Come tutti sappiamo, la rivalità tra le facoltà universitarie possiede una narrazione storica paragonabile solo alla faida tra le casate di Game Of Thrones, eppure – sia che siate dei maghi della matematica, sia che che l’unico “integrale” che conoscete sia il panino che vi siete portati in classe per pranzo – esiste una cosa che ci accomuna tutti e ci rende tutti ugualmente indifesi: la psiche. Ecco quindi una serie di stravaganti (e in alcuni casi raccapriccianti) sindromi psicologiche, ognuna delle quali collegata alla facoltà universitaria che più le si addice.
Biologia e Biotecnologie: Sindrome di Ekbom
Avete presente la spiacevole sensazione di avere qualcosa in testa che vi infastidisce? Potrebbe essere il senso di colpa per l’esame di biologia molecolare che avete lasciato indietro al primo anno. Ma se siete affetti dalla Sindrome di Ekbom è molto più probabile convincervi che si tratti un parassita che striscia sotto la vostra pelle. Essa è conosciuta con i nomi più disparati (parassitosi delirante, parassitosi allucinatoria, infestazione delirante) ma la diagnosi è sempre la stessa: parliamo di un disturbo ossessivo per il quale gli individui credono erroneamente di essere infestati da parassiti o insetti, sebbene non esista nessuna prova a conferma di questa teoria.
Le persone vittima della parassitosi delirante spesso riferiscono allucinazioni tattili ricorrenti, tra cui formicolio o la sensazione di parassiti che strisciano sopra e al di sotto della propria pelle: una convinzione allucinatoria frequente nei casi di abuso di sostanze stupefacenti (come cocaina o metanfetamina) o come effetto collaterale causato da alcuni psicofarmaci. Per sopperire a questa sensazione di “infestazione”, le persone affette da questa sindrome tendono così a colpirsi o grattarsi intensamente per eliminare gli “insetti”, spesso arrivando ad autoinfliggersi irritazioni cutanee, vesciche da sfregamento, bolle e ferite sanguinanti. A suscitare le paranoie delle vittime di tale disturbo sarebbero addirittura i propri capelli e peli (i cui follicoli o ghiandole sebacee vengono scambiati per parassiti vermiformi) o addirittura le fibre degli indumenti che, sfilacciate, appaiono agli occhi di queste persone come “zampe” o “antenne” appartenenti agli insetti che li aggrediscono.
Scienze e tecnologie alimentari: picacismo
Voi studenti di Scienze Alimentari lo saprete meglio di tutti noi: i gusti son gusti, e anche gli alimenti che ci causano più diffidenza potrebbero possedere principi nutritivi inauditi… ma non è sicuramente il caso della Sindrome da Allotriofagia – per gli amanti della forchetta, semplicemente noto come Picacismo – in nome della quale un individuo consapevolmente si ciba di sostanze non commestibili e nocive, se non addirittura velenose e mortali. All’interno del macro-gruppo di tali disturbi esiste comunque un’ampia varietà di scelta: i picacisti si differenziano infatti tra coloro che prediligono un prodotto specifico (come nel caso della Sindrome di Raperonzolo – o Tricofagia – caratterizzata dalla mania di ingerire inconsciamente i propri capelli) e coloro che invece si dilettano ingurgitando qualsiasi tipo di oggetto o sostanza, dalle “semplici” unghie fino a frammenti di piombo, vernice e anche spazzatura. Ancora non abbiamo notizie di varianti vegane o vegetariane di Picacismo: futuri dietologi, ci affidiamo a voi.

