Si può sfuggire al destino? Rispondono Vecchioni in Samarcanda e Edipo

Le vicende mitiche di Edipo, patricida e re di Tebe, hanno un filo che le collegano molto da vicino alla canzone Samarcanda di Roberto Vecchioni.

si può sfuggire al destino

Entrambe le storie possono essere interpretate alla luce di una domanda. Si può sfuggire al destino? Può l’uomo essere completamente autore della propria fortuna? Addentrandoci in queste vicende scopriremo una possibile risposta.

Edipo non può sfuggire al suo destino

La saga dei Labdacidi, ossia quella che coinvolge personaggi come Edipo, Antigone, Eteocle e Polinice, è una delle più fortunate del mondo greco e ancora oggi una delle più note. In particolare, la storia di Edipo, figlio di Laio, è inerente al tema dell’ineluttabilità del destino, tema assai sentito nel mondo antico. A grandi linee tutti conoscono l’impresa di Edipo. Attraverso la sua astuzia, riesce a risolvere l’indovinello della Sfinge che perseguitava Tebe, diventando così re della città e prendendo in moglie la regina Giocasta. Fin qui il destino sembra avere poca inerenza, ma se si fanno alcuni passi indietro tutto apparirà esattamente come profetizzato dall’oracolo di Delfi. La Pizia aveva infatti raccomandato a Laio, re di Tebe, di non avere figli, spiegandogli come la sua prole l’avrebbe ucciso e avrebbe sposato sua moglie, Giocasta. Il re decide di attenersi alle parole dell’oracolo, ma una notte, in preda all’ebbrezza, finì per mettere in cinta la regina, dando poi alla luce un bambino, Edipo. Terrorizzato dalla profezia, il re abbandona sul monte Citerone il neonato, dopo avergli legato i piedi. Lì fu però trovato da un pastore, che impietosito lo consegnò ai sovrani di Corinto, Polibo e Peribea, che lo crebbero come figlio loro. Quando però Edipo venne a sapere che era un trovatello, si recò a Delfi per interrogare l’oracolo. Il responso della Pizia, vago come sempre, gli raccomandò di non tornare a casa o avrebbe ucciso il padre e sposato la madre. Credendo che si riferisse a Polibo e Peribea, si diresse verso Tebe, dove trovò per strada Laio, il suo vero padre. Tra i due nasce un diverbio che porterà Edipo a uccidere il genitore. Dopo il delitto continuò il suo viaggio a Tebe, dove la vicenda si conclude esattamente come la profezia aveva predetto, ossia con le nozze con la madre. Edipo non ha potuto sfuggire al destino.

Il soldato di Vecchioni fugge in pasto alla morte

L’inconfondibile ritornello di Samarcanda è nella testa di tanti amanti della musica. La canzone, allegra e gioiosa per il suo ritmo, nasconde però un significato più oscuro. La storia racconta le vicende di un soldato, sopravvissuto alla guerra e intento ai festeggiamenti terminate le ostilità. Durante i balli, la musica e le bevute, si accorge di una nera figura, la Morte, che lo osserva in mezzo alla folla. Terrorizzato, chiede al suo re di dargli un cavallo per fuggire lontano, fino a Samarcanda. Così galoppa per due giorni, di notte e sotto il sole, per giungere infine a quella città lontanissima. Il soldato non fa in tempo a tirare un sospiro di sollievo, perché su una soglia trova la Morte ad attenderlo. Quando, rassegnato a non poter sfuggire al proprio destino, racconta alla nera signora tutto quello che avesse fatto per evitarla, da quando l’aveva vista guardarlo con malignità nella capitale, ottiene una risposta sconvolgente. La Morte non lo guardava con malignità, era solo stupita di vederlo così lontano da Samarcanda, dove invece doveva attenderlo. Ritorna quindi il tema dell’ineluttabilità del destino: il soldato ha tanto faticato per sfuggire alla Morte, solo per finire dritto tra le sue braccia.

Il mondo antico non sapeva sfuggire al destino

Queste visioni del mondo, per cui non si può sfuggire al proprio destino, sono tipiche del mondo antico. Non a caso il mito di Edipo fu uno dei più popolari nella Grecia fin dall’Età Arcaica e la canzone di Vecchioni si rifà a diverse storie orientali, di cui una molto simile è narrata nel Talmud, uno dei libri più importanti per l’Ebraismo e che al suo interno contiene anche materiale folkloristico. È possibile argomentare che in un’epoca in cui la vita era molto incerta e una banale febbre poteva portare via un uomo adulto e sano, fosse molto più semplice e consolatorio crede all’ineluttabilità del destino. Il discorso è ampio e non può, nemmeno in misura minima, essere trattato qui, ma appare chiaro come anche culture diverse abbiano nei secoli mantenuto questa credenza, fino a farla diventare un tema ricorrente anche nelle produzioni di artistiche e musicali del XXI secolo.

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