Il “rally around the flag effect” è un fenomeno psicosociale molto curioso: l’additare un nemico comune all’ingroup diminuisce le differenze percepite del gruppo stesso, aumentando invece le differenze percepite con l’outgroup. È il fenomeno alla base dell’aumento di consenso di Bush nei primi 2000 e di Salvini oggi. Ed è uno di quelli che porta a discriminazione e razzismo.
Il tempo dei nazionalismi sembrava essersi eclissato. Ultimamente sentiamo qualche spinta nazionalistica in più, tanto in Italia quando in Europa (o in Brasile, ora come ora). Ma per adesso è di sicuro assopito rispetto a tempi passati. Questo ci porta ad avere un’identità personale meno legata al nostro paese di provenienza, a essere più cosmopoliti. Ma questa percezione può venire modificata.
Il rally around the flag effect
Esiste un fenomeno psicosociologico che prende il nome di “rally around the flag effect“, letteralmente la “corsa intorno alla bandiera”. Consiste nello trasferire le ostilità intergruppo verso un nemico esterno, che assume in questo modo un ruolo quasi catartico. In questo modo le dissonanze dell’ingroup (il gruppo di appartenenza) diminuiscono, aumenta il senso di appartenenza e la coesione, e aumentano le ostilità contro l’outgroup. Quando, come spesso accade, l’ingroup preso in considerazione è quello dei connazionali e l’outgroup un qualche paese straniero o una qualche cellula avversa al nostro paese, aumenta anche il nazionalismo. Anche questo può essere uno dei fattori che porta all’incrementare degli episodi di discriminazione e di razzismo.
Il ruolo politico del rally around the flag effect
Come detto, questo meccanismo viene spesso usato in politica. Aumentare il senso di coesione dell’ingroup contribuisce, infatti, ad aumentare il consenso per un politico o per un certo partito. Non è un caso che, come mostra il grafico riportato qui sotto, Bush abbia assistito a dei picchi di consenso proprio in concomitanza con attentati e dichiarazioni di guerra o invasioni.
Da notare in particolare il picco in corrispondenza dell’attentato alle Torri gemelle. Ma non serve per forza di cose andare all’estero per assistere a questo fenomeno. Si pensi al lavoro di propaganda messo in atto dal ministro Salvini contro gli immigrati, e come la loro demonizzazione abbia portato a livello popolare ad un aumento stratosferico del consenso e al ritorno di un sentimento nazionalistico che negli anni precedenti si era assopito. Qualunque sia l’orientamento politico, bisogna riconoscere che il ministro, in questo, ha lavorato molto bene.
Norsefire: la psicologia sociale all’opera in V for Vendetta
V for Vendetta è un famoso fumetto realizzato dal fenomenale Alan Moore. È ambientato in Gran Bretagna in un futuro distopico, che assomiglia molto da vicino al mondo tratteggiato da Orwell in “1984”, e si ispira a quel modello di distopia. In questo mondo, un partito nazionalista (e fascista), il Norsefire, ha preso il sopravvento.
La tattica con cui è riuscito a salire al potere è proprio quella sopra descritta. Arrivando addirittura a orchestrare attentai bioterroristici, fomenta la paura e l’astio per il diverso, trovando nemici ogni dove e guadagnando così il consenso per salire al governo. Una volta instaurato un regime fascista, solo V riuscirà a ribaltare la situazione e ridare voce al popolo.
Matteo Sesia
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