Scopriamo l’identità e il ruolo delle cinque donne protagoniste della Divina Commedia

Attraverso le donne protagoniste della divina commedia scopriamo l’universo femminile tratteggiato dal Poeta nella sua opera.

Oltre alla donna angelo per antonomasia nella Divina Commedia è possibile imbattersi in altre donne, alcune storicamente esistite, che, ognuna a modo suo, contribuiscono a delineare l’universo femminile dell’opera dantesca.

BEATRICE

La figura femminile centrale della Divina Commedia, nonché donna angelo per antonomasia, è fuor di ogni dubbio Beatrice. A Beatrice si allude già nel primo canto dell’Inferno e compare poi esplicitamente nel secondo in veste d’intermediaria o aiutante indiretta del protagonista. La figura di Beatrice assume nella Commedia nuovi valori e significati, pur comunque continuando a mantenere i tratti stilnovistici che aveva nella “Vita nuova”. Ella appare nel paradiso terrestre e lo fa per rimproverare Dante e ricordargli il suo comportamento non del tutto positivo quando, morta lei, si era lasciò traviare dedicandosi ai beni mondani. Nella terza cantica Beatrice stessa sarà inoltre la principale guida del pellegrino, quasi fino al momento culminante della visione di Dio, da quel momento in poi a lei subentrerà il mistico Bernardo. Beatrice allora nella Commedia diventa allegoricamente strumento indispensabile per raggiungere la verità, oltre che, secondo la concezione stilnovistica, ha il compito di condurre a Dio.

FRANCESCA DA RIMINI

Francesca, figlia di Guido da Polenta, signore di Ravenna, andò in sposa a Gianciotto (“ciotto” significa zoppo) Malatesta, signore di Rimini. Tuttavia si innamora del fratello del marito, Paolo, il quale era già sposato ed era dunque divenuto il suo amante. I due innamorati furono colti sul fatto, Francesca fu così uccisa dal marito stesso insieme al cognato. Francesca sarebbe l’incarnazione di un amore di derivazione cortese ma con esito peccaminoso; è il modello negativo, vittima di una passione travolgente che si colloca al di là di ogni forma d’amore codificata e conduce alla tragedia. Francesca non si mostra tuttavia pentita della propria passione che ancora nella Commedia la travolge e la lega a Paolo. Nella Divina Commedia la ritroviamo nel V canto dell’Inferno, nel girone dei lussuriosi.

PIA DE TOLOMEI

Secondo la maggior parte dei commentatori antichi Pia De Tolomei sarebbe stata moglie di Nello o Paganelloo de Pannocchieschi, signore del castello della Pietra, in Maremma. Il marito l’avrebbe fatta uccidere o per gelosia o per sposare Margherita Aldobrandeschi, con la quale aveva intrecciato una relazione. Tuttavia non ci sono riscontri di una donna con tal nome nei documenti storici relativi alla illustre famiglia senese dei Tolomei. Secondo Benvenuto da Imola Nello l’avrebbe fatta precipitare giù da una finestra del castello per mano di un servo. Altri commentatori parlano della leggerezza e della bellezza della donna che avrebbe causato la gelosia del marito. Nella Divina Commedia la ritroviamo nel V canto del Purgatorio.

PICCARDA DONATI

Secondo quanto viene raccontato dagli antichi cronisti, tra cui anche l’Ottimo, Piccarda Donati sarebbe stata la figlia di Simone Donati, era una giovane molto bella e molto religiosa tanto da decidere di entrare nel monastero di Santa Chiara a Firenze per farsi monaca. Ma il fratello Corso, il capo dei Guelfi neri, le fece sposare con la forza Rossellino della Tosa, un violento nobiluomo seguace del partito dei Neri. Secondo le cronache Piccarda si ammalò e di lì a poco morì. Piccarda aveva vissuto un’esistenza dunque travagliata avendo dovuto subire la volontà del fratello ed essendo stata costretta a piegarsi alle ragioni della politica che avevano sopraffatto quelle del suo cuore. Nella Divina Commedia la ritroviamo nel III canto del Paradiso.

MATELDA

Secondo i commentatori più antichi si tratterebbe della contessa Matilde da Canossa. Costei aveva preso posizione a favore di papa Gregorio VII nella guerra contro l’imperatore Enrico IV e poi aveva lasciato in eredità i suoi territori alla chiesa. Tuttavia non si è certi riguardo alla sua reale identità. Matelda nella Commedia è un simbolo e rappresenta la condizione perfetta di felicità dell’uomo immune al peccato, che coincide col momento della sua collocazione nel paradiso terrestre; tale felicità e perfezione secondo Dante può essere riconquistata in parte sulla terra se si seguono i principi delle virtù morali. Nella Divina Commedia la ritroviamo nel XXVIII canto del Purgatorio.

 

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