Minimal techno, minimal art, minimal design. Un termine divenuto celebre negli ultimi anni, e c’è qualcuno che ha fatto del ‘minimalism’ uno stile di vita, volto alla riscoperta dell’essenziale.
Il termine, coniato negli anni ’60, inizialmente usato per indicare una nuova tendenza artistica, viene ripreso da Joshua Fields Millburn and Ryan Nicodemus, fondatori di un movimento che incarna, mediandolo, un insegnamento millenario, quello di Epicuro.
About the important thinghs
Un’infanzia difficile, priva di stabilità economica, poi il sacrificio e la dedizione al lavoro, per arrivare a trent’anni ad uno stipendio a sei cifre. Joshua e Ryan avevano realizzato a pieno il sogno americano, il sogno del riscatto, del successo, del self-made. Ma erano tremendamente infelici. Un lavoro da 80 ore a settimana, per avere di più, un’altra macchina, una casa più grande. Circondati da tutto quello che avevano sempre voluto, si erano accorti che avevano lasciato da parte relazioni, passioni, la loro stessa libertà. Un vuoto incolmabile, traditi da quel sogno per cui avevano dato l’anima. Letteralmente. Così l’abbraccio al minimalismo, raccontato in un documentario, presente su Neflix, “Minimalism: a documentary about important thinghs“.
Less is more
Tagliare via tutto il superfluo, il non necessario, per dare di nuovo significato all’essenziale. Non una rinuncia totale, ascetica, ma una selezione di quello che personalmente si ritiene importante. Non c’è nulla di male nel possedere beni materiali, ma è dannoso pensare che questi siano l’unica strada verso la felicità. ‘Less is more‘, meno vestiti, meno oggetti, case più piccole, più libertà, più tempo. E anche più ecosostenibilità. E’ un atto di pacifica rivolta verso la cultura del consumo, ormai globale, ma che vede negli Stati Uniti un apice totalizzante. Il feticismo per le merci, così lo chiamò Marx, che trasuda nelle folle che accalcano nei negozi per il black friday, o le code all’ingresso dei negozi Apple per un nuovo modello di iPhone. Un americano medio possiede, secondo una stima, 300.000 oggetti, la maggior parte autotelici, fini a sé stessi, inutili. Il minimalismo privilegia gli oggetti vivi, che ci aiutano o ci valorizzano per quello che facciamo, strumenti di crescita: un libro, una bici. Il minimalismo vuole semplificare, traducendo l’attenzione per le cose che non servono alla cura di sé. Una rinuncia volta alla riconciliazione con la dimensione intima dell’io, il cominciamento una crescita personale genuina, alla ricerca di un vero senso su cui imperniare l’esistenza.
- “Eliminate our discontent
- Reclaim our time
- Live in the moment
- Pursue our passions
- Discover our missions
- Experience real freedom
- Create more, consume less
- Focus on our health
- Grow as individuals
- Contribute beyond ourselves
- Rid ourselves of excess stuff
- Discover purpose in our lives”
I capisaldi del minimalismo
Un adattamento moderno
Nella Lettera a Meneceo, del III secolo a.C., Epicuro condensa la sua filosofia, e in particolare la ricerca eudaimonica, di una felicità compiuta. La felicità del saggio consiste nell’assenza di turbamento, l’autarkeia, l’indipendenza da ogni bisogno che non sia naturale e non necessario. I desideri vani, come la ricchezza, creano un meccanismo di eterna insoddisfazione, portando ad un continuo bisogno di un nuovo appagamento, di un piacere transitorio ed effimero. La felicità è sapere vivere con quanto basta. Non solo, ma saper coltivare amicizie vere, fondate sulla virtù, non sull’utile, e saper alimentare la propria curiosità personale, cercando di acquisire scienza e coscienza. La visione epicurea si concretizza con il celeberrimo giardino, una comunità retta dai valori di condivisione e povertà materiale, dedita alla ricerca filosofica interiore. La posizione di Epicuro è tendenzialmente radicale, ma viene mediata in grande stile dai minimalisti, che vogliono porsi come baricentro tra l’eremita e il consumatore. E’ un riprendersi ciò che ognuno a più a cuore, a prescindere dalle imposizioni di un sistema e la sua mentalità.
“Usate le cose, amate le persone. Il contrario non funziona”
Joshua Fields Millburn
Una prova inconfutabile della validità di questi approcci, è nella drammatica situazione in cui stiamo vivendo. L’isolamento ha messo in pausa le nostre vite, facendoci riscoprire l’importanza delle vere relazioni, facendoci mancare le persone più sinceramente intime. E vale anche per le cose che ci circondano in casa, alla noia che ci attanaglia nello stare ore sui social o cercando più distrazioni possibili. E’ il prezzo da pagare per l’incapacità di stare con noi stessi, accecati spesso dall’attenzione che diamo alle cose di cui ci circondiamo, che improvvisamente perdono valore. Perché perdono valore? Forse non sono essenziali, forse non ci fanno crescere. Un buon punto di partenza minimalista sarebbe domandarsi, data la situazione, cosa ci manca veramente di più. Persone, passioni, momenti, o cose?