Il mondo di Dragonball rappresenta quasi in pieno l’dea dell’universo e della naturo secondo giordano Bruno: ci sono infiniti centri ed infiniti mondi ognuno dei quali di continuo nasce, diviene e muore.
Giordano Bruno fu uno di quei pensatori che ben prima delle scoperte e verifiche scientifiche del seicento in ambito astronomico sconfessò le teorie geocentriche dell’universo, infrangendo i dettami della differenza ontologica che vede il mondo come scisso tra spirituale e materiale, divino e non divino.
La vecchia visione dell’universo
Per molto tempo, prima delle teorie copernicane e delle scoperte galileiane, il pianeta terra è stato considerato dalla cultura della civiltà europea, il centro dell’universo. L’adozione della filosofia e delle teorie aristoteliche e tolemaiche da parte del sapere scientifico e teologico dell’occidente fino al XVII secolo vedeva un mondo finito, limitato e ben delimitato. Ogni elemento, pianeta e sfera celeste era ben disposto in maniera ordinata e razionale dalla suprema intelligenza e volontà divina: un unico mondo (universo) i cui componenti erano posizionati e seguivano un determinato movimento secondo la propria natura e sostanza, scrive infatti Aristotele nella sua opera sul Cielo:
Affermiamo che tutti i corpi e le grandezze naturali sono per se stessi mobili secondo il luogo; sosteniamo infatti, che la natura è per essi principio di movimento.”
Nell’universo aristotelico ogni corpo ha una determinata natura in virtù della quale ha un determinato movimento e una determinata posizione. Il mondo Aristotelico è letteralmente diviso in due blocchi, in due dimensioni aventi qualità differenti, infatti, vi è una dimensione terrestre caratterizzata dalla presenza dei quattro elementi (terra, acqua, aria e fuoco)il cui movimento (secondo la natura di ognuno) procede in modo rettilineo (dal basso verso l’alto o dall’alto verso il basso) e una dimensione celeste caratterizzata da una sostanza spirituale che non ha né peso né leggerezza, è ingenerata e incorruttibile che si muove in maniera circolare:
“Questi due tipi di movimento sono, infatti, gli unici semplici, e il motivo di ciò consiste nel fatto che soltanto queste grandezze, la linea retta e la circonferenza, sono delle grandezze semplici.”
A movimenti semplici ( concepiti secondo criteri esclusivamente geometrici) corrispondo le sostanze semplici e fondamentali di un mondo strutturato e tenuto in piedi dalla differenza ontologica. Questo universo è unico e finito e trova la sua giustificazione d’essere in una causa prima (causa sui) a monte di una catena di cause le quali sono sia causa della causa ad esse successiva che causati dalla causa che le precede. La causa sui aristotelica è stata lo strumento adottato dalla scolastica e dal tomismo per arrivare in maniera razionale alla concezione di Dio la cui essenza comunque rimane impenetrabile all’intelletto. Questo motore primo è causa di tutte le cose e di tutti i movimenti dell’universo, per logica l’universo deve essere finito perché se è vero che un effetto è determinato da una causa che lo precede, che il successivo è causato dal precedente allora vi deve essere una fine e un inizio nella struttura del tutto. Se infatti le cause e gli effetti fossero infiniti nulla sarebbe perché l’infinito non prevede un qualcosa di precedente e di successivo. La scolastica e il tomismo hanno adottato l’aristotelismo per spiegare razionalmente l’esistenza di Dio il quale è un essere infinito causa e creatore di un universo finito, è autore e motore di un orologio razionale i cui ingranaggi funzionano perfettamente e armonicamente, in cui ogni cosa si trova al posto che le spetta: Dio, il primo cielo mobile, il cielo delle stelle fisse, le sfere celesti con i loro astri (pianeti) tutti moventesi del perfetto moto circolare a seconda del grado di perfezione e la terra la quale è posta saldamente al centro dell’universo, imperfetta rispetto alla perfezione della sostanza celeste, avente movimenti rettilinei imperfetti. Insomma quello aristotelico-tolemaico è un mondo finito, creatura imperfetta rispetto alla perfezione divina, un universo caratterizzato da gradi di perfezione ascendenti, scisso per via della differenza ontologica.
