Roberto Benigni e Gozzano ci guidano nella ricerca della felicitá, dove la possiamo trovare?

Il discorso di Benigni sulla felicità ha toccato i cuori di molti italiani

Nonostante la bellezza di quelle parole siamo rimasti sempre con le tasche piene di sassi sotto un diluvio di immagini, poveri di vita e di spensieratezza. Vedo solo sorrisi finti di persone con gli occhi gonfi segnati dal peso delle lacrime. Che sapore avrà quel sorriso? Sarà per me un rosaio senza fiori, un mazzo di spine da regalare al vento.

Anche se la felicità si dimentica di noi, non ci dobbiamo mai dimenticare di lei

“[La felicità] Cercatela, tutti i giorni, continuamente. Chiunque mi ascolta ora si metta in cerca della felicità. Ora, in questo momento stesso, perché è lì. Ce l’avete. Ce l’abbiamo. Perché l’hanno data a tutti noi. Ce l’hanno data in dono quando eravamo piccoli. Ce l’hanno data in regalo, in dote. Ed era un regalo così bello che l’abbiamo nascosto come fanno i cani con l’osso, che lo nascondono. E molti di noi lo fanno così bene che non si ricordano dove l’hanno messo. Ma ce l’abbiamo, ce l’avete. Guardate in tutti i ripostigli, gli scaffali, gli scomparti della vostra anima. Buttate tutto all’aria. I cassetti, i comodini che c’avete dentro. Vedrete che esce fuori. C’è la felicità. […] E anche se lei si dimentica di noi, non ci dobbiamo mai dimenticare di lei. […] Non bisogna mai aver paura di morire ma di non cominciare mai a vivere davvero.” Indaffarati e occupati dietro a mille problemi, oppressi dalla vita quante volte ci è balenato in testa il pensiero di lasciare tutto? Quando si diventa grandi la spensieratezza sembra sempre fuggire dalle nostre mani. Diventiamo pesanti, perdiamo la nostra leggerezza dentro un mondo che brucia le ali e regala catene. Ritorniamo bambini a giocare nei campi immensi di grano con manipoli di fiori rossi tra le mani senza preoccuparci del passare del tempo, vivendo un eterno presente con gli occhi colmi di una meraviglia trovata nelle piccole cose che per noi ora sono insignificanti, fredde, gelide.

La Signora Felicita di Gozzano

Gozzano in questa poesia tratta con ironia il tema della felicità. La Signora è una donna ingenua che gode di una vitalità spontanea che si contrappone alla condizione di aridità esistenziale del poeta. Per Gozzano è impossibile riuscire a vivere di vita autentica, vorrebbe trovare pace e felicità nelle piccole cose della vita, nel quotidiano ma sa che non sarà mai possibile e tratta la sua condizione esistenziale con ironia alleviando il peso della sua sofferenza. La letteratura è un rifugio dalla vita vera, è una malattia che imprigiona l’uomo in un mondaccio di carta. Il poeta non può aderire al mondo di Felicita, semplice, ingenua e priva di cultura. Al momento dell’addio con la donna Gozzano in modo ironico termina dicendo di essere quel giovane sentimentale romantico che finge d’essere ma che non è. È impossibile l’adesione a quel mondo inconciliabile, semplice, ingenuo.

Ho riconosciuto la felicità dal rumore che ha fatto andandosene

Perché te ne vai così presto, mi hai promesso che ritornerai un giorno di questi. Ti aspetterò con le braccia aperte, con un triste sorriso perché so che ti dovró lasciare andare un’altra volta. Una valle di nebbia nel cuore hai lasciato, una malinconica melodia sembra suonare la natura dove tutto muore al passare delle stagioni. Non ci sono foglie sempre verdi nel mio giardino e l’aria è così pesante. Quando arrivi fai fiorire ogni esistenza. Il mio respiro si fa profondo, sento come tutto aspetti la tua venuta, sei la primavera dell’animo che addolcisce ogni lacrima, che colora ogni prato. Ma spesso mi dimentico della tua esistenza affannato nei sentieri della vita, oppresso in un ufficio con la testa sempre dentro un computer. È possibile trovare la felicità nella monotonia quotidiana? Cosa ci rende vivi? Certe volte arriva senza preavviso e trova la porta chiusa, questo accade quando ci chiudiamo in noi stessi dentro i nostri castelli di cenere, abbiamo paura della vita perché ne cogliamo il lato umoristico. Sappiamo che il piacere non sarà eterno, finirà e dopo rimarremo delusi, stanchi, vinti con le mani nella terra e i vestiti zuppi. Ma perché negarci a priori la vita? Ci autocondanniamo alla tristezza, al buio senza luce. Non ci resta che vivere, vivere pienamente, vivere senza paura di soffrire.

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