Il termine lapsus, dal latino “scivolamento” o “caduta”, si riferisce comunemente agli errori che compiamo quando parliamo. A tutti sarà capitato almeno una volta di sbagliare la pronuncia di una parola, di sostituirla con un’altra, o di invertirne alcune sillabe. Secondo Freud questi errori sarebbero determinati da motivazioni inconsce, desideri repressi e verità nascoste.
Questa analisi si propone di esaminare il lapsus dal punto di vista del padre della psicoanalisi, Sigmund Freud. L’interesse del neurologo austriaco verso tale fenomeno derivava primariamente dalla diffusione del volume Errori nel parlare e nel leggere: uno studio psicologico pubblicato dal glottologo Rudolf Meringer e lo psichiatra Karl Mayer nel 1895. Essi definivano i lapsus come “immagini linguistiche sospese” o “vaganti” e li spiegavano come errori dovuti principalmente ad assonanze con altre parole del discorso.
Spesso considerati come frutto di disattenzione o semplici associazioni linguistiche, Freud propose una spiegazione alternativa ai suoi contemporanei analizzandone i meccanismi inconsci nel saggio Psicopatologia della vita quotidiana del 1901, inquadrandoli nella categoria più ampia di atti mancati. Con atto mancato Freud si riferisce al fenomeno per cui si vorrebbe compiere una certa azione e invece se ne fa un’altra (si pensi a quando facciamo cadere sbadatamente un oggetto).
Apparentemente involontario, questo fenomeno psichico fu analizzato da Freud come prova dell’esistenza di una volontà non cosciente, l’inconscio, che talvolta ci spinge a fare delle azioni che non vorremmo, o che vorremmo e reprimiamo. Sotteso ad ogni atto mancato, lapsus compreso, secondo la psicoanalisi si celerebbe il conflitto psichico tra il compiere un’azione e non farla, tra il dire una certa cosa, non dirla o dirne un’altra. Il lapsus in quest’ottica rappresenta quindi uno dei modi che l’inconscio utilizza per cercare di riemergere, confondendosi con il materiale della coscienza, insieme ai sogni e ai sintomi nevrotici.
Il lapsus rappresenta il modo che abbiamo di svelare verità nascoste agli altri, ma a volte anche a noi stessi.
A seconda del contesto in cui sopraggiungono, si classificano generalmente i seguenti tipi di lapsus:
- Lapsus verbali (lapsus linguae): si sbaglia una parola, si invertono parole o sillabe
- Lapsus di scrittura (lapsus calami): errore nello scrivere per cui si scrive una parola al posto di un’altra
- Lapsus di memoria (lapsus memoriae): non si ricorda una parola, ma si ha l’impressione di averla “sulla punta della lingua”
- Lapsus “della mano” (lapsus manus): la mano compie un gesto diverso da quello che si vuole compiere, secondo alcuni studiosi comprende anche gli errori di scrittura a mano
Meringer osservò che curiosamente nessuno ammette mai di aver commesso un lapsus.
Lapsus verbali
I lapsus verbali rappresentano gli errori più comuni presentati nell’opera.
La letteratura ha distinto tra due categorie di lapsus verbali: lapsus causati da perturbazioni da influssi interni alla stessa frase, cioè spiegati dal fatto che parole e suoni all’interno della stessa frase influenzino la corretta articolazione delle parole, e lapsus causati da perturbazioni da influssi esterni alla frase. Per Freud i lapsus, seppur favoriti da assonanze linguistiche, sono sempre dettati da questi ultimi: la perturbazione deriverebbe da elementi rimossi e non dal fatto che due parole siano foneticamente simili. È il caso delle sostituzioni e delle contaminazioni di parole. Per sostituzione si intende la sostituzione di una parola con un’altra: spesso essa avviene tra due parole appartenenti alla stessa classe semantica (es. sostituire “cane” con “gatto”). Anche chiamare il proprio partner con il nome dell’ex precedente appartiene a questa categoria di lapsus, il che ci può rendere tutti più sereni.
Uno dei lapsus verbali più significativi è invece quello che sostituisce una parola con il suo opposto: spesso questo errore rivela il vero desiderio del parlante. Altri tipi di lapsus verbali sono per esempio le storpiature: nel caso di storpiature involontarie di nomi propri, essi possono rivelare apprezzamenti o viceversa critiche ed insulti.
Oltre a questi lapsus sono molto comuni gli errori di spostamento, per cui si sposta un elemento da un punto all’altro della frase (es. “Milo di Venere” al posto della “Venere di Milo”) e vere e proprie inversioni di frasi (es. “Torta la mangia” al posto di “Mangia la torta”), errori di scambio di parola, per cui si invertono due vocaboli nella stessa frase spesso appartenenti alla stessa classe grammaticale o sintattica (es. “Accendi la porta, apri la luce”), errori di amalgama, per cui si uniscono due elementi per formarne un terzo che spesso non ha significato, di perseveranza per cui si riutilizza un elemento già usato nella frase e di anticipazione, per cui un elemento della frase viene utilizzato prima della sua corretta collocazione.
Secondo Freud il lapsus verbale rappresentava inoltre lo stadio preliminare della parafasia nelle condizioni patologiche.
Lapsus di lettura e scrittura
Frequentissimi in tempi di guerra, per Freud avrebbero le stesse motivazioni degli altri lapsus verbali. Essi sarebbero inoltre influenzati tantissimo dalla situazione momentanea in cui si legge o dalla professione del lettore.
Un particolare errore di scrittura è sbagliare a scrivere le date: in genere, esse cercano di anticipare il futuro.
Dimenticanze di nomi, parole e frasi
Un fenomeno analogo al lapsus è per Freud la dimenticanza di nomi, parole e frasi che lo psicoanalista ha esaminato nella stessa opera sovracitata.
Molto comune è la dimenticanza di nomi propri, come nomi di conoscenti, personaggi storici o luoghi. L’oblio dei nomi è spesso motivato dal fatto che si abbiano sentimenti contrastanti verso quelle persone o posti, che il nome dimenticato sia lo stesso di un vecchio rivale in amore o che sia simile a qualcosa di sgradito, come il nome di qualche malattia che ha colpito persone a noi care.
Le dimenticanze dei nomi seguono lo stesso meccanismo dei lapsus: esse sarebbero dovute alla “perturbazione di un nuovo argomento ad opera di un argomento precedente” (come nello spostamento) o motivate dalla rimozione, ovvero il fenomeno psichico per cui pensieri, immagini e ricordi spiacevoli sono allontanati e repressi nell’inconscio. Scrive infatti Freud: “fra i motivi di tali perturbazioni emerge l’intenzione di evitare l’insorgere di dispiacere tramite il ricordo”.
Cercando di ricordare il nome dimenticato, il soggetto arriva sempre a nomi sostitutivi, riconosciuti come sbagliati, ma che si impongono e ostacolano la ricerca del nome corretto. Questi avrebbero sempre un legame con il nome dimenticato, per lo meno a livello fonico. Per favorire il ricordo del nome dimenticato si potrebbe quindi provare ad associare liberamente altri nomi ai nomi sostitutivi.
Un altro tipo di dimenticanza riportato da Freud è quella delle parole straniere. Spesso non riusciamo a ricordare l’equivalente di un termine in un’altra lingua che abbiamo usato e riusato. Sebbene possa essere provocata da distrazioni o scarsa memoria, essa può segnalare una “perturbazione di un pensiero ad opera di una contraddizione interna proveniente dal rimosso”: capita quando alcuni pensieri ci infastidiscono o quando sono presenti delle opposizioni tra desideri coscienti e verità che nascondiamo.
Emblematico è il caso riportato da Freud di un ragazzo che, nel citare un passaggio dell’Eneide, dimentica la parola “aliquis” (etimologicamente ricollegabile da “a-liquis” a “non liquet” – senza liquidi – e quindi all’assenza delle mestruazioni in gravidanza). Egli aveva appena citato un passo che dichiarava di volere una discendenza, ma in realtà era terrorizzato dalla possibile gravidanza di una ragazza italiana con cui era stato a Napoli.
Per ultime, le dimenticanze e sostituzioni di intere sequenze di parole e frasi. Può capitare di dimenticare o citare impropriamente versi di poesie, canzoni, proverbi o gruppi di parole. In questo caso, la dimenticanza è spesso il modo che abbiamo di proteggerci da un sentimento o un vissuto per noi doloroso. Ciò che dimentichiamo, come detto, può avere un legame con un ricordo intimo, doloroso, scomodo del nostro passato. Per esempio, una strofa di una canzone che allude ad una storia d’amore ci può ricordare una relazione finita male.
All’interno di questo tipo di dimenticanza Freud introduce la “dimenticanza utile”. Spesso non ricordiamo una frase mentre parliamo con un’altra persona perché inconsciamente intendiamo che essa potrebbe essere spiacevole per il nostro interlocutore. In questo particolare caso, allontanarsi dalla persona che abbiamo di fronte può aiutare il ricordo a riemergere correttamente.
I lapsus occasionali, così come le dimenticanze, possono essere dei semplici errori, ma quando diventano frequenti possono diventare segnali utili per capirci meglio. Essi sono capaci di rivelarci parte di un inconscio che cerca di venire a galla: noi dobbiamo prestarvi attenzione e cercare di attribuirvi delle cause. Spesso si verificano in periodi di stress acuto, quando si vivono emozioni intense, quando si è stanchi o sovrappensiero: queste situazioni infatti riducono lo stato di vigilanza della coscienza, permettendo all’inconscio di emergere.
Le parole che sbagliamo a leggere, che anticipiamo, i nomi che dimentichiamo o storpiamo sono carichi di significato, espressione del nostro inconscio che solo l’analisi può far riemergere.