Pensare alle città come spazio umano è ormai un’utopia? Rispondono Calvino e l’Unesco

Calvino pensava alle città come una strettissima relazione tra le misure del suo spazio e gli avvenimenti del passato: le Città Creative Unesco sono pensate allo stesso modo. Scopriamolo insieme.

Nel mondo di oggi si dà più peso alla funzionalità e alla perfetta organizzazione delle grandi e piccole città: ma sono solo questi i parametri per pensare alla città? Calvino e l’Unesco non sarebbero d’accordo. Vediamo come.

Cos’è una Città Creativa?

L’Unesco non ha sicuramente bisogno di presentazione.

Quello che può essere poco chiaro è su quanti livelli l’Unesco opera, soprattutto sul territorio italiano.

Tralasciando il fatto che per l’Italia servirebbe un’associazione a parte che possa tutelare ogni centimetro quadrato del nostro suolo e della sua ricchezza, l’Unesco nel nostro paese opera in tantissime realtà e sotto tantissimi punti di vista e uno di questi è la realtà delle Città Creative.

No, non sono città che eccellono in creatività, o meglio non solo in quello: sono alcune città italiane che a livello globale vengono riconosciute per un elemento che le contraddistingue.

Facciamo un esempio semplice: se vi dico Parma, a cosa pensate? Sì, al prosciutto e al parmigiano anche io. Ecco, proprio per queste e un’altra dozzina di prelibatezze culinarie Parma è stata riconosciuta Città Creativa per la Gastronomia nel 2015 insieme ad Alba – che lo è dal 2017.

Roma lo è per il Cinema, Fabriano per l’Artigianato e l’Arte Popolare dal 2013 e Bologna per la Musica.

Pesaro, oltre a essere la Capitale Italiana della Cultura per tutto il 2024, è Città Creativa per la Musica (come sarebbe stato possibile il contrario vista la presenza pervasiva della figura di Rossini?)

No, non sono diventata improvvisamente un’agenzia di viaggio o una guida della Lonely Planet – anche se sicuramente sarei più economica – piuttosto, guardare alla realtà urbanistica con criteri leggermente diversi.

Dalle Città Creative a quelle Invisibili

Vi viene in mente qualcuno che ha guardato le città, le ha studiate e le ha riproposte in un’ottica totalmente diversa?

Esatto, le Città Invisibili di Calvino.

Che cos’è oggi la città per noi? Penso d’aver scritto qualcosa come un ultimo poema d’amore alle città, nel momento in cui diventa sempre più difficile viverle come città

Così commentava Calvino se stesso in una conferenza del 1983 a New York. Le Città Invisibili nascono, quindi, da una forte necessità dell’autore e dell’uomo prima di tutto di poter rivivere la realtà urbanistica al 100%.

Nello scrivere ho sbagliato lettera e “invisibili” è diventato “invivibili”: lapsus freudiano o no, è stato lo stesso ragionamento che ha fatto Calvino quando ha ideato questo splendido libro. È possibile vedere il mondo urbano in altri termini?

Ci si perde, come in un borgo dalle mille stradine, tra le pagine delle Città Invisibili: lo stile è immancabilmente quello di Calvino, la descrizione scivola nel dialogo, la narrazione sfuma nell’arte combinatoria e il lettore è tale e cittadino. Cittadino di uno spazio e un tempo sempre validi e contemporaneamente inesistenti: nessuna delle città raccontate sono veramente esistenti ma, allo stesso tempo, le rappresentano tutte. Come forti archetipi, le Città di Calvino sono un ultimo tentativo di far sì che lo spazio urbanistico non sia delimitato solamente da cemento e strade ma riempito di esistente, esperienze, valori e umanità.

Il passato delle città nascosto tra gli angoli

Calvino – come lo scopo delle Città Creative dell’Unesco – ricostruisce l’urbs in base a quello che ha da raccontare, come un anziano da tempo non ascoltato ma con tanto da dire.

Non di questo è fatta la città, ma di relazioni tra le misure del suo spazio e gli avvenimenti del suo passato: la distanza dal suolo d’un lampione e i piedi penzolanti d’un usurpatore impiccato; il filo teso dal lampione alla ringhiera di fronte e i festoni che impavesano il percorso del corteo nuziale della regina; l’altezza di quella ringhiera e il salto dell’adultero che la scavalca all’alba;

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