“Chi disse ‘Preferisco avere fortuna che talento’ percepì l’essenza della vita. La gente ha paura di ammettere quanto conti la fortuna nella vita. Terrorizza pensare che sia così fuori controllo. A volte in una partita la palla colpisce il nastro e per un attimo può andare oltre o tornare indietro. Con un po’ di fortuna va oltre e allora si vince. Oppure no, e allora si perde.“
Si apre con questo iconico insieme di frasi il film del 2005 Match Point di Woody Allen, assieme all’immagine di una rete da tennis con la palla che passa da un lato all’altro finché non colpisce il nastro. Il film, che racconta una storia ben precisa, ci porta a riflettere sul concetto e l’importanza della fortuna nelle nostre vite, come provarono a fare anche grandi uomini di cultura come Aristotele e Machiavelli.
La differenza di significato per Aristotele
Il grande filosofo di Stagira, Aristotele, operava una distinzione semantica tra due termini greci davvero molto simili: con la parola τύχη egli intendeva la cosiddetta sorte, intesa con un valore neutrale, definendola come una causa di effetti che non possiamo prevedere ma sui quali possiamo comunque deliberare, scegliere, in modo che essi siano a noi benevoli oppure malevoli; invece con la parola εὐτυχία Aristotele intendeva la buona sorte, intesa come prosperità e quindi fortuna. Lo Stagirita, nella sua Etica Nicomachea, scriveva infatti che “siccome sono molte le vicende della sorte e differenti tra loro secondo grandezza e piccolezza, le fortune piccole, come pure le sfortune piccole, chiaramente non hanno peso nella nostra vita, mentre le fortune e sfortune grandi, e che si verificano in gran numero, se positive rendono la vita più beata“, e ancora nei libri di Retorica affermava che “si ha fortuna quando si hanno tutti, o in gran parte, i beni di cui la sorte è causa“. Sostanzialmente, per Aristotele la sorte esiste e ha un peso nella vita dell’uomo, ma anziché dirci come aggirarla o esorcizzarla egli ci rivela come essa sia un ‘accidente inevitabile’, qualcosa che svela i limiti intrinseci nella natura umana e la illusoria infallibilità della ragione. Nella realtà ogni cosa esiste, diviene e cambia, ma non allo stesso modo, per questo a volte le cose sono e divengono fortuitamente, in maniera casuale.
Virtù e fortuna per Machiavelli
Niccolò Machiavelli, controversa figura della Firenze rinascimentale, fu il primo teorizzatore della ‘scienza politica’ moderna, espressa nella sua opera più celebre, Il Principe. Anticipando molti temi che oggi troveremmo spaventosamente attuali, Machiavelli concepisce la storia in maniera ciclica, dalla quale si può imparare molto soprattutto per non incappare negli stessi errori compiuti in precedenza. Consapevole di ciò, il buon politico deve affrontare gli ostacoli che la vita pone davanti a lui e riuscire a cogliere le occasioni propizie affinché possa portare qualsiasi vantaggio per la propria ‘nazione’. Proprio qui Machiavelli introduce i concetti di virtù e fortuna, entrambi profondamente legati tra loro. L’uomo politico deve guardare alla storia in maniera saggia, imparando a riconoscere gli insegnamenti giusti da imitare nel presente e gli errori del passato dal quali allontanarsi, quindi risultando virtuoso per come affronta le circostanze della vita, le quali possono essere benevole o potenzialmente avverse. Perciò il pioniere Niccolò paragona la fortuna come un ‘fiume in piena’, capace di portare distruzione se l’uomo virtuoso non si prepara a dovere per ‘arginarlo’. La fortuna, quindi, può essere favorevole all’uomo virtuoso che deve essere pronto a servirsi di un momento a lui favorevole, ma deve anche essere capace di gestire un evento particolarmente sfavorevole, essendo la natura della sorte piuttosto duplice e imprevedibile. Machiavelli si sgancia da una visione deterministica della natura, all’epoca una posizione considerata molto insolita, per riconoscere un aspetto di essa incontrollabile, che sfugge dalla ragione umana, e in grado di mettere alla prova le capacità del suo prototipo di ottimo uomo politico.
