Nuove tecnologie direttamente dagli USA, più precisamente dalle aziende MyOme e la Genomic Prediction. Due aziende di biotecnologia degli Stati Uniti che hanno annunciato di voler offrire alle cliniche private, modalità particolarmente avanzate di screening genetico degli embrioni delle coppie sottoposte a fecondazione in vitro, prima che venga effettuato l’impianto.
Finora queste tecnologie era state utilizzate solamente per verificare se il futuro feto avrebbe sviluppato malattie. Ovviamente vale ancora lo stesso, anzi, con questi nuovi impieghi in campo medico, si arriveranno ad anticipare patologie come cancro e diabete; ma le vedute si allargano: lo stesso discorso sarà fatto anche per caratteristiche le più articolate e sfuggenti alle definizioni, come l’intelligenza o la bellezza. Secondo quanto riportato dal New Scientist, l’azienda vorrebbe vendere questo servizio alle cliniche private soprattutto per testare il rischio di alcune malattie, ma darà anche l’opzione di screening che valuti la possibilità che il nascituro abbia, ad esempio, disabilità mentali. Lo scopo dello screening delle anomalie cromosomiche è quello di ottenere la nascita di un bambino sano nel più breve tempo possibile e con il trattamento più sicuro. Certamente gli aspetti positivi ci sono e si vedono, accantonato per un attimo lo scopo nobile di queste nuove tecnologie, quanto è eticamente corretto? I test ancora non sono del tutto attendibili e accurati da poter calcolare il QI di un embrione, potrebbero però indicare gli ‘outlier‘ genetici, ossia quelli tanto sotto o tanto sopra alla media. Potenzialmente, quindi, i futuri genitori potrebbero ‘selezionare’ i figli, scartando quelli che non vogliono. Dalle due aziende è stata inoltre messa in atto un’altra tecnica che riesce a prevedere un quadro ancora più accurato del DNA dell’embrione, integrando le parti più confuse con i dati ricavati dal genoma di entrambi i genitori.
In Italia la diagnosi preimpianto era vietata fino al 2009, poi alcuni centri italiani di Pma (procreazione medicalmente assistita) hanno iniziato a praticare la procedura. Ad oggi in Italia il Registro nazionale sulla procreazione medicalmente assistita conta un totale di 359 centri, di cui sono solo 43 quelli che effettuano la diagnosi genetica preimpianto. Sul fronte dell’informazione e della ricerca scientifica, infine, l’onorevole Pia Elda Locatelli ha depositato un’interrogazione parlamentare affinché il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, renda noti i dati sulla diagnosi preimpianto.
Scienza o etica?
Una bilancia con due pesi, verso quale sarà più sbilanciato l’ago? Verso il progresso, la prevenzione di alcune malattie e anche di problemi durante la gravidanza, oppure verso la correttezza morale dietro a ciò? Di questo passo non è impossibile pensare che in un ipotetico (ma non lontano) futuro, saranno sicuramente di più le aziende a proporre questo tipo di tecnologie (non propriamente economiche) e di conseguenza, chi potrà permettersele, avrà la possibilità di selezionare gli embrioni più sani, intelligenti e che vivano più a lungo. Oppure ipoteticamente scegliere caratteristiche che non abbiano a che fare con la salute, come la forma del naso. Non solo etica, ma anche eugenetica: il timore di quest’ultima risiede proprio in questo (dubbio o meno) programma di perfezionamento dei bambini del futuro.
Prevista per il 2060 un’ondata di geni!
Ida Luisa De Luca