L’immortalità della cultura: per Foscolo il ricordo di Philippe Daverio supererà la morte

È stato il 2 settembre 2020 il giorno in cui ci è giunta la triste e sconvolgente notizia della morte di Philippe Daverio, famoso critico d’arte. La sua scomparsa lascia un grande vuoto nel mondo della cultura ma allo stesso tempo invita a riflettere sull’importanza del suo operato.

Philippe Daverio (www.tuttoggi.info)

Grazie a lui l’arte è arrivata, attraverso la televisione, nelle case degli spettatori appassionandoli e accendendoli di curiosità. In virtù dell’affabilità e semplicità del suo modo di raccontare è stato, a tutto diritto, una figura di rilievo nel mondo della divulgazione culturale. Tuttavia Foscolo ci potrebbe rassicurare riguardo al fatto che Daverio nemmeno da morto smetterà di trasmetterci il valore della cultura.

“Ritratto di Ugo Foscolo” di François-Xavier Fabre

Philippe Daverio e l’amore per la divulgazione dell’arte

Philippe Daverio, spentosi all’età di 71 anni a Milano, potrebbe essere definito come un uomo eclettico. È stato infatti storico dell’arte, docente, saggista, politico e personaggio televisivo. Sono molti i traguardi da lui raggiunti: dalla fondazione di gallerie d’arte all’allestimento di mostre, dalle sue numerose pubblicazioni in ambito editoriale all’impegno politico e letterario, dall’insegnamento in ambito universitario all’attenzione per la riscoperta del patrimonio artistico italiano. Sono i programmi televisivi quelli che lo hanno reso un volto noto e caro ai più, fra i quali spicca “Passepartout”, in onda settimanalmente su Rai3 (dal 2001 al 2011) e nelle cui puntate venivano trattati temi culturali con riferimenti alle diverse forme d’espressione umane. Non si trattava infatti di una serie inquadrata in un ottica rigida e accademica anzi il suo successo consiste proprio nel taglio ironico, moderno, fresco e accattivante che Daverio conferiva alla propria esposizione. Il suo atteggiamento andava contro ogni logica di èlite e di ‘torre d’avorio’ dell’intellettuale, in nome del principio per cui la cultura deve essere resa, senza mai banalizzarla, affascinante per tutti e strettamente correlata alla reale quotidianità.

La vittoria dell’arte sulla morte e sul tempo secondo Foscolo

Sono ancora convinto che la cultura salverà il mondo

Queste le parole di Philippe Daverio, specchio della sua salda convinzione e del suo adoperarsi per la presentazione del sapere, non come sterile ammasso di nozioni ma come trampolino di lancio per sviluppare uno sguardo critico e sempre rinnovato sul reale. Grazie al suo carisma ogni concetto altrimenti noioso diveniva improvvisamente misterioso e interessante, rinfondendo così all’arte il suo ruolo educativo e formativo. Ugo Foscolo, poeta vissuto fra il 1778 e il 1827 e autore del rinomato romanzo “Le ultime lettere di Jacopo Ortis”, non potrebbe essere più d’accordo con questi principi. Per lui infatti, l’arte è espressione della bellezza e, in quanto tale, è, con la sua perfezione, rifugio per l’uomo dalle angosce. L’arte ha il potere di purificare il cuore umano dalle passioni originarie ed istintuali e di innalzarlo ai valori più sublimi e autentici. Essa ha quindi un compito civilizzatore, nonché patriottico, che si propaga nei secoli, in quanto non è soggetta allo scorrere implacabile del tempo e, quindi, alla decadenza .

“L’isola dei morti” di Arnold Böcklin

La funzione della memoria ne “Dei Sepolcri”: exemplum per i posteri

Proprio la dimensione della morte che per Foscolo inizialmente costituisce il “nulla eterno”, ovvero l’annullamento totale e inevitabile dell’individuo, assume successivamente un diverso rilievo. Nel carme “Dei sepolcri”, poemetto in endecasillabi sciolti sotto forma di epistola indirizzata all’amico Ippolito Pindemonte, l’autore supera il nichilismo materialistico e prospetta una speranza di sopravvivenza oltre il decesso. Questa si proietta concretamente nella tomba che garantisce il ricordo dei defunti presso i vivi. Le grandi imprese, opere e personalità sono preservate dal silenzio dell’oblio grazie alle lapidi che ne conservano la memoria e ne permettono la vita imperitura. L’arte e coloro che hanno contribuito al suo culto e sviluppo non sono completamente annientati nel momento del trapasso, ma la loro forza perdura come monito e ispirazione per l’imitazione nel presente.

A egregie cose il forte animo accendono

l’urne de’ forti, o Pindemonte; e bella

e santa fanno al peregrin la terra

che le ricetta. Io quando il monumento

vidi ove posa il corpo di quel grande

che temprando lo scettro a’ regnatori

gli allòr ne sfronda, ed alle genti svela

di che lagrime grondi e di che sangue;

e l’arca di colui che nuovo Olimpo

alzò in Roma a’ Celesti

Così infatti il poeta si esprime, citando prima Machiavelli poi Michelangelo e altri ancora, come uomini la cui reminiscenza smuove gli spiriti di coloro che si soffermano a contemplarne le sepolture. Per Foscolo quindi il fremente trasporto per la cultura di Philippe Daverio non muore insieme con lui ma si eternerà nel ricordo dei posteri che, grati alla sua dedizione, saranno smossi dal suo esempio.

 

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