“Portatemi Dio”: quando Vasco e la sociologia vogliono la prova dell’esistenza di Dio

Portare dibattiti religiosi che durano da millenni in canzoni pop degli anni 80.

Vasco in concerto, fonte: GAZZETTADIREGGIO.it

Ci ha parlato del male di vivere come se fosse Montale e di come amare incondizionatamente come se fossimo eterni adolescenti. Nelle sue canzoni non ha risparmiato nessuno, neanche Dio, insegnandoci che, in un mondo nietzschiano rimasto senza valori, si salva solo l’amore

QUANDO NELLA VITA NON HAI MAI INCONTRATO DIO

Nel sesto disco “Bollicine” del cantautore Vasco Rossi, fra le tracce che sono diventate hit della storia della musica come “Vita Spericolata”, c’è un brano che non è mai stato pubblicato come singolo, ma che rimane uno dei brani più celebri del rocker emiliano, ovvero “Portatemi Dio”. Nel testo del brano, quasi come se avesse da poco litigato con lui, lancia un grido di disgusto nei confronti del Padreterno, trasformando una semplicissima canzone non solo in un’invettiva nei suoi confronti, ma in un pamphlet il cui messaggio è destinato anche a coloro che professano una fede religiosa, che per Vasco restano complici omertosi dei danni creati da Dio. La vita di Vasco è stata una vita di eccessi, di donne diventate le beatrici delle sue canzoni, ma soprattutto di musica: per la stesura dei suoi brani si lascia ispirare da tutto quello che lo circonda, cercando di trovare l’ispirazione anche nei volti di chi lo circonda, proprio come fu per Silvia nella sua ononima canzone. L’Altissimo resta quindi l’unico che non si è voluto palesare a lui e che, d’altronde, non si è mai voluto palesare durante il suo cammino, poiché Vasco non ha mai fatto segreto del suo ateismo e del suo scetticismo nei confronti di qualsiasi religione. Puntando il dito contro Dio, vuole giudicarlo per tutti i guai che ha causato, e poi punta il dito contro i cristiani che, secondo Vasco devono assumere il ruolo di avvocati difensori in quel tribunale fittizio in cui Vasco denuncia Dio e tutte le sue malefatte:

“Metteteci Dio!
Sul banco degli imputati
Metteteci Dio!
E giudicate anche lui con noi
E difendetelo voi, voi buoni cristiani”

Come se non bastasse, in quest’aula di tribunale Vasco veste i panni di testimone, e vuole raccontare come nella sua vita Dio sia stato assente, rendendo la sua vità fin troppo “spericolata”:

“Portatemi Dio! gli devo parlare
Gli voglio raccontare
Di una vita che ho vissuto
E che non ho capito”

UN MACROCOSMO SACRO

Nel momento in cui parliamo di entità sovrannaturali con cui noi umani cerchiamo di costruire un rapporto, parliamo di religione. L’anatomia del sistema culturale della religione è molto facile in quanto comprende le dottrine a cui ogni fedele fa affidamento, credenze che il fedele non metterà mai in discussione e, infine, simbologie che vanno dalla croce latina alla stella di Davide. Guai infatti a parlare solo di religione cristiana, poichè nel corso dei secoli tante sono le religioni ad essere nate e che hanno portato più sciagurati che benefattori. Ad accumunare tutte queste religioni è il fatto che vi sai una devozione totale al proprio dio, influenzando la vita del credente. E mentre vengono organizzate viaggi religiosi di migliaia di persone in tutto il mondo con un business che si aggira intorno a 1,4 miliardi di euro e Tesoro del Vaticano vanta un valore stimato di 2000 miliardi di euro, atei ed agnostici si chiedono quale sia il senso di tutto questo. Vasco direbbe “un senso non ce l’ha” ma ma andiamo avanti. Mentre gli agnostici sono i giudici che pretendono da parte del pubblico ministero una prova prima che il giudice possa dare una sentenza, gli atei non hanno bisogno di prove, poichè il loro verdetto è che dio non esita. I credenti, infine, credono che viviamo in quel disincantamento del mondo di cui parlava Weber. Mentre la sociologia delle religioni ha riportato diversi livelli di analisi che vanno dalla ricostruzione delle credenze fino alle motivazioni che spingono gli attori sociali ad accettare come proprie le credenze, gli atei definiscono queste credenze come un modo per manipolare la mente del povero credente che, in buona fede, crede che sarà premiato una volta raggiuto il paradiso, in quanto si sente strumento di Dio per la realizzazione del suo progetto di pace. Insomma, avevamo un diplomatico nel regno dei cieli e non lo sapevamo. Tornado al senso blasconiano, che esordì durante uno scambio di opinioni con don Luigi Ciotti in un’intervista in onda su Rai Uno, con un filosofico “Ho perso la fede a 15 anni. Dio? Non esiste”, per Durkheim il senso sarebbe quello di rinforzare un legame che connette l’individuo alla società di cui è membro. E mentre il credente cerca di rafforzare tale legame ringraziando Dio a fine giornata o baciando il rosario, le comunità atee proseguono il loro cammino da soli, in quanto vogliono essere gli unici responsabili delle loro scelte.

LA SECOLARIZZAZIONE É VICINA?

Il risultato più sorprendente del processo di evoluzione a cui è andato incontro il nostro paese è stato quello di sottrarre alla religione la predominanza che aveva nelle epoche passate. Un processo di cambiamento della religione che viene comunamente chiamato secolarizzazione che comprende tre aspetti: quello istituzionale, che riguarda la differenziazione strutturale della società, l’aspetto culturale, che riguarda il mutamento delle singole credenze e, infine, l’aspetto comportamentale che riguarda i gradi e le forme di integrazione tra credenze e valori da un lato e il concreto agire dell’individuo dall’altro. In questo processo di secolarizzazione il credente viene visto come uno alla moda, ragazzini al bar come bestie di satana, una coppia omosessuale come l’Anticristo e un ateo come uno sciagurato, un povero sciagurato che vivrà una vita triste. Ma chi vive davvero una vita triste? Chi vive pregando una creatura immaginaria a cui vengono fatte guerre a suo nome o lo sciagurato ateo che si sveglia la mattina con la propria vita in mano? Chi vive meglio? Il cristiano bigotto o il satanista vestito di pelle nera? E mentre gli atei e i fedeli lasciano questo tribunale la sentenza viene rimandata, probabilmente alla fine del mondo.

 

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