complottiste, nonché con fantasiose idee di astronomia, di geografia e di storia. Come hanno dimostrato le Iene, nelle loro puntate, i “terrapiattisti” sono un movimento assolutamente minoritario, ma in preoccupante crescita. Un aspetto inquietante della questione è che, nonostante le assurdità, sembra davvero difficile riuscire a confutare al 100% le loro convinzioni. Perchè? Forse siamo davvero vittime di un’allucinazione collettiva secolare e potrebbero davvero avere ragione?
La Terra piatta
Oggi, la Flat Earth Society si fa portavoce di una quantità di asserzioni sostenute da quelle che dovrebbero essere prove. Non è necessario ribadire qui le loro principali teorie: basta leggere le loro wiki e, perchè no, anche guardarsi il servizio delle Iene. Allo stesso tempo, anche uno studente delle medie saprebbe spiegare una quantità di motivi per cui la Terra non è un disco: un manuale scolastico di scienze naturali è più che sufficiente. Eppure, le affermazioni scientifiche non sembrano convincere i terrapiattisti, né tantomeno scalfire le loro teorie. Un terrapiattista si difenderebbe con una serie di affermazioni a cui non si può controbattere: non ci si può avvicinare ai bordi della Terra perchè sono difesi da soldati, le fotografie dallo spazio che mostrano la curvatura terrestre sono photoshoppate, gli astronauti sono attori ben pagati eccetera. Inoltre, tutto il sapere storico e scientifico insegnato anche in scuole ed università è stato manipolato da “poteri forti”, come massoneria ed Illuminati.
Chiunque, di fronte a queste affermazioni, rinuncerebbe alla discussione, non avendo modo di provare che hanno torto. E appunto questo è l’enorme punto di forza dei terrapiattisti: non si possono confutare perchè, pur se vestite come affermazioni razionali, in realtà sono teorie a-scientifiche, basate solo apparentemente su “fatti”. E, in quanto astratte dal pensiero logico, svincolate da giudizi di verità. La confutazione del terrapiattismo non è quindi un problema di geografia astronomica o di fisica, ma un problema di metodo scientifico. La disciplina che studia i principi regolativi della ricerca prende il nome di epistemologia. Uno dei più influenti studiosi di epistemologia del secolo scorso è stato Karl Popper.
Karl Popper e la vera scienza
Cosa direbbe Karl Popper sul terrapiattismo? Molto semplicemente, che non si tratta di scienza. Anche se a prima vista potrebbe sembrare una teoria di un certo valore per il continuo uso di termini tecnici (cosa che può attirare nuovi “adepti” convincendoli che si tratta effettivamente di esperti), in realtà mancano i presupposti per cui possa essere considerata una teoria scientifica.
Per Popper è necessario distinguere le teorie scientifiche da quelle non scientifiche. Per farlo, bisogna applicare il principio di falsificabilità: “una ipotesi acquista status scientifico solo quando viene presentata in una forma in cui possa essere falsificata…”. In altre parole, si può considerare scientifica una teoria che si presta a possibili critiche e smentite. Una teoria scientifica non è quindi una teoria vera, ma una teoria falsificabile e perciò controllabile. Questo criterio di demarcazione permette di distinguere sistemi scientifici da sistemi a-scientifici: un sistema basato su complottismi e su un ostinato scetticismo di fronte a prove empiriche non può essere considerato scientifico.
A differenza di quello che potremmo ritenere, Popper sostiene che le teorie scientifiche non sono mai da considerarsi vere: al massimo, sono da considerarsi non ancora falsificate. Non esiste alcun criterio di verità assoluto, quindi “tutta la conoscenza è fallibile, congetturale, ipotetica” (M. Baldini, introduzione a “Il razionalismo critico”, 2002). Se una teoria si presenta come infallibile, allora non fa parte della scienza empirica. Può, naturalmente, far parte di un altro dominio della cultura umana, come l’etica, la metafisica, la religione, l’arte e l’estetica, ma non deve arrogarsi la pretesa di spiegare la realtà empirica dell’universo o di parte di esso.
Gli “scienziati” della Terra piatta dimostrano perciò un atteggiamento a-scientifico: insistono nel sostenere un modello già falsificato e quindi non più scientificamente valido, rifiutando le confutazioni con affermazioni indimostrabili e non falsificabili (il controllo dell’informazione da parte di non meglio precisati poteri forti) e sostenendo l’irreperibilità delle “prove definitive” (occultate anch’esse dai poteri forti). Ecco perchè è inutile un confronto: non c’è peggior sordo di chi non vuole ascoltare né accettare una falsificazione popperiana.
Dubitare con metodo
Con questo non si vuole criticare la libertà di pensiero e di ricerca, né tantomeno sostenere che le teorie più corroborate debbano essere accettate acriticamente. Lo scetticismo, quando porta a critiche strutturate al pensiero e alle convinzioni dominanti, è il propulsore del progresso. Anche Popper infatti afferma che “la confutazione di una teoria… è sempre un passo avanti, che ci porta vicino alla verità”. Inoltre aggiunge che “benché nella scienza noi facciamo del nostro meglio per trovare la verità, siamo consapevoli del fatto che non possiamo mai essere sicuri di averla trovata”: la scienza non deve essere considerata definitiva, certa e inconfutabile, ma al massimo offrire una descrizione quanto più verosimile della realtà.
Quello che si vuole criticare del terrapiattismo è l’incapacità ad accettare un confronto ragionato: l’arroccarsi su posizioni complottiste non è segno di anticonformistico rifiuto del pensiero dominante, ma segno di debolezza di carattere. Nascondersi nella fantasia, dove il ragionamento non può nulla, è indice di incapacità ad ammettere di avere torto.
I terrapiattisti, insomma, sono un caso perso. Ma quello che possiamo imparare da loro è come non si fa scienza. Si può dubitare, certo, purché con metodo: un insegnamento valido intorno a tutto il globo terrestre.
Federico Mandelli
Citazioni da Karl R. Popper, “Il razionalismo critico”, a cura di M. Baldini, 2002