Il film “Troy” e Ovidio raccontano l’amore tra Achille e Briseide

Il rapporto tra Achille e Briseide è piuttosto complicato ed è stato interpretato in modi diversi nella letteratura, nell’arte e nel cinema. Omero nell’Iliade non ci fornisce molti indizi sull’esistenza di una relazione amorosa fra i due ma nonostante questa penuria di informazioni si è molto fantasticato riguardo la loro “ship”. 

Brad Pitt in una scena del film “Troy” da (www.wikipedia.org)

Amore autentico o semplice sfruttamento di una schiava, per quanto fosse la prediletta? Nel film “Troy” fra il guerriero greco e la sacerdotessa troiana sembra nasca una connessione profonda nonostante la differenza di condizione sociale. Non si può invece dire lo stesso riguardo il punto di vista che ci offre Ovidio, il quale con ironia ci presenta una Briseide lamentosa e innamorata ma non corrisposta dal proprio disinteressato amato.

La storia di Achille e Briseide nell’Iliade

Le vicende dei due, narrate nell’Iliade, si collocano nel contesto della guerra di Troia, provocata dal rapimento di Elena, moglie del re greco Menelao, da parte del principe troiano Paride. Achille prese la città di Lirnesso, alleata di Ilio, e come parte del bottino si riservò la principessa Briseide, sacerdotessa di Apollo e sposa di Minete. Successivamente si scatenò una pestilenza fra gli accampamenti dei soldati greci, provocata dal dio Apollo, furioso per il ratto di Criseide, figlia di Crise, sacerdote della divinità solare. Il re acheo Agamennone teneva Criseide come schiava ma per far cessare la maledizione del dio dovette restituirla al padre. Non rinunciò facilmente alla bellissima donna e in cambio di questo sacrificio s’impadronì della schiava di Achille, Briseide. L’eroe invincibile divenne furioso e si adirò terribilmente per l’offesa ricevuta, rifiutandosi di combattere con i suoi soldati. La sua assenza tra le file dell’esercito provocò l’indebolimento del fronte greco e il prevalere dei troiani. L’Atride cercò invano in tutti modi di placare la rabbia del Pelide restituendo Briseide e portandogli dei doni. L’unico avvenimento che convincerà Achille a tornare a combattere sarà la morte dell’amato cugino Patroclo. Quest’ultimo per dare coraggio ai soldati aveva indossato le armi di Achille e, fingendosi lui, aveva guidato gli uomini in battaglia e finì così ucciso da Ettore, il grande guerriero di Troia.

L’amore rappresentato in “Troy” come quello delle favole

Uno spazio rilevante è concesso alla storia d’amore tra Achille e Briseide nel film “Troy”. La pellicola, uscita nel 2004 e diretta da Wolfgang Petersen, è incentrata sui fatti narrati nel poema epico di Omero. Fin dal primo incontro tra la giovane e il semidio, egli dimostra rispetto e delicatezza nei suoi confronti nonostante la mentalità dell’epoca lo spingesse ad approfittare della sua condizione di superiorità. I dialoghi fra i due sono molto profondi e infine l’eroe abbatte la diffidenza ribelle e tenace di Briseide e ottiene il suo amore senza forzarla. Nello svolgersi delle vicende la sacerdotessa troiana ha un ruolo centrale in quanto Achille quasi uccide il re Agamennone per la rabbia di averla persa e si placa solo per l’intervento di Briseide stessa. In seguito la salva dalla truppa dei soldati ai quali l’Atride l’aveva consegnata affinché si divertissero, dimostrando un interesse autentico nei suoi confronti. Persino al momento della presa di Troia, quando gli achei escono dal cavallo di legno, l’eroe pensa solamente a salvare la sua amata Briseide. Il rapporto fra i due è reso in modo molto romantico, in netto contrasto rispetto alle fonti omeriche, secondo cui l’amore di Achille era per Patroclo e per la gloria in battaglia, e al punto di vista beffardo che ci offre Ovidio.

“Briseide consegnata da Achille agli araldi di Agamennone” di Antonio Canova

La lettera elegiaca di Briseide: il lamento di una donna disperata

Ma si doveva darmi e sono stata data. Da molte notti sono assente, ma tu non mi reclami: la tua ira
è lenta. (…) Per quale colpa, Achille, ho meritato che tu mi ritenga di poco prezzo? Dove se n’è andato così presto da noi il fugace amore?(traduzione dal latino di Pietro Rapezzi)

L’epistola immaginaria di Briseide è la terza di quelle contenute nella raccolta “Heroides” scritta dal poeta latino Ovidio tra il 25 e il 16 a.C. Queste lettere sono indirizzate da eroine del mito ai loro innamorati o mariti e contengono in distici elegiaci sfoghi di dolore o dichiarazioni d’amore. Briseide pateticamente si lamenta dell’abbandono di Achille e cerca di convincerlo a riprenderla con sé, convinta che lui arda d’amore per lei. La donna si rivolge all’eroe chiamandolo padrone e marito, termini in opposizione in quanto lei non può aspirare al matrimonio con lui essendo solo una sua serva. La giovane si riconosce schiava d’amore, secondo un altro tòpos letterario tipico del genere, il “servitium amoris” (schiavitù per amore). Tuttavia l’autore scambia i ruoli, non è più l’uomo innamorato ad essere soggiogato dall’amore per l’insensibile matrona, ma è la donna a essere sottomessa, sia nella realtà, Briseide è a tutti gli effetti proprietà di Achille, sia a livello sentimentale, all’uomo. Briseide si riconosce come causa scatenante dell’ira di Achille, quell’ira che ha segnato le sorti della guerra, per lei il combattente è un inconsolabile amante privato dell’oggetto del proprio desiderio. Si tratta del caso tipico dell’elegia della riduzione di tutte le vicende, anche quelle mitiche, all’amore e all’io elegiaco, come se ogni cosa ruotasse intorno a questo. In realtà il guerriero è furioso per la vergogna di essere stato derubato di ciò che è suo, del suo bottino di guerra e quindi del suo onore. Così tutta la lettera è giocata su un’ironia tragica e sottile per cui il lettore comprende la reale natura degli avvenimenti e sorride delle ingenue e vane illusioni amorose di questa eroina parodiata.

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