Lingue e letterature straniere: sindrome dell’accento straniero
Seppur vi risulti già faticoso farvi capire nel quotidiano, prendendo appunti in tre lingue diverse contemporaneamente e adottando come slogan delle vostre giornate la frase “aspetta, come si diceva in italiano?”, anche per voi cosmopoliti studenti di Lingue Straniere esiste una patologia ad hoc. Si tratta di un disturbo piuttosto raro, provocato da una lesione delle aree cerebrali responsabili del ritmo e della melodia del parlato, generalmente dovuto ad un ictus o un trauma. A descriverne uno dei primissimi esempi è la vicenda di una donna norvegese, che nel 1941 rimase ferita dall’artiglieria di guerra e – risvegliatasi dal coma – iniziò a parlare con un forte accento tedesco: inutile dire che nessuno pensò si trattasse della cosiddetta Sindrome dell’accento straniero, ma anzi la povera donna venne immediatamente scambiata per una spia nemica. Insomma, oltre al danno, la beffa.
A causa di un’involontaria modifica del modo in cui muovono lingua e bocca, le persone affette da questa bizzarra patologia infatti modificano senza accorgersene l’intonazione di vocali e consonanti (tanto che il termine inglese “yeah” potrebbe benissimo suonare come il corrispettivo tedesco “ja”), lasciando i propri interlocutori destabilizzati e convincendoli che quel confuso turbine di parole appartenga ad un vocabolario straniero.
Scienze Motorie: sindrome della mano aliena
Cari studenti di Scienze Motorie, vi capita mai di sentirvi talmente stanchi fisicamente da avere l’impressione che il vostro corpo da atleti si muova per inerzia? Ecco, immaginatevi se davvero esso prendesse totalmente il controllo sul vostro cervello: mentre con una mano tentate di afferrare un attrezzo l’altra involontariamente ve lo scaraventa a terra, o ancora mentre aspettate in fila siete costretti a muovervi in circolo perché una delle vostre gambe proprio non ne vuole sapere di smettere di camminare. Se credete che la colpa sia dei troppi test di Cooper, vi sbagliate: si tratta della Sindrome da arto alieno.
Questo disturbo – che colpisce tanto gli arti superiori quanto quelli inferiori – si manifesta a seguito di operazioni, tumori o ictus come conseguenza di un danno al lobo frontale, deputato al controllo dei movimenti, all’attività del corpo calloso ed al collegamento degli emisferi cerebrali.
Un’estensione di questo disturbo è la cosiddetta Somatoparafrenia, ovvero la credenza che uno dei nostri arti in realtà non appartenga al nostro corpo, ma che (essendo estraneo) debba essere immediatamente allontanato: alcune vittime di questo “scherzo cerebrale” arrivano addirittura a diventare aggressive nei confronti della parte del corpo “sconosciuta” e provano a liberarsene picchiandola o addirittura tentando di amputarsela.
Medicina e Chirurgia: apotemnofilia
Sempre all’ambito dell’eros nei confronti delle auto-amputazioni (sì, avete letto bene) appartiene anche la sindrome dedicata agli aspiranti dottori della facoltà di Medicina e Chirurgia. A loro tocca infatti l’Apotemnofilia: un po’ perché riguarda il loro pane quotidiano, e un po’ perché non abbiamo dubbi che riusciranno a leggere correttamente il nome di questa malattia. Essa è una singolare condizione psichiatrica per la quale un individuo prova un desiderio irrefrenabile di amputare uno o più membri del proprio corpo, non tanto perché percepiti come estranei – come accadeva nella Somatoparafrenia – ma piuttosto per una questione di “gusto personale”. Stando ai pochi casi documentati, infatti, le persone affette da tale disturbo mostrano una malsana invidia nei confronti di individui amputati e, per raggiungere la loro condizione (considerata ideale dagli apotemnofili), ricorrono a “soluzioni artigianali” o arrivano addirittura a farsi investire da automobili o treni pur di riportare danni abbastanza gravi da dover necessariamente essere soggetti ad amputazione delle parti del corpo da loro non gradite. L’apotemnofilia, però, non si limita solo ad un desiderio fisico, ma può riguardare altresì la volontà di diventare sordo, cieco, paralizzato e – in alcuni casi – quella di usare stampelle o sedie a rotelle. Sebbene oggigiorno la causa di questo disturbo sia ancora sconosciuta, la teoria biologica suggerisce che possa trattarsi di una condizione neuropsicologica legata ad un’anomalia nella corteccia cerebrale: ricordatevelo per quando avrete la possibilità di testare su voi stessi una risonanza magnetica.

Veterinaria: sindrome di Uner Tan
Per gli amanti degli animali e del profondo legame affettivo ed emotivo che ci lega ai nostri amici a quattro zampe, portiamo invece l’esempio di chi ha letteralmente fatto di questa filosofia il proprio stile di vita, divenendo nel 2006 protagonista nientemeno che di un documentario firmato dalla BBC. Ben cinque dei diciannove figli di una famiglia originaria della Turchia meridionale sono infatti affetti della rarissima Sindrome di Uner Tan: una malattia genetica che si manifesta con il quadrupedalismo, spingendo chi ne soffre a camminare a quattro zampe. Sebbene queste persone siano fisicamente capaci di restare in piedi, erette sulle proprie gambe, per deambulare necessitano sempre di appoggiare i palmi a terra, in una modalità che alcuni scienziati riconducono ai nostri primogenitori Sapiens prima dell’evoluzione al bipedismo. Nonostante le loro capacità intellettive limitate, uno scarno vocabolario di circa 100 parole e una ridotta coscienza di sé e dell’ambiente circostante, i cinque figli della (ormai mondialmente famosa) famiglia Ulas hanno sviluppato un’andatura quadrupede molto spedita. A differenza dei primati quadrupedi, però, essi non appoggiano il peso del proprio corpo sulle nocche, ma direttamente sui palmi, tenendo le dita sollevate da terra: una scoperta curiosa, capace di suscitare nuove domande circa l’evoluzione dell’uomo e quindi di diritto anche un po’ appartenente ai colleghi della facoltà di Archeologia.

Lettere e Ingegneria: bibliomania vs. numerofobia
Per quanto riguarda “gli opposti che si attraggono” di Lettere e Ingegneria, abbiamo invece una coppia di disturbi che vede per protagonisti da un lato la travolgente passione dei primi per i libri e, dall’altro, il temibile avversario della matematica per i secondi. Quando il semplice appagamento di fronte alla lettura di un buon capolavoro letterario si trasforma infatti in qualcosa di più ossessivo, tanto da spingere una persona a collezionare ossessivamente centinaia di libri (bibliomania), o ancora a rubarli in modo compulsivo (bibliocleptomania), a seppellirli (bibliotafia) o addirittura a mangiarli (bibliofagia), ecco, a quel punto anche per l’erede di Dante Alighieri sarebbe il caso di ammettere di avere un problema.
In territorio totalmente opposto – in cui le uniche lettere che possiamo sperare di leggere sono greche e inserite dentro una formula matematica – si potrebbe invece manifestare la cosiddetta numerofobia: letteralmente la paura dei numeri, da alcuni provata verso cifre universalmente considerate sfortunate (13) o maledette (666), da altri invece limitata solo ai numeri pari o a quelli dispari, e da alcuni invece incondizionata verso qualsiasi numero. Il che potrebbe rivelarsi un problema, dato che i numeri sono infiniti.
Quindi, in sostanza, la morale in tutto questo qual è? Forse che sarebbe meglio fare lezioni di Lettere a stomaco pieno, o magari che non ci conviene portare uno studente di Ingegneria ad una tombolata. O più semplicemente, che non importa quale sia la tua facoltà perché ci sarà sempre una patologia ossessiva, bizzarra e imbarazzante che rischierai di portare a casa molto prima della tua laurea.
Francesca Amato