Se esistesse Dio, sarebbe annoiato poiché onnipotente? La nausea di Dio esiste e vive a Bruxelles

Essere onnipotente e riuscire a vivere senza nulla che riempie le giornate non sempre è un bene perché “la noia” potrebbe trasformare anche Dio in un uomo dispotico e malvagio.

Viktor Orban raffigurato come un cattivo da fumetto, di quelli alla James Bond. (economist.com)

Anche Dio si annoia e l’unico motivo per cui ha creato l’umanità è riuscire ad avere qualcosa da tormentare e quindi, qualcosa da fare per cercare di allontanare la noia che lo attanaglia.

L’angoscia di Dio.

Cattivo, violento e dispotico sono i tre aggettivi che vengono usati nel film “Dio esiste e vive a Bruxelles”, uscito nelle sale cinematografiche nel 2015, per descrivere la “persona” di Dio. Interpretato da “Benoît Poelvoorde” l’idea che viene trasmessa da questo film in merito a Dio è ben lontana dalla figura cristiana di “padre benevolo”. Il creatore, infatti, vivrebbe in uno squallido appartamento a Bruxelles insieme alla moglie e alla figlia Ea di cui abusa sia verbalmente che fisicamente. Unica occupazione di Dio è manipolare e controllare l’umanità attraverso un computer. Dio sembra essere pervaso dalla “nausea” esistenziale di cui parlava il filosofo Jean-Paul Sartre, una condizione propria dell’essere umano che sarebbe inevitabilmente condannato un’esistenza solitaria e angosciosa.

Ea e il tentativo di fuga.

Stanca dei continui abusi subiti, Ea, figlia minore di Dio, dopo aver scoperto che il padre maltratta e uccide gli uomini per puro divertimento decide di scappare da questa condizione di angoscia che è propria, a questo punto, non solo di Dio, ma di tutto l’ambiente in cui egli vive. Prima di fuggire, però, la giovane Ea decide di rivelare a tutti gli esseri umani la datata della loro morte inviando loro un SMS. Fatto questo, la ragazza fuggirà sulla terra, seguendo l’esempio di suo fratello maggiore Gesù, che nel film viene chiamato J.C, decisa a radunare dei nuovi apostoli per poter scrivere il “nuovo nuovo testamento”. La fuga della giovane, oltre che dagli abusi paterni, è da intendersi, a mio avviso, come un tentativo di fuga da quella “nausea esistenziale” che avvolge totalmente la casa in cui per anni la ragazza è stata costretta a vivere. Ea incarna perfettamente il concetto di “nausea” descritto da Sartre, la giovane, infatti, esattamente come l’uomo descritto dal filosofo nella sua opera, è sempre stata sola, condannata a decidere in modo autonomo come agire. Esattamente come nell’opera di Sartre, la liberà di scelta, è da intendersi non come una visione pessimistica della realtà, infatti, questa libertà concepisce l’uomo come l’unico detentore delle libertà morali e intellettuali. Ea, dunque, rappresenta in toto la scelta consapevole di voler fuggire da quella condizione che è la “nausea/noia” che il padre riversa costantemente su lei e la madre.

La “sconfitta” di Dio e l’inizio di un “nuova vita”.

Infuriatosi con la figlia a causa della manomissione del suo computer, Dio decide di recarsi personalmente a Bruxelles determinato a trovare la ragazza per poterla punire ancora una volta. L’arrivo di Dio in città e l’impossibilità di usare il suo computer mostrano la vera natura del creatore: un uomo impacciato e senza alcun potere soprannaturale che non riuscirà a trovare neanche la sua stessa figlia. Scambiato per un barbone, Dio verrà considerato un immigrato e verrà estradato dal paese. Nel frattempo, in casa, la moglie, che fino a quel momento era stata in silenzio a subire le angherie del marito riesce a far ripartire il computer precedentemente manomesso da Ea diventando lei stessa la nuova divinità. La dea, che a differenza del marito non è afflitta dalla condizione di “noia” deciderà di rinviare la data di morte di tutte le persone dando così inizio ad un “nuovo mondo”.

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