Come può il digitale essere l’ultima frontiera del restauro e della conservazione dei beni culturali? Scopriamolo con un po’ di spirito natalizio, attraverso la Natività di Caravaggio.

Sono numerosi i casi di opere trafugate o soggette a fattori di degrado difficilmente arginabili. La scorsa settimana Alberto Angela ci ha accompagnati lungo le orme di Caravaggio, uno dei più grandi artisti della storia. Proprio una delle sue opere è stata oggetto di furto. Mai più ritrovata. Cerchiamo di comprendere il ruolo delle innovazioni digitali in queste situazioni.
“Stanotte con Caravaggio”
Mercoledì 16 dicembre Alberto Angela ha ripreso il ciclo di “Stanotte a…” parlando di uno dei più controversi artisti di tutti i tempi: Michelangelo Merisi, “Caravaggio”. Nel corso della puntata ha ripercorso, attraverso le sue opere più conosciute, i momenti salienti della vita del maestro. Partendo dall’apprendistato, dal lavoro presso la bottega del Cavalier D’Arpino, fino al suo ultimo viaggio nel disperato tentativo di “salvare” le opere che gli avrebbero permesso la revoca della condanna a morte da parte di papa Paolo V. Nel corso della narrazione, ad opera di Giovanni Baglione, biografo e “rivale” del Caravaggio, diventa centrale comprendere il suo animo inquieto e le tecniche che usava per esprimerlo a pieno in ogni sua opera.

Il Caravaggio scomparso…
Lo stile di Caravaggio era particolare, unico per il suo tempo. Amava dipingere su tela, su una preparazione scura. Utilizzava spesso uno specchio che gli consentiva di avere una visione totale del soggetto da rappresentare. Voleva che le sue figure emergessero pian piano dal fondo scuro. Proprio per questo motivo, analizzando le stratigrafie delle sue opere, si nota la presenza di uno strato “mancante”: la preparazione bianca, sostituita con una scura, che è, al contempo, anche sfondo. Gli strati più superficiali sono composti dai pigmenti, abbastanza costanti come tipologie nel corso della sua vita, uniti al legante. Come sappiamo tutto questo? Grazie alle tante analisi diagnostiche effettuate durante i restauri delle sue opere. Proprio i dati accumulati durante l’ultimo restauro, hanno permesso di “recuperare” un capolavoro perduto del Caravaggio: la “Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi” che si trova nell’oratorio di San Lorenzo a Palermo.

…e “recuperato” da Factum Arte
La “Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi” fu rubata dall’oratorio di San Lorenzo durante la notte del 17 ottobre 1969 e non è mai stata ritrovata. Durante le indagini sono state fornite varie versioni del furto e della successiva vendita, tutte discordanti tra loro. Tutt’ora rientra nella lista mondiale dell’FBI dei dieci capolavori rubati più importanti. Perchè parlo al presente di un’opera mai ritrovata? Semplicemente perché nel dicembre 2014 Peter Glidewell ha invitato a Palermo Adam Lowe, direttore di Factum Arte, per incontrare Bernardo Tortorici, responsabile dell’Associazione Dimore Storiche e con l’intervento di Sky TV hanno progettato qualcosa di impensabile: realizzare una ricostruzione di un dipinto che non esiste più.
L’obiettivo: ottenere una copia fedele allo spirito dell’originale ma realizzata con le tecnologie attuali. L’operazione ha coinvolto persone con competenze in fotografia, elaborazione delle immagini, restauro digitale, pittura, restauro, storia dell’arte, stampa digitale e verniciatura.

Operazione Caravaggio – “Mistery of the Lost Caravaggio”
While making an exact copy of a painting is a painstaking and technologically challenging task, making a meaningful re-creation of a painting that no longer exists presents a different set of challenges […]
Dall’articolo di Factum Arte su “Mistery of the Lost Caravaggio”

L’operazione è partita da una fotografia dell’opera scattata da Enzo Brai nel 1968. Nonostante il riadattamento in formato 1:1, i colori risultavano, però, sbiaditi. Factum Arte ottenne, nel 2009, una commissione che prevedeva la riproduzione di 3 dipinti del maestro siti a San Luigi dei Francesi, a Roma. Proprio in quell’occasione, la fondazione è riuscita a raccogliere le informazioni di cui aveva bisogno. Il primo passo fu quello di fotografare ad alta risoluzione piccole sezioni dei dipinti, poi riassemblate a creare un file di più di 6GB per ogni opera. Gli esperti di conservazione si occuparono di realizzare una tabella dei colori: strumento essenziale per garantire la tonalità ed il colore corretti. Grazie alla Macro-fotografia si indivuduarono anche sottili cambiamenti nella superficie, oltre alla complessa trama del fondo e degli strati di pittura ed alle tracce di interventi effettuati durante il restauro.
Restauro – “Ultima frontiera”
Le informazioni ottenute a San Luigi dei Francesi sono state fondamentali per capire come Caravaggio poteva aver dipinto la “Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi”.
Inoltre si è scoperto che, durante l’ultimo restauro, presso l’ISCR di Roma erano stati prodotti dei negativi su lastra di vetro che hanno fornito informazioni essenziali sulle pennellate. Dalle immagini del 1951 era chiaro che l’opera, prima dell’ultimo restauro, era in condizioni fatiscenti. All’atto di integrare queste informazioni con quelle ottenute a Roma, sovrapponendole alla fotografia iniziale, l’opera originale ha iniziato ad emergere. Caravaggio ha una “trama” unica che contraddistingue i suoi dipinti. È impossibile replicare le sue pennellate digitalmente, nonostante la stampa a diversi strati su tela, con l’utilizzo di una stampante digitale flatbed con inchiostri pigmentati appositamente costruiti. Solo manualmente è stato possibile recuperare parzialmente quell’effetto. Il supporto in tela è stato prima ricoperto con uno strato di colla animale, poi con una preparazione a mezzo gesso, successivamente è stato stampato incorporando le informazioni ricavate dalle fotografie dell’ISCR. La fondazione inviò la stampa definitiva a Palermo, dove è attualmente esposta, verniciata ed agganciata alla cornice originale.