Giordano Bruno: la natura e l’infinità dei mondi
Giordano Bruno fu uno di quei filosofi che nel rinascimento iniziarono a considerare il rapporto tra Dio, la natura e l’universo assottigliando sempre più la differenza ontologica tra mondo e Dio affermata dalla tradizione. Dio e natura quasi si equivalgono, l’universo non è un qualcosa di chiuso e di limitato, non è un orologio rispondente alla logica causale aristotelico-tolemaica ma è infinito proprio come il suo creatore. Emblematico è questo passo degli Eroici furori:
“Cossì gli cani, pensieri de cose divine, vorano questo Atteone, facendolo morto al volgo, alla moltitudine, sciolto dalli nodi dei perturbati sensi, libero dal carnal carcere della materia; onde non più veda come per forami e finestre la sua Diana, ma, avendo gittate le muraglie a terra, è tutto occhio a l’aspetto de tutto l’orizzonte”.
Ciò di cui si rende conto il cacciatore Atteone, ciò che riesce a cogliere, è la verità del tutto. Ogni singolo essere è compreso nell’unità e nell’infinità della natura e ha la stessa dignità e importanza di tutti gli altri poiché tutto è divino, i cani sono i pensieri di cose divine che finiscono per divorare Atteone perché egli si scopre essere parte integrante della divinità e infinità del tutto. Continua il Bruno:
“Di sorte che tutto guarda come uno, non vede più per distinzioni e numeri, che secondo la diversità de sensi, come de diverse rime, fanno vedere ed apprendere in confusione. Vede l’Anfitrite, il fonte de tutti i numeri, de tutte specie, de tutte raggioni, che è la Monade, vera essenza de l’essere di tutti”.
Vero sapiente e vero eroe è colui che ascende alla divinità capendo che tutto è divino, capendo che non vi è alcuna differenza ontologica che divide le cose in materiali e spirituali, ma tutto appartiene e rispecchia l’infinità di Dio, tutto ha la stessa dignità ontologica facendo parte di una natura infinita che è prodotto di un essere infinito che soltanto per leggere sfumature non è coincidente con essa. Giordano Bruno era un sostenitore delle teorie copernicane che nel cinquecento iniziavano a circolare e a diffondersi. Il fatto che la terra perdesse la sua centralità nell’universo la rendeva simile agli altri pianeti che fino ad allora venivano considerati corpi celesti incorruttibili e rendeva essi simili alla terra che fino a quel momento era considerata la casa imperfetta del peccato originale. Il mettere la terra alla periferia dell’universo voleva dire sconfessare la differenza ontologica che distingueva la dimensione spirituale e quella terrena vittima del peccato, voleva dire negare la differenza tra divino e non divino. La nuova posizione della terra giustificava anche la sorprendente teoria che come il sole fosse nuovo centro dell’universo anche le altre stelle (non più considerate come gemme incastonate nel secondo cielo) fossero miriadi di soli centri di altrettanti miriadi di universi (si vedano ad esempio le teorie di Niccolò Cusano che geometricamente sconfessò le teorie aristoteliche mostrando come la circonferenza avente raggio infinito fosse anche essa infinita e quindi non avesse centro, giustificando la possibilità di infiniti centri). Il Bruno fece sue queste teorie affermando anche egli la possibilità di infiniti mondi attraverso dei sillogismi che giustificavano mondi infiniti come prodotto di un essere altrettanto infinito: Dio è essere perfetto e infinito per questo motivo non può che volere e aver prodotto l’infinito altrimenti sarebbe malvagio ed imperfetto:
“Il primo efficiente se volesse far altro che quel che vuol fare, potrebbe far altro che quel che fa; ma non può voler far altro che quel che vuol fare; dunque non può far altro che per quel che fa. Dunque, chi dice l’effetto finito pone l’operazione e la potenza finita. Oltre, il primo efficiente non può far se non quel che vuol fare; non vuol fare se non quel che fa; dunque non può fare se non quel che fa. Dunque chi nega l’effetto infinito, nega la potenza infinita.”
