Quando la ragione non c’è i consumisti ballano: i rimedi secondo Goya e Caparezza

La notte, durante il sonno, la ragione viene meno. Alla luce di ciò l’unico problema che potrebbe scaturire è un semplice incubo, nulla di concreto. E se invece al sorgere del sole la ragione continuasse a dormire ignorando la sveglia? Nascerebbero mostri: problemi su problemi. Un pò come quando dopo esserci alzati tardi al mattino entriamo in una condizione di ritardo cronico che durerà tutta la giornata e la renderà in salita dando il via a una procrastinazione continua che ci porterà all’esaurimento a fine giornata. Quindi il mostro vero e proprio è la frenesia. Anche la frequente situazione che si viene a creare durante una giornata del genere, magari nel preferire uno shopping frenetico per le vie del corso ad una passeggiata nella natura incontaminata è segno di un sempre più in crescita consumismo terminale. Esiste una soluzione a tutto ciò? Caparezza nel 2006 ha pensato bene di trovare un rimedio radicale per chi soffre di questo disturbo ma che a sua detta potrebbe essere l’unico: uno stato di morte apparente.

Torna catalessi

Sono il padrone di Catalessi, un cane tranquillo che scappando ha gettato la mia vita nel caos.” La leggenda vuole che l’ispirazione per questo pezzo contenuto nell’album Habemus Capa, che ritrae i problemi riguardanti la tematica del consumismo e della frenesia che ne consegue, sia arrivata al cantautore pugliese quando un giorno, stressato e irascibile, guardò negli occhi Holly, il suo cane di razza imprecisata e rimase colpito dalla limpida pace negli occhi del canide.
Le quattro zampe ritornano infatti anche nel titolo, chiara assonanza con il titolo del celebre film Torna a casa, Lassie!, che narrava le peripezie di un cane scappato di casa.
In questo pezzo, Catalessi è anch’esso un cane scappato di casa che Caparezza richiama a sè, ritenendolo indispensabile per contrastare il subbuglio dello shopping selvaggio. Questa condizione di incoscienza simile al coma è caratterizzata dalla rigidità del corpo ed una ridotta sensibilità al dolore. Ovviamente la catalessia non compare volontariamente, infatti quest’ultima non è altro che una metafora che, sfruttando l’esagerazione del rimedio, suggerisce una soluzione forse più facile del previsto: sostituire la frenesia quotidiana con una ragionata tranquillità, meno stress e più pace.

Alla fine della seconda strofa troviamo la vera esasperazione delle tematiche trattate, la Strage di Signa avvenuta nel 2005. “Devi tessere un benessere frenetico che / ti porta ad essere un messere nevrastenico / con crisi di panico che nessun rammarico / per famiglie sotto il tiro di un fucile carico“. Il riferimento alla vicenda è palese: un assicuratore in pensione aveva giocato tutti i suoi risparmi al lotto, puntando sul 53. Purtroppo il numero maledetto non uscì e l’uomo, dopo aver ucciso la moglie e il figlio di 26 anni, si tolse la vita. Ma se con questa citazione Caparezza ci vuole spiegare i rischi più emblematici, con i due versi all’inizio della seconda strofa riesce invece a dipingere il significato dell’intero brano attraverso una brillante allitterazione racchiudendolo in un quadro. “Meglio uno stato di trance che il tran tran di troppi transiti / la terra pare una tela di Kandinsky Vassilj“.

Composizione VII, Vassilj Kandinsky, 1913

Il sonno della ragione genera mostri

Un quadro di Kandinsky però, per quanto con il suo preciso disordine riesca a rendere bene il concetto, non basta. Quindi ci affidiamo ad un altro importante importante pittore, a questo giro spagnolo: Francisco Goya, famoso per il suo stile che vagheggia il macabro e in particolare per le sue pitture nere. In questo caso però l’opera fa parte dei capricci, collezione composta da 80 incisioni, pubblicate nel 1799. L’artista non li ha realizzati per un incarico ma, al contrario, li ha disegnati per mettere in luce i punti deboli dell’uomo, affrontandoli con ironia oppure cercando di spiegarli con la logica. Le interpretazioni di questo disegno sono pressocché illimitate, ma la più plausibile configura l’uomo che sta dormendo come lo stesso Goya, e la folla di animali che sta alle sue spalle il frutto della sua immaginazione: in poche parole, con l’arrivo del sonno, la ragione viene meno e crea mostri.

Il sonno della ragione genera mostri, Francisco Goya, 179

Anche Immanuel Kant, celebre filosofo tedesco, potrebbe essere messo in relazione con questo disegno di Goya. Kant scrisse nella prima edizione della Critica della Ragion Pura che la ragione dovrebbe essere utilizzata attraverso gli strumenti che quest’ultima concepisce come propri. In poche parole, la ragione non può essere definita e circoscritta in un piccolo spazio, ma può essere enunciata in vari modi: può essere un ragionamento, una valutazione, una critica e tanto altro. Kant, quindi, leggendolo parallelamente all’opera di Goya, ha preferito concentrarsi sullo studio del soggetto della conoscenza piuttosto che sull’oggetto, cosa che invece ha fatto altre volte. Ma alla fine, chi sono i mostri generati dalla ragione secondo i concetti enunciati da Kant?
In chiave storica, il nazismo rispecchierebbe perfettamente le definizioni dello studioso tedesco: tale ideologia, infatti, voleva diffondere la propria “ragione” con l’utilizzo di qualsiasi mezzo.

Critica della ragion pura, Immanuel Kant, 1781

Ma, tornando a Goya, in ogni caso l’autore invita alla riflessione sul male che investe la società dei suoi tempi, anche se nulla è più attuale di ciò. La ragione rappresenta la vera essenza dell’uomo, che lo distingue dagli altri esseri viventi. Senza il controllo dell’intelletto, il mondo verrebbe sopraffatto da impulsi violenti e indomabili che, nel caso del brano di Caparezza sono riflessi nel consumismo.

Quindi il sonno della ragione genera i suoi mostri, l’orrido in cui l’eccesso precipita. La catalessi dell’eccesso è un ossimoro concettuale che dovrebbe generare un risveglio dall’anestesia nei confronti della vera bellezza, della gestazione degli elementi puri per raggiungere la felicità attraverso la semplicità delle situazioni. Catalessi come stato di morte apparente, come rimedio per il consumismo e la frenesia che ne consegue, come transito dall’inferno ad un rinnovato paradiso.

Gianmarco Marino

 

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