Ricordare: cosa significa?
Nonostante per noi sia più immediato associare l’atto del ricordare all’ambito mentale, questo termine, etimologicamente parlando, implica in realtà un coinvolgimento del cuore (cor, cordis latino), ritenuto, dagli antichi, la sede della memoria.
Leopardi: la rimembranza
Giacomo Leopardi, colonna portante della nostra letteratura, sembra fare proprio lo stretto legame che intercorre tra memoria e condizione umana, proponendolo nelle pagine del suo Zibaldone e in molti suoi componimenti.
La rimembranza nel poeta di Recanati è ricordo rivissuto, capace di proiettare l’animo in una dimensione del passato, emotivamente ancora viva ed operante.
Il passato racchiude – nel filtro mentale del ricordo – tutta la positività del vivere giovanile, con i semplici sogni, la spontaneità e l’intensità delle speranze nutrite in quel magico tempo. Come la speranza, piace più del piacere; è assai più dolce il ricordarsi del bene che il goderne, come è più dolce lo sperarlo, perché in lontananza sembra di poterlo gustare.
Il ricordo è strettamente legato all’indefinito: nel ricordo infatti i contorni sfumano, le cose si allontanano e ne rimane un’immagine confusa che diviene sorgente della poesia: il presente e l’osservazione diretta della realtà, secondo Leopardi, sono invece impoetici, perché i contorni netti e definiti privano le immagini dell’illusione, essenziale alla poesia.
Leopardi crea degli spazi in cui il tempo sembra sospeso, in cui dimenticarsi per un attimo del dramma del reale, un’ operazione fortemente illusoria, ma di cui l’autore è del tutto cosciente. La realtà è ben altra. La poesia non può rispondere in maniera piena e adeguata al nostro desiderio di eternità, alla nostra domanda di vivere in eterno: la sua funzione di eternare l’uomo è una grande illusione. Così in A Silvia, il ricordo della donna affacciata alla finestra in tutta la sua bellezza, personificazione della spensieratezza e dell’incanto giovanile, è drasticamente interrotta dalla consapevolezza della sua assenza nel presente.
Ricordi?
I ricordi possono quindi essere un’arma a doppio taglio, in stretta correlazione anche con la fase della vita e lo stato d’animo che ci caratterizzano nel momento in cui vengono rievocati.
Questo è il tema che fa da filo rosso all’ultimo dramma sentimentale di Valerio Mieli, intitolato, appunto, Ricordi?
I due protagonisti di cui non viene mai specificato il nome, un professore universitario di storia e un’ insegnante di liceo, sono una coppia con la quale lo spettatore cresce, evolve, maturando i propri sentimenti e le proprie emozioni, tra accettazione, incomprensioni, abitudine.
Ciò che colpisce immediatamente della pellicola è il modo in cui viene costruito l’elemento temporale. Occorre entrare nel meccanismo attuato dal regista per comprendere fino in fondo cosa è presente e passato. Flashback e scene ambientate nel presente si susseguono vorticosamente con originalità, collegate tramite dialoghi che non s’interrompono, tra un cambiamento di ambientazione e tempo, in un flusso di parole ininterrotte. Ricordi? è la storia di come lui ricorda lei e di come lei ricorda lui. Lui sembra intrappolato, nella fase iniziale, in questo dilemma: fuggire dal proprio passato tormentato oppure farne tesoro per migliorare in futuro? In un primo momento sembra voler scappare, tanto da allontanare Lei per paura di soffrire ancora. Cresciamo e miglioriamo con Lui, seguendolo nel suo percorso di depressione e tormento, verso un avvenire più luminoso e ci incamminiamo nel futuro anche con Lei, vedendola trasformarsi da creatura sempre felice e ingenua a donna, talvolta dura e spietatamente onesta.
Ricordi? è un vedo-non vedo memoriale che prima è incontro, poi scontro e infine inconsapevole inseguimento a distanza, che esplora i territori più intimi del sentimento e la poetica delle cose quotidiane. E’ il tentativo di fissarsi nel tempo, ricordandosi a vicenda sopra la velocità del futuro.