Dunque se si ammette l’esistenza di un Dio infinito, la sua creazione non può che essere infinita. Per questo motivo vi sono infiniti mondi possibili, miriadi di centri e di sistemi planetari ognuno con una propria vita e con le proprie vicissitudini, ognuno di essi è compreso nell’unità e infinità del tutto, tutto è natura, tutto è Dio e creatura di Dio allo stesso tempo il quale a sua volta è sia Dio che la natura:
“Dio è e non è la natura; poiché la natura è Dio nelle cose, è la divina potenza nella sua manifestazione <in rebus ipsis manifestata>”.
L’universo in DragonBall
L’universo di Dragon Ball è un universo bruiniano. Esso è costituito da miriadi di mondi , di centri e di sistemi, ognuno caratterizzato da una determinata struttura e da determinate vicissitudini. La terra è un punto insignificante dell’immensità cosmica di cui fa parte, è un pianeta fragile e debole sempre esposto alle minacce dei nemici di Goku e compagni. Si vedano ad esempio i guerrieri Sayan: essi hanno un universo e un pianeta tutto loro che porta il nome del proprio principe (Vegeta) e a loro volta sono feroci conquistatori di sistemi e di pianeti per conto del terribile, sadico e sanguinario Lord Freezer, il quale adopera e sfrutta la loro ferocia per la sua smania di conquista dei mondi. Si veda come dopo la distruzione del pianeta Vegeta da parte di Freezer, Vegeta e Napa, unici superstiti della loro razza si rechino facilmente con le loro navicelle sul pianeta Terra per assoggettare e ed eliminare i suoi abitanti, depredarlo di tutte le sue risorse e distruggerlo, e come per fortuna Goku, Sayan espulso da bambino in una capsula dal suo pianeta di origine poco prima che venisse distrutto per cercare pianeti da conquistare e cresciuto e allevato come un umano con sentimenti umani, riesce ad impedire l’attuazione dei piani dei due feroci guerrieri alieni. E’ un universo nel quale ci si può muovere facilmente, in cui facilmente ci si può spostare da un pianeta all’altro, da un universo all’altro. Il sistema solare è un qualcosa di periferico, è un luogo tra i tanti dell’infinità di mondi che esistono, fa parte di quelle miriadi di sistemi appartenenti alle moltitudini di universi che ci sono, ognuno, almeno nella saga Dragonball Z, sotto la salvaguardia di una sorta di divinità tutelare chiamata Re Kaio (ogni universo nord, sud, est, ovest, ne ha uno). La figura di Lord Freezer ad esempio è emblematica: nessuno meglio di lui conosce le infinite possibilità di conquista legate all’esistenza di infiniti mondi e sistemi, il suo folle sogno è conquistare l’immortalità con le sfere del drago per poter vivere una vita eterna di eterne conquiste planetarie e infinite sopraffazioni. Si veda ancora come nella recente saga di Dragonball Super, Lord Zen-o, essere supremo, superiore e più potente addirittura rispetto al temibile dio della distruzione Lord Beerus, organizzi per il suo divertimento un torneo tra i guerrieri più forti di ogni universo esistente (ve ne sono 12): ogni combattente sconfitto avrebbe decretato la cancellazione definitiva del proprio universo. Nel mondo di Dragonball non vi è alcuna sorta di differenza ontologica, non c’è una dimensione trascendente impossibile da raggiungere (persino l’al di là è un luogo immanente all’intero cosmo) ci sono divinità, è vero, ma esse non sono trascendenti al mondo, sono parte immanente e integrante dell’universo, hanno una determinata “posizione nel cosmo”, volendo citare Max Scheler. Niente come Dragonball ci insegna che nessun vivente e componente della natura, che è un qualcosa che va ben al di là di ciò che è sotto il nostro naso e che crediamo sia l’unica realtà, ha la stessa importanza di ogni altro facendo parte come ogni altro dell’infinita unità del tutto.