Se vi sentite persi e senza meta, non potete che seguire i consigli di Rilke e Mr. Pickles.
C’è solo una cosa che accomuna il noto poeta tedesco e il meno noto personaggio della serie tv “Kidding- Il fantastico mondo di Mr. Pickles”: entrambi possono insegnare tanto su come affrontare la vita.
L’amicizia di una vita
A 19 anni Fran Kappus ha poca esperienza, una certa idea di mondo- di quelle che si hanno a diciannove anni- e tante cose da imparare. Cadetto presso L’Accademia militare teresiana, non sa se continuare per la sua strada, oppure osare, provare, sognare: fare il poeta. Senza alcun tipo di guida, spaesato e spaventato dinanzi al solo concetto di futuro, quasi per gioco si rivolge al suo idolo, il poeta Rainer Maria Rilke, che aveva completato tempo prima gli studi nella stessa accademia. Titubante, manda una lettera sincera e desiderosa, a metà tra l’ammirazione e la sincera gratitudine per l’uomo che gli aveva fatto compagnia con i suoi versi, assieme ad una sua poesia e ad una richiesta: un parere sincero, anche brutale, sulle sue abilità.
È iniziato tutto così, quasi per gioco. Eppure, il 17 febbraio del 1903 Franz Kappus ha una lettera tra le mani. Rilke ha risposto. Tra i due nascerà una sincera amicizia e una fitta corrispondenza, che durerà ben 5 anni, pubblicata poi nel 1929, tre anni dopo la morte di Rilke.
“Nessuno può consigliarti e aiutarti, nessuno. C’è solo un modo. Entra in te stesso (…) Esamina il motivo che ti invita a scrivere … chiediti nell’ora più tranquilla della tua notte: devo scrivere?”
Quella che potrebbe sembrare una lettera che sta nella linea grigia del non sbilanciarsi mai in giudizi troppo aspri, del non voler offendere i versi del ragazzo, è solo l’inizio di una grande lezione di vita, che si apre a più spunti e a molteplici temi. Premuroso, schietto, reale: il carteggio è un pratico manuale sul come gestire l’amore, la morte, la scrittura, la tristezza.
Rilke sa che da giovani ogni cosa sembra la fine del mondo, e lo sa proprio perché al tempo ha soli 27 anni, ma decide di porsi come guida del giovane, ispirandolo con parole che dovrebbero essere ancora lette da tutti non solo per la loro semplicità, ma per la loro bellezza e verità.
Rilke non si pone come portatore di una verità assoluta, ma sulla falsa riga di quelle lettere di Seneca a Lucilio, illumina il nuovo amico, trasformando quel «Rivendica te tibi» in un elogio, in un’esortazione alla necessità di vedere il mondo con occhio puro, lasciandosi ammaliare dalla bellezza della domanda, lasciandosi scolpire e scalfire da tutto: amore e dolore. È questo ciò che ci rende umani.
“Non cercate ora risposte che non possono venirvi date perché non le potreste vivere. E di questo si tratta, di vivere tutto. Vivete ora le domande. Forse v’insinuate così a poco a poco, senz’avvertirlo, a vivere un giorno lontano la risposta. Forse portate in voi la possibilità di formare e creare, quale una maniera di vita singolarmente beata e pura; educatevi a questo compito, – ma accogliete in grande fiducia quanto vi accade e se solo vi accade dal vostro volere, da qualche necessità del vostro intimo, prendetelo su voi stesso e non odiate nulla.“
Imparare a vivere
Vivere le domande, lasciarsi scalfire dall’amore, e ancor più dal dolore è ciò che impara a fare Mr. Pickles, il protagonista della nuova serie della HBO, “Kidding- il fantastico mondo di Mr. Pickles” che rivede la splendida collaborazione tra Jim Carrey– nei panni proprio del protagonista- e di Michel Gondry– regista di “Se mi lasci ti cancello”.
Quella raccontata in due stagioni è la storia di Jeff Piccirillo, conduttore televisivo di uno show per bambini, che è ispirata alla figura di Mr. Rogers, celebre per aver creato il Mister Rogers’ Neighborhood (Il quartiere del Signor Rogers, 1968–2001), di cui era protagonista con la sua cordiale, gentile e pacata personalità.
Con un formato che oscilla sempre tra il set dello show che conduce, che ricalca il formato dei Muppets, e la vita di tutti i giorni, la serie tv si propone di essere una storia di ispirazione e riscatto, ma soprattutto di consapevolezza: il dolore esiste, e non ce ne si può liberare, ma bisogna affrontarlo e capirlo.
Il primo a dover fare i conti con questa dura verità è proprio Jeff, che perde uno dei suoi gemelli in un incidente d’auto, e che vede il suo matrimonio sgretolarsi sotto il peso del lutto, da lui impossibile da affrontare proprio perché dopo anni nello show, non può fare altro che approcciarsi alla realtà con lo sguardo di un bambino: limpido, felice, disincantato.
La forza di “Kidding” è tutta qui, nella crescita di Jeff, che va di pari passo con la consapevolezza di dover educare i bambini alla vita.
“I bambini sanno già che il cielo è blu, devono sapere cosa fare quando gli crolla improvvisamente addosso” dice al padre e alla sorella, entrambi produttori nello show, mentre cerca di convincerli a rinnovare l’assetto del suo programma tv.
Con la sua estrema sensibilità, e con un approccio alla vita che sembra seguire pedissequamente quella lezione calviniana della leggerezza, usando ogni ricaduta solo come occasione per prendere lo slancio per un salto più in alto, Jeff a poco a poco fa i conti con i propri sentimenti, anche con una rabbia e un rancore che non credeva potessero far parte del suo mondo.
Diventa così consapevole di uno spettro di emozioni più ampio, proponendole ai suoi piccoli spettatori sempre tramite canzoni e sketch con i suoi pupazzi, tra i quali è necessario menzionare “Have you ever had to move?” (hai mai dovuto fare un trasloco?) per spiegare un lutto mediante l’analogia con la perdita di un pupazzo, o “It’s for the best” (è per il meglio) per affrontare il tema del divorzio come un cambiamento necessario che sì, spaventa, ma è solo la prossima grande avventura.

Godersi la corsa
Indipendentemente dal numero di pupazzi che sono presenti in questa serie tv Kidding esplora in maniera realistica e sincera la vita in ogni sua difficoltà, dal mondo dei bambini a quello degli adulti. In un presente fatto di ironia e sarcasmo, parlare di sentimenti è talmente doloroso che Jeff viene spesso sbeffeggiato ed è costretto a ricordare:
“Credo che tu stia confondendo la debolezza con la gentilezza”
Circondato da umani e non, che si trovi nel suo mondo incantato, o nella realtà, Jeff impara ad affrontare la vita per quello che è, il tentativo di divertirsi durante il percorso, e non un’affannosa e vana corsa verso la felicità, perché quest’ultima- come ricorda il Dalai Lama presente in un cameo nell’ultimo episodio- non è una destinazione definitiva, ma solo un istante di tanti irripetibili e preziosi momenti.
Torna ancora una volta la lezione di Rilke, dell’accettare tutto, “terrore e bellezza”, perché è solo di questo che è fatta la vita, e lasciarsi scalfire è l’unico modo affinché la luce possa entrare.