Stare bene con se stessi per migliorare il rapporto con gli altri: la lezione di Seneca e l’esperienza nella musica di Mecna.
“Forse cerchiamo qualcosa che non c’è, come gocce di pioggia in mezzo al mare“, canta Mecna, che nelle recenti pubblicazioni racconta il suo viaggio interiore. “Perché chi l’ha detto mai che questa vita aspetta?”

Sono “Paura di me” e “Così forte” i due ultimi brani del cantante Mecna, pubblicati insieme e che nonostante le differenze presentano lo stesso tono malinconico dell’artista. “Sono cambiato come quelli che dicevano non cambio“, dice Mecna in uno dei brani, e nell’altro racconta il viaggio compiuto, un viaggio tutto interiore, per il necessario benessere che è finalizzato allo stare bene con gli altri.
“Prendo una strada che non so dove mi porta
Mille domande senza neanche una risposta
Sembra strano, ma è come un viaggio e sono solo
Non so dove sei e dove sono
Le tue parole nella testa
Scrivono la nostra canzone maledetta
c’è qualcosa in più…tu hai la forza di tirarmi giù
ma non avere paura di me!”
Le consapevolezze acquisite, dopo la scoperta di se stesso? Forse tante, come emerge dall’autoanalisi contenuta tra le righe di “Così forte“:
“Provai di tutto, ma senza mai lasciarmi andare
…che il trucco è restare dopo il temporale sull’asfalto asciutto
E ho raccontato quasi disinteressato
Che per me non c’è un traguardo
Se il percorso non è buio e dissestato
E se hai paura del vuoto non ti ci metti proprio
Se vuoi giocare col fuoco
Brucia così forte…”
Individualismo costruttivo
Dall’esperienza che racconta Mecna nei suoi brani emerge un individualismo tutto costruttivo, come quello che propone la filosofia di Seneca: si tratta di una cura di sè finalizzata non tanto all’isolamento quanto al miglioramento dei rapporti con gli altri uomini. La metafora che fornisce il celebre autore latino è quella del soldato, che perfeziona il proprio fisico per mettersi a disposizione della difesa dell’intera legione. Perchè è necessario un viaggio interiore? Perchè non si può fuggire dalle proprie inquietudini: questo è il contenuto della ventottesima tra le Lettere a Lucilio.
“Credi che sia capitato solo a te solo e ti stupisci come di un fatto strano perchè non sei riuscito, pur avendo viaggiato a lungo e in tanti posti diversi, a lasciare via la tristezza e la pesantezza della mente? Devi cambiare il tuo animo, non il cielo sotto cui vivi. Anche se attraversi il vasto mare […] i tuoi vizi ti seguiranno dovunque andrai. Ad un tale che si lamentava di questa stessa cosa Socrate disse ‘perché ti meravigli che i viaggi non ti giovino per nulla, visto che porti in giro te stesso? Ti perseguitano gli stessi motivi che ti hanno fatto fuggire’. A cosa può giovare la novità dei luoghi? A cosa la conoscenza di città o di luoghi? Questa agitazione finisce nell’inutilità. Ti chiedi perché questa fuga non ti giovi? Tu fuggi con te stesso. Bisogna deporre il carico dell’animo: prima nessun luogo ti piacerà.” da Seneca, Epistola 28, 1-2
Stare bene per fare bene
Ci sono momenti del personale percorso di vita di ognuno in cui ci si trova a compiere un viaggio interiore tanto automatico quanto necessario. Quante volte ci siamo sforzati di superare una paura? Quante volte una situazione ci ha consentito di crescere e di maturare un certo tipo di atteggiamento? Quante volte abbiamo modificato una tendenza o un aspetto del nostro carattere, dopo aver appurato che questo era motivo di difficoltà nel rapporto con gli altri? Questi e simili momenti sono forse i più significativi nel percorso di crescita e, anche se dolorosi, quasi sempre necessari per il proprio benessere. Spazio e tempo, a volte, sono solo la cornice del quadro che è la nostra persona: un quadro che non smette mai di riempirsi di colori vari e di sfumature diverse. Nella già citata epistola 28, Seneca scriveva: “Conta più chi, che dove tu sia giunto, e perciò a nessun luogo dobbiamo condizionare l’animo. Bisogna vivere con questa convinzione: ‘non sono nato per un solo angolo, la mia patria è tutto questo universo’. “