Quando i farmaci non fanno più effetto: analisi della piaga moderna dell’antibiotico-resistenza

Martedì 4 giugno 2019 si è svolto nell’Aula delle Lauree del Campus di Medicina e Chirurgia dell’Università di Salerno il convegno dal titolo “Antibiotico-resistenza: genesi e sviluppo di un’emergenza in crescita” in relazione alla delicata tematica dell’abuso improprio di farmaci nella popolazione italiana e mondiale. Di seguito, si riportano i principali argomenti discussi e lo stato dell’arte nel quadro sanitario nazionale.

resistenza
L’uso smodato degli antibiotici comporta un processo di selezione per cui proliferano esclusivamente i patogeni resistenti a quella sostanza.

Antibiotico-resistenza in Italia

Supponiamo di avere un paziente ricoverato per scompenso cardiaco in ospedale, luogo dove vi è la possibilità di contrarre un’infezione (detta nosocomiale). Immaginiamo che tale infezione sia causata da un patogeno multi-resistente, ossia che non subisce l’effetto di molti tipi di farmaci in commercio. L’equipe medica si trova essenzialmente davanti a due grandi problemi:

  1. Il paziente è esposto quasi al doppio del rischio per quanto riguarda il successo dell’operazione;
  2. Le spese sanitarie tendono a lievitare poiché sarà più difficile debellare il patogeno responsabile dell’infezione nosocomiale.

Diversi fattori giocano a sfavore dell’essere umano, a partire dall’ipocondriaca natura di auto-somministrarsi farmaci a casa senza richiedere il parere di un medico. C’è da dire che anche il personale medico a volte, nell’ambito della scorretta medicina difensiva, attua processi di profilassi chirurgica (max. di 48 ore) che poi si trasformano in vere e proprie terapie antibiotiche. A supporto di ciò basta dire che circa il 30% di tutte le spese sanitarie nazionali è usato per l’acquisto di antibiotici. Ultimamente, in relazione al tema dell’antibiotico-resistenza, molti ospedali hanno attivato team di antimicrobial stewardship, ossia di gruppi di esperti (infettivologi, igienisti, direttori sanitari, ecc…) dediti a migliorare le prescrizioni antibiotiche. In condizioni critiche ovviamente la prima risposta sanitaria è la somministrazione di antibiotici a largo spettro per ridurre i danni dell’infezione. Quando i risultati degli esami richiesti sono disponibili, allora si può iniziare una terapia antibiotica mirata, evitando di esporre il paziente a farmaci inutili. Proprio su questo follow-up farmacologico si basa il principio di miglioria proposto dalla stewardship.

stewardship
Compiti dell’antimicrobial stewardship: ottimizzare la sicurezza del paziente, assicura l’uso ottimale degli antibiotici da parte del personale e ridurre l’antibiotico-resistenza.

Infezioni correlate all’assistenza: igiene sanitaria

Un altro argomento di cui spesso si sente parlare sono le ICA (Infezioni Correlate all’Assistenza), ossia le infezioni dovute alla permanenza del paziente nelle strutture ricettive ospedaliere. Secondo diversi studi di prevalenza statistica in media 6.3 pazienti su 100 contraggono infezioni nosocomiali, dato che rientra nella media delle analisi europee.
Attualmente sono molteplici i tentativi di attuare un’ospedalizzazione mediante tecniche di assistenza domiciliare, pratica che sembrerebbe mostrare contrazione di infezioni con una prevalenza di 1 caso su 100 (circa 1/6 di quelle in ospedale).
L’igiene sanitaria previene la trasmissione delle infezioni, fenomeno che può manifestarsi tanto in maniera diretta che indiretta (ad esempio con gli strumenti non necessariamente invasivi come sfigmomanometri, lacci flebostatici, ecc…). Ovviamente tali modalità di trasmissione sono adiuvate da fenomeni di malnutrizione del paziente, di diabete, di tecniche invasive quali chirurgia endoscopica o innesto di catetere.
Il personale medico necessita dunque di svolgere diverse azioni molto importanti per garantire un coordinamento nazionale:

  • Attuare una sorveglianza epidemiologica al fine di costituire una rete di rilevanza delle malattie (già attiva in Campania sulla tematica dell’antibiotico-resistenza);
  • Svolgere campagne di sensibilizzazione all’igiene sanitaria per qualsiasi tipo di contatto diretto e indiretto con il paziente;
  • Controllare periodicamente lo stato di igiene del personale medico attraverso degli esami microbiologici atti a stimare le probabilità di veicolare eventuali patogeni.

Quale rapporto con gli antibiotici?

Come suggerito dalla prof.ssa Silvia Corcione, docente di malattie infettive e microbiologia clinica presso l’Università di Torino, basta seguire delle semplici regole per evitare che la piaga dell’antibiotico-resistenza dilaghi:

  • Utilizzare gli antibiotici solo quando serve. Se si è in dubbio riguardo al proprio stato di salute, consultare sempre un medico ed evitare di assumere farmaci a piacimento.
  • Utilizzare soltanto i farmaci giusti. Anche qui è necessario il parere di un esperto che, nell’ottica della stewardship, fornirà sicuramente una terapia sempre più mirata per la cura della patologia manifesta.
  • Utilizzare esclusivamente le dosi giuste e consigliate. Fare riferimento ad un medico per avere indicazioni precise circa la posologia e le dosi del farmaco da assumere, evitando di superare le prescrizioni se si ritiene che il farmaco non faccia effetto.
  • Seguire il tempo di prescrizione indicato. Non esagerare con la durata del trattamento (dopo aver debellato i patogeni l’assunzione del farmaco è completamente inutile), né terminarla troppo precocemente. I patogeni infatti vengono in contatto col farmaco, ne possono apprendere la farmacodinamica sviluppando resistenza, e proliferano siccome non sono stati debellati del tutto.

Roberto Parisi

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