Nonostante la Nazionale ci faccia sentire più di un semplice popolo, sono altri gli eventi a cui dobbiamo prestare più attenzione.
L’Italia nel mondo è sempre stata una nazione rispettata. Oggi lo si può notare durante gli Europei di calcio. Prima però furono gli avvenimenti storici e gli eroi nazionali a dare un prestigio rilevante, riconosciuto al di fuori della nostra penisola. Vediamone alcuni.
1861: la nascita e la consacrazione del Regno d’Italia
Una data che purtroppo non rientra tuttora nelle memorie di molti italiani è quella del 17 marzo 1861. Il re Vittorio Emanuele II, nome ancora oggi altisonante in patria, firmò il regio decreto che permise l’allora Regno di Sardegna di unire i restanti regni italiani, ad eccezione del Lazio e del Triveneto. L’Unità d’Italia avvenne dopo un intenso periodo di guerre per l’indipendenza (prima della firma ve ne furono solo 2!) e di imprese eroiche. Di quest’ultime ovviamente non possiamo non citare la Spedizione dei Mille, ad opera del generale Giuseppe Garibaldi. Il patriota italiano riuscì nell’unificazione dei territori del Sud Italia, e tentò anche il “colpo grosso” con la conquista di Roma, ma senza successo. La famosa “breccia di Porta Pia” si verificò solo nove anni dopo, nel 1870. Le sconfitte antecedenti, tra cui una clamorosa a Mentana, non fecero perdere d’animo i rivoluzionari garibaldini, chiaramente nazionalisti, ma con un spirito rivale anche verso patrioti quale Camillo Benso Conte di Cavour e Giuseppe Mazzini.
Insomma, la nascita del Regno d’Italia è stata la prima esperienza di patriottismo, dove finalmente si riconobbe una popolazione unita secondo degli ideali.
1911: il cinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia
Il 1911 in Italia è da considerarsi come un anno piuttosto travagliato. Sia perché imperversò la guerra italo-turca, nonché una violenta epidemia di colera sui territori libici. Sia anche perché fu l’anno delle esposizioni universali, che raffigurassero l’Unità italiana avvenuta 50 anni prima. L’inaugurazione del Vittoriano, il discorso di Giolitti, le mostre letterarie e artistiche…tutto fece pensare a dei festeggiamenti piuttosto solenni in quel 1911!
Invece, l’anniversario diventò un motivo di festa solo per liberali e nazionalisti. I socialisti, i cattolici e i repubblicani constatarono sia l’esposizione, simbolo di una bugia nazionale, sia la politica odierna, fautore di sentimenti antipopolari e di convinzioni contrarie alle etiche unitarie. La monarchia, secondo i tre schieramenti, divenne complice di questa totale assenza di sentimenti nazionalpopolari.
Gaetano Salvemini definì l’unità italiana come un processo totalmente inverecondo, la cui ostentazione non fece altro che dare un’immagine sbagliata della nazione. I cattolici criticarono il fatto dell’Italia laica, ma allo stesso tempo vollero che i membri delle varie organizzazioni religiose dessero un aiuto in più nella politica italiana. I socialisti e i repubblicani invece, oltre ad inscenare proteste, riuscirono in qualche modo a risvegliare quei sentimenti, allora assopiti dal torpore liberale. Sì, il fascismo ne fu un esempio.
1945: la liberazione dell’Italia dal regime fascista
25 aprile 1945. Questa è la data che noi tutti dobbiamo ricordarci, se ancora non si desidera parlare tedesco all’interno delle scuole. Battute a parte, la liberazione dell’Italia dall’occupazione nazista e dal regime fascista rappresenta ancora oggi un motivo di festività all’interno dei nostri contesti istituzionali. I due grandi regimi dittatoriali della storia furono vinti dalle forze alleate e, cosa più importante, nostrane. Tra partigiani, combattenti valorosi e comitati, l’Italia riuscì a scacciare l’occupante straniero e a far sì che potesse tornare alla democrazia. L’istituzione del Comitato di Liberazione Nazionale determinò una svolta nella campagna antifascista. Le Brigate che si formarono all’interno di esse rappresentarono la maggior parte degli schieramenti comunisti e socialisti. Basti pensare che furono le Brigate Garibaldi, organizzate dal PCI, ad uccidere Mussolini a Giulino.
Il 25 aprile, tuttavia, non avvenne realmente la liberazione. La campagna d’Italia terminò solo il primo Maggio, con l’entrata da parte del CLN e degli Alleati nei territori del Nord.
Per di più, la ricorrenza viene spesso criticata per via della sua “antiquità”, rincalzando le teorie spesso prese su Internet, dove la liberazione fu solo una farsa. Una sorta di amore-0dio che, ciononostante, non porta a dover rifiutare l’evento, e ad etichettarlo come “superato”.
2 giugno 1946: la nascita della Repubblica italiana
Come non poter menzionare la nostra festività nazionale? Il 2 giugno è ormai entrato nel nostro immaginario sociale come la Festa della Repubblica Italiana. Nata da un referendum istituzionale, la nostra Repubblica può contare una storia travagliata fatta di libertà, ma anche di malcontenti. Come in ogni istituzione che si rispetti, i pro e i contro non vanno mai a mancare all’interno del panorama politico. Chiunque festeggi il 2 giugno è cosciente (si spera!) nel definire la nostra forma di governo come una massima espressione di unità nazionale. Il nostro tricolore acquisisce negli anni che passano una sempre più marcata ridefinizione patriottica. Insomma, la Repubblica italiana fu circondata da visioni sempre più discordanti.
Oggi si vuole sempre meno bene alla nazione. Forse per la classe politica al comando, forse per la burocrazia esasperante. D’altronde, ancora oggi siamo divisi sia come nazione, sia soprattutto come Stato. Basti pensare al Sud Italia, dove si invoca ancora la monarchia neoborbonica, soprattutto in Campania. Oppure alla Padania, simbolo di un becero federalismo intriso di egoismi interni. Le nostre radici storiche stanno man mano scomparendo. Il 2 giugno quindi non deve diventare solo una “festa”. Ma anche una religione.
2020: l’arrivo del Coronavirus nel nostro paese
Ebbene sì. Penso che ci ricordiamo tutti cosa è stato per noi il lockdown. Una quarantena forzata dove uscire semplicemente per buttare l’immondizia è diventata un motivo di rilassamento. Le nostre discoteche erano i supermercati, e i nostri amici erano Netflix e Amazon. Si cantava dai balconi e si stava fuori ad ascoltare e ad applaudire; un segno di ordinaria follia. La vita non fu mai così tanto complicata come allora. Nessuno lavorava, nessuno andava a scuola o all’università e nessuno usciva, se non per portare fuori il cane. Anche le scelte politiche compiute diedero un malcontento spesso diffuso, seppur le intenzioni furono l’esatto opposto. Instagram e Whatsapp divennero i nostri unici mezzi di comunicazione, e la quantità di ora in cui ci passavamo sopra, ci ha resi purtroppo schiavi ancora oggi.
I cellulari, i computer, la Playstation ecc… eravamo diventati una società digitale! Ma allora perché eravamo così uniti? Perché, nonostante il periodo, ci volevamo bene e cercavamo di essere più buoni?
La vera domanda purtroppo è un’altra. Perché oggi non abbiamo la stessa solidarietà di quando eravamo in quarantena?