Match Point: la fortuna secondo Woody Allen
Woody Allen, famoso regista di film prepotentemente autoriali, ha sempre cercato di infondere molta della sua filosofia nelle sue opere cinematografiche. Una sua particolare interpretazione della concezione della centralità della fortuna nella vita delle persone si esprime nel suo film del 2005, Match Point. La pellicola vede come protagonista Chris Wilton (interpretato da Jonathan Rhys-Meyers), un ragazzo di umili origini che cerca lavoro come istruttore di tennis dopo la fine della sua carriera da tennista. Trova lavoro in un tennis club di Londra dove farà da maestro a un giovane ragazzo di famiglia benestante, Tom Hewett. Tom lo introduce pian piano alla famiglia, presentandolo alla sorella Chloe, che rimane affascinata da Chris e intende conoscerlo meglio. Entrambi sembrano essere molto presi, frequentando spesso la facoltosa famiglia Hewett e fidanzandosi qualche tempo dopo. Chris fa la conoscenza della fidanzata di Tom, l’aspirante attrice Nola Rice (interpretata da Scarlett Johansson), e ne rimane profondamente affascinato a tal punto che, in un momento di sconforto per lei, dopo essere stata derisa dalla madre di Tom per la sua carriera fallimentare, i due consumano un rapporto sessuale nell’immenso giardino della tenuta Hewett. In seguito Chris, scoraggiato dalla decisione di Nola di non voler iniziare una relazione adultera, si sposa con Chloe, ottenendo un posto di lavoro nell’azienda gestita da suo padre ed entrando a far parte definitivamente della famiglia. La fortuna di Chris, manifestatasi nell’incontro con Tom, ha avuto ‘effetti’ (come direbbe Aristotele) davvero molto benevoli, raggiungendo diversi obbiettivi cruciali per la vita di un uomo, come un buon lavoro e una partner di ottima famiglia.
La fortuna nella sfortuna
Per consolidare la sua posizione in famiglia, dopo essersi sposato, a Chris occorre concepire un figlio, cosa alquanto ardua. Tom e Nola si sono lasciati da tempo e lei sembra essere tornata in America, quando incontra Chris per le strade di Londra. I due cominceranno a risentirsi e ad avere un rapporto amoroso. La fortuna sembra abbandonare Chris quando viene a sapere che Nola è incinta di lui, sentendosi davvero preso in giro dalla vita vista l’incapacità nell’ingravidare sua moglie e sprofondando nel terrore per uno stravolgimento della sua vita agiata. Nola, intenzionata a tenere il bambino per crescerlo con Chris, pressa sempre di più l’uomo affinché lasci la moglie, ma egli temporeggia. Per non perdere il tenore di vita conquistato, Chris decide di uccidere Nola inscenando un furto di gioielli ai danni della vicina di Nola, uccidendo entrambe con un fucile da caccia appartenente al suocero. Successivamente Chris si sbarazza dei gioielli gettandoli nel Tamigi, lanciando un anello da lontano che urta contro la balaustra, rimanendo sospesa come nella scena iniziale della palla da tennis sul nastro. L’anello, purtroppo per Chris, non cade nel fiume. Giorni dopo viene chiamato in commissariato e interrogato, poiché Nola ha scritto un diario contenente tutti i particolari della sua relazione con Chris. Dichiarandosi innocente, Chris cerca di convincere i detective a salvaguardare la sua relazione matrimoniale, consigliando di indagare in modo discreto nonostante mostri, in cuor suo, una certa preoccupazione di essere scoperto.
Alla fine Chris riesce a cavarsela, poiché l’anello viene trovato da un tossicodipendente che rimane ucciso da un suo simile, viene identificato dalla polizia e poi accusato del furto e dell’omicidio di Nola e della sua vicina. Chris, ancora una volta, ha avuto la fortuna dalla sua parte come in passato, riuscendo a cambiare la sua vita in meglio, o almeno non mutandola in peggio. Woody Allen ci ha mostrato come il protagonista del suo film rispecchi la fortuna intesa in senso ‘aristotelico’ e quella intesa in senso ‘machiavellico’, riuscendo a costruire il proprio successo nella carriera e nella vita, anche contro una sorte terribilmente sfavorevole. Woody Allen riesce nell’intento di convincerci, forse a malincuore, che la fortuna ha un ruolo molto importante in una vita non pienamente sotto il nostro controllo.
Luca Vetrugno