Per fare il capo nel regno animale non occorrono solo la giusta stazza e una buona dose di aggressività. Serve anche cervello: alcune aree cerebrali sono più sviluppate e lavorano meglio negli animali alla guida di un gruppo. Al contrario quelli destinati a ricevere ordini, mostrano una spiccata – anche se diversa – specializzazione cerebrale. Questo è quanto emerso da uno studio pubblicato da PLOS biology, progetto editoriale per pubblicazioni scientifiche ed iniziative correlate al mondo scientifico.

Studiare gli animali per comprendere l’uomo
Oggetto di studio del gruppo di ricercatori sono scansioni cerebali in risonanza magnetica funzionale (fMRI) di 25 macachi di sesso misto. I risultati sono stati sorprendenti: mediante comparazione dello status sociale dell’animale e le immagini ottenute dalla risonanza si è visto che, indipendentemente dall’età e dal sesso di questo, i leader della comunità presentavano caratteristiche anatomiche e funzionali particolarmente accentuate.
Nel dettaglio le zone del sistema nervoso particolarmente sviluppate sono 3:
- L’amigdala, è una piccola formazione ovale di sostanza grigia – contenuta nel sistema limbico – localizzata nella parte anteriore del lobo temporale mediale dei due emisferi cerebrali. I nuclei di questa svolgono funzioni di integrazione tra le componenti comportamentali, neurovegetative e ormonali delle risposte emozionali, cioè attribuisce significato emotivo a informazioni di stimoli provenienti dal mondo esterno, dall’interno del corpo e dal cervello, come pensieri e ricordi. Inoltre è coinvolta nei processi di formazione della memoria, nel comportamento aggressivo, nell’elaborazione delle informazioni olfattive e nelle reazioni di risposta alla paura.

- L’ipotalamo, è la porzione del diencefalo localizzata sotto il talamo e corrispondente al pavimento e alla parte inferiore delle pareti del terzo ventricolo. Rappresenta la sede della regolazione delle principali funzioni vegetative e di varie azioni di natura istintiva. Costituito da cellule specializzate neurosecretorie (cellule
posizione dell’ipotalamo (fonte: AMS Acta) nervose speciali, con la capacità di secernere ormoni), per le sue attività di controllo sul sistema neurovegetativo l’ipotalamo è stato definito “cervello viscerale”. Tra le varie funzioni rientrano un controllo generale sul metabolismo, effetti sul battito cardiaco, sulla pressione sanguigna, sulla dilatazione delle pupille, sulla sudorazione, sulla peristalsi intestinale, sulla temperatura corporea e sul sonno.
- La formazione reticolare è una rete di fibre e centri nervosi che rappresenta un importante centro di integrazione sensitivo-motoria. Si può suddividere in tre zone funzionali con funzioni inibenti sul tono posturale e sulle attività riflesse, funzione facilitante del mantenimento dello stato di vigilanza, del ritmo del sonno e dei riflessi.

Un leader fa “il bello e il cattivo tempo”
Un’ultima ricerca realizzata dalla Case Western Reserve Univeristy di Cleveland ha determinato due reti neurali interconnesse tra loro che si riconducono a due stili specifici di leadership: un sistema (Task Positive Network) coinvolto nella risoluzione dei problemi, alla concentrazione, alla capacità decisionale ed al controllo delle azioni, mentre un altro (Default Mode Network) ha invece più a che fare con i comportamenti etici e sociali, con la consapevolezza di sé, con la creatività e con la morale. I due network funzionano in maniera alternata nel leader, ed è questo che vuole dimostrare Richard Boyatzis (a capo dello studio), Distinguished Professor di Comportamento Organizzativo, Psicologia e Scienze Cognitive alla sopra citata università.

In conclusione si può affermare che un vero e proprio “gene del leader” non esiste, dato che sarebbe una semplificazione grossolana. Ciò non significa però che non possano essere ulteriormente studiati i meccanismi che portano ad essere “fuori dal comune” e, chissà, magari un giorno allenati.
Umberto Raiola