Il ministro dell’Interno Matteo Salvini è indagato per abuso d’ufficio e sequestro di persona, in seguito al famoso caso della nave Diciotti. Il procedimento sarà inizialmente peculiare, il presidente del Consiglio e i suoi ministri vengono infatti indagati seguendo un’apposita procedura, per poi essere processati secondo le normali regole del codice di procedura penale.
Trattando di governo, di politica italiana, si parla ormai di Matteo Salvini. L’ultima notizia è l’indagine che coinvolgerà lo stesso per abuso d’ufficio e sequestro di persona in relazione al caso della nave Diciotti, dove diversi migranti sono stati trattenuti senza che fosse data loro la possibilità di sbarcare.
L’iter per arrivare al processo che vedrà eventualmente imputato il ministro è però diverso da quello ordinario, un procedimento specifico è riservato ai ministri e al presidente del Consiglio della Repubblica Italiana nell’esercizio delle loro funzioni, procedimento che trova la propria fonte nell’articolo 96 della Costituzione.
Secondo quest’ultimo, i citati membri del governo devono essere indagati e processati secondo quanto previsto da successive leggi costituzionali, seppur sempre sotto giurisdizione ordinaria e non speciale.
Una volta depositata la denuncia, è quindi il tribunale dei ministri ad occuparsi del caso. Differenza importante è l’immediata notifica al diretto interessato, cosa che non avverrebbe in caso di indagine a un semplice cittadino, il quale in un procedimento penale potrebbe rimanere ignaro delle indagini fino alla loro conclusione.
Si potrà quindi decidere per l’archiviazione, non andando a processo, oppure di proseguire con il processo stesso nel caso in cui le indagini abbiano portato elementi sufficienti a sostenere un’accusa.
Prima di poter iniziare il processo sarà comunque richiesta l’autorizzazione alla camera di appartenenza. Questa potrebbe negare la possibilità di procedere nel momento in cui venga fatta valere la presenza di un interesse costituzionalmente rilevante o di un interesse pubblico.
Nel caso in cui invece venisse concessa l’autorizzazione, il rito, davanti a un giudice ordinario, seguirebbe normalmente le regole del codice di procedura penale.
È da ricordare che fino al 1989 i ministri venivano processati con rito speciale. La riforma che ha portato i membri del governo di fronte al giudice ordinario ha come ratio l’avvicinamento del trattamento del politico a quello del cittadino, per fare in modo che la comunque presente tutela della delicata mansione non sfoci nel privilegio.
Roberta De Rossi