In un recente scambio di commenti tra il famosissimo immunologo Roberto Burioni e tra il filosofo Simone Regazzoni, non si è parlato di scienza o di filosofia della scienza (campo di studi di Regazzoni). Non si è parlato nemmeno di metodologia della ricerca scientifica e della divulgazione (seppur Regazzoni aspirava a questo). Il filosofo incolpa il medico dicendo: “La scienza è cosa buona, ma ci sono medici che ne hanno un’idea così ingenua ed imbarazzante da fare danno alla scienza. Però ignoranza ed arroganza non aiutano se decidi di metterti a discutere in uno spazio pubblico”.
Burioni va su tutte le furie e risponde: “Un professore a contratto che dice a un professore ordinario ‘vada a studiare ne ha bisogno’ è qualcosa che accade solo su Twitter, e solo in casi particolarissimi. O porta dei numeri a supporto della sua affermazione, oppure ai miei occhi rimangono delle frasi vacue che non esprimono altro che la sua frustrazione e che starebbero bene in un bar di periferia e non nelle aule universitarie che ancora lei è costretto – forse per questa sua ingiustificata protervia – a frequentare in maniera precaria. Però lei non è neanche professore e sta facendo qui su Facebook una lezione a me su come dovrei fare quello che lei mi pare non riesce a fare e che vorrebbe fare”, e conclude dicendo che Regazzoni, “da contrattista, mi sta facendo una lezione gratuita su come riuscire dove lei continua a fallire”.
Chi può parlare?

Ma allora, chi può parlare? Ed in base a quale legittimazione? Regazzoni non sarà professore ordinario ma è uno studioso brillante nei diversi campi filosofici: nella logica di Burioni, Regazzoni avrebbe molte più conoscenze per poter parlare di divulgazione scientifica, essendo filosofo della scienza. Oltre a questo banale esempio, bisogna considerare che lo studio non è per forza accademico (di certo aiuta) ma è anche personale e non sempre da correlare con lo status sociale. Il mondo accademico italiano è complesso, pieno di clientelismo e ormai in stallo da diversi anni. Fatte queste dovute precisazioni, bisogna capire che tutti possono parlare. Quando si argomenta una affermazione bisogna però rifarsi a fonti certe e discorrere in modo logico, come fatto da Regazzoni.
La critica a Burioni
E’ evidente invece che Burioni ha parlato di persone, status e ruoli, e non di argomentazioni logiche volte a smentire la tesi di Regazzoni. Che il filosofo abbia provocato in primis il medico è un dato di fatto; il motivo però rimane tutto legato al mondo della divulgazione. Lo stesso Burioni è medico e ricercatore fenomenale nei campi della virologia e dell’immunologia, ma rimane un pessimo divulgatore. Molto spesso è stata sollevata questa obbiezione a Burioni che ha risposto dicendo di non essere un divulgatore. Ma quando si inizia a parlare di scienza in un contesto pubblico – non consapevole delle tematiche trattate (come quello dei social) – si fa per forza di cose una attività di divulgazione. Il metodo Burioni e la relativa attività di blastaggio (ironizzare pesantemente sulla ignoranza dell’interlocutore) non portano lustro al dibattito scientifico. Anzi, moltissimi disinformati si chiudono a riccio, per difesa, e rinforzando le loro convinzioni anti-scientifiche. Un buon divulgatore dovrebbe invece confrontarsi con il suo pubblico, rispondendo ai vari dubbi in modo pacato ed ignorando coloro i quali non sono sulla pagina per imparare.
Giacomo Di